mercoledì 11 marzo 2015

Recensione - Cerro Torre. A snowball's chance in hell

Il Cerro Torre e la via del Compressore, David Lama e il sogno di salire in libera la montagna da molti considerata la più difficile del pianeta. Un progetto cinematografico difficile e sottovalutato. Questi ingredienti hanno dato vita ad un bel film, forse anche un gran bel film, che non può mancare nella cineteca di un amante della montagna.
Perchè David Lama, malgrado tutte le critiche che gli sono state mosse, ha scritto una pagina fenomenale della storia dell'alpinismo.

Il film è molto più che il racconto della salita della cordata austriaca formata dal fortissimo David Lama e dal compagno Peter Ortner: parla prima di tutto del Torre e la storia di questa montagna non può non contemplare Cesare Maestri e la discussa e dubbia salita del '59. E, ovviamente non può non raccontare la nascita della Via del Compressore nel '79, cinque anni dopo la prima indiscussa salita della montagna da parte della spedizione dei Ragni.
E nel film non manca neanche una leggenda dell'alpinismo come Jim Bridwell, usato come continuo contrappunto al racconto dell'impresa di Lama e soci, probabilmente anche troppo, tanto da risultare un po' stucchevole.
Il racconto ripercorre i tre tentativi effettuati, le polemiche, quasi scontate in un alpinismo dominato dall'invidia, e le accuse nate dopo la prima spedizione. Non si entra molto in empatia con il giovane David, la mano documentaristica non ha lasciato molto spazio a sentimenti, impressioni e dubbi, ma si riesce a percepire un po' dell'umiltà che l'alpinista austriaco ha dovuto imparare.
Umiltà e pazienza. Anche a causa della schiodatura della parte finale della via del Compressore da parte dei canadesi Kruk e Kennedy.
La pazienza che poi gli permette di scalare quella mitica montagna in libera. Le sequenze del Bolt Traverse e della headwall sono spettacolari, eccezionali, anche se in nessun modo possono trasmettere cosa possa significare trovarsi lassù, aver bivaccato in parete, dover salire sezioni di 8a (e forse più, questo il grado assegnato da Lama).
C'è anche uno spazio generoso e apprezzabile alla salita che il team che doveva fare le riprese dalla vetta e sulla sezione finale ha effettuato sulla parete ovest per guadagnare la vetta di questa incredibile guglia.
Che altro aggiungere? Forse avrebbero potuto citare Salvaterra e soci, visto che hanno percorso parte della sua fessura, ma tutto tutto non poteva starci, neanche in un'ora e quaranta di film.
Assolutamente da vedere!

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