lunedì 1 agosto 2016

Corno Piccolo - Sua Mollosa Grossezza - 200m - 6a+ (primi 4L)

Quando si arriva di fronte alla parete Nord della seconda spalla quello che colpisce l'occhio, che sia quello dell'escursionista o quello del rocciatore, è la compattezza delle placche, l'apparente, e in molti casi anche reale, assenza di punti deboli.
Imbrosciano e soci aprendo questa via ci permettono di fare un viaggio verticale di rara bellezza, fatto di appigli invisibili da lontano, di aderenza e passi d'equilibrio nella sicurezza di una via sportiva completamente attrezzata.

Domenica mattina arriviamo ai Prati di Tivo in una situazione di folla da spiaggia della riviera romagnola. C'è fila per fare il biglietto della funivia, c'è fila per prendere la funivia, c'è fila per prendere il caffè e pure per andare al bagno.
L'affollamento, il caldo bollente che ha racchiuso il centro Italia e la facilità d'accesso e uscita della seconda spalla ci fanno temere per una densità eccessiva per i nostri gusti.
Così con Simone e Max pensiamo a possibili alternative.
Invece, con nostro stupore, quando finalmente giungiamo all'attacco della via non troviamo troppe cordate, e soprattutto nessuno sulla "nostra" linea.

L'apparente assenza di appigli del primo tiro
Non è presto, anzi, siamo in tre e sappiamo perfettamente che più avanti le cordate cominceranno le discese proprio lungo le soste attrezzate della via.
Già, perchè oltre che itinerario di salita, Sua Mollosa Grossezza è anche la via che con tre calate riporta a terra tutti candidati gechi che si avventurano sulla seconda spalla.
Mi preparo con calma e intanto cerco segni di appigli e appoggi sulla placca quasi verticale che mi attende imperturbabile e un poco repulsiva.
Parto. Il primo spit è un po' alto ma passo una fettuccia su una clessidra e continuo tranquillo.
Con mia sorpresa gli appigli ci sono, non sono niente male e il tiro si fa scalare. Ovviamente il primo tiro è sempre drammatico e soffro un po', ma anche quei due o tre passi di equilibrio su buchetti e appigli minimali (uno mi era stato nascosto dal rinvio!) sono superabili in buona tranquillità e così arrivo alla prima, scomoda, sosta.




Da S1
Comincio a recuperare i soci. Sulle placche verticali impiegheranno una mezz'ora in tutto per raggiungermi, non potendo salire a distanza troppo ravvicinata.
Come per me anche per loro il primo tiro è risultato un boccone non ben digeribile.

Facce sconvolte
 
L'attacco del secondo tiro
Sopra di noi una cordata se ne sta bellamente in sosta e ci fa da punto di riferimento. Adesso, secondo la guida di Versante Sud del Brutti, il secondo tiro sarebbe un bel 6b, mentre il Ledda e la bibbia del Grazzini parlano di passo di VI+: una differenza non proprio minima!
Attacco il tiro partendo su facili prese per andare su una lama staccata. Si segue poi una fessura con andamento da sinistra a destra, seguendo la fila di spit sulla sinistra (quella a destra è la linea di Sorseggiando una China,  Fino a quel punto niente di che, poi entro in placca vera e propria e mi entusiasmo a cercare e usare i fantastici buchi che la lavorata roccia di questa meravigliosa spalla offre.
Giungo così in vista di una sezione molto avara con una bella lamona sulla sinistra. Dopo averci ragionato un po' traverso, mi alzo, prendo la lama e con qualche bellissimo passetto in aderenza mi ristabilisco su una cengetta dove rinvio lo spit che adesso ho sotto i piedi.
Il resto del tiro non presenta grosse difficoltà e giungo alla sosta occupata.

Il bellissimo muro appena scalato



Intorno a noi c'è parecchia gente e  scambiamo così qualche chiacchiera tra il serio ed il faceto. Nel frattempo i miei due soci, alle prese con i passi più impegnativi del tiro si prendono il loro tempo.
D'altronde in città fa un caldo asfissiante, mentre noi siamo su una parete bellissima, all'ombra, lungo una via spittata egregiamente: perchè non godersi la giornata?
Il terzo tiro se ne va via velocemente. Dalla sosta traverso su una bella placca verso destra, per andare a prendere la fessura in comune con la Due Generazioni che mi conduce, dopo uno strapiombino molto divertente, fino alla sosta sotto il tiro chiave.

S3

Sosta dell'Aquilotti 74 e della Due Generazioni
Adesso guardo bene l'attacco del quarto tiro, quello più impegnativo della via. C'è infatti un bel fix privo della sua bella piastrina, con il successivo a buona distanza.
Mentre recupero i compagni studio come salire, rendendomi conto che non è una sezione difficile e che ci sono diverse possibilità di integrare per evitare la possibilità di finire in testa ai soci.

L'attacco dello stupefacente e non banale quarto tiro
Parto deciso e carico, vorrei provare la libera a vista, sapendo che intorno al terzo spit dovrebbe esserci il passo chiave.
Salgo bene, infilo un .4 camalot in una bella fessura nei pressi di un ciuffetto d'erba, vado ancora più su, mi metto bene in piedi e passo la prima protezione. Cerco i buchi migliori, manigliete, qualche bidito, ma sempre sul verticale e sempre su ottimi piedi, fino ad arrivare alla terza rinviata.
Lì per le mani c'è poco, quasi nulla, rimango in piedi tenendo bene l'equilibrio sui piedi, cercando di non uscire col bacino e comincio a studiare cosa fare.
Individuo le prese, una rovescetta per la sinistra, e una buchetta che sembra discreta per la destra in alto.
Provo ad allungarmi ma non arrivo, sono basso con i piedi e così tento di alzarmi su robe ancora più piccole, riesco addirittura ad afferrare la presa ma sono troppo disteso e messo male e così mi appendo.
Peccato!
Stendo gli avambracci e poi riparto. La presa di mano destra non è eccezionale ma si riesce a tenere e con i piedi un po' in aderenza si arriva a rinviare per poi passare oltre su una sezione più appigliata ma continua nelle difficoltà.
Esco sotto i massi arrotondati di metà spalla e, dopo uno strampiombo faticoso e non immediato, ma divertente e ben protetto, sono in sosta.


Mi metto al sole come le lucertole, piedi nudi sulla roccia tiepida e recupero i miei due compagni godendo come un riccio (chissà perchè poi si dice così?).

Simone al passo chiave

Max in uscita dalle difficoltà

E' tardi. Anche su questo tiro i soci avranno il loro bel tribolare, C'è folla sopra e sotto di noi e a malincuore, sapendo di aver fatto la parte dura della via, decidiamo di scendere.
Con due facili doppie siamo alla base della parete. Dietro di noi lasciamo un tiro  di 5b e uno di IV+ con un passo più impegnativo (da relazioni ufficiali): poco male, la prossima verrò a ripetere qualcosa e uscirò con i due tiri lasciati.
Via spettacolare, assolutamente da non perdere!

Accesso

Giunti ai Prati di Tivo si prende la funivia che sale alla Madonnina. Da lì si percorre il sentiero Ventricini sotto tutta la parete Nord, si supera la prima spalla e si giunge ad una forcella da cui si scende puntando al caratteristico masso staccato. L'attacco, ben visibile è sotto la fila di spit più alla sinistra del masso. (45 min circa)
Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina)

Materiale

nda, qualche friend medio per integrare (in particolare il terzo tiro), 14 rinvii, due mezze corde.

Relazione

L1 - 6a - 30m
Si attacca la placca seguendo le protezioni fino in sosta (9 fix, sosta attrezzata su 2 fix)

L2 - 6a - 25m
Si prosegue la placca seguendo la fila di fix di sinistra, un passo più delicato, poi difficoltà omogenee fino alla sosta nei pressi del canale-diedro dell'Aquilotti 74 (10 fix, sosta attrezzata su 2 fix)

L3 - V+ - 25m
Dalla sosta si traversa a destra su placca apparentemente avara d'appigli (3 fix ben visibili dalla sosta) e si risale il diedro-fessura sino a prendere una comoda sosta alla destra del terrazzino dell'Aquilotti 74 nei pressi di un pilastro accennato (tratto in comune con la Due Generazioni) (9 fix, sosta attrezzata su 2 fix)

L4 - 6a+ - 30m
Si sale la placca con il passo chiave all'altezza del terzo fix. Si punta allo strapiombo dei massi della Morandi-Consiglio e, allungando moltissimo l'ultima protezione, si esce sul terrazzino (9 fix, sosta attrezzata su 2 fix)
(Noi da qui ci siamo calati)

L5 - IV- - 15m
Si scende nel canale della Morandi-Consiglio per risalire poi sulla sinistra ad una sosta da collegare sotto una fila di spit (sosta su fix e ch. da attrezzare)

L6 - 5b - 25m
Dalla sosta si segue il diesro fessura sovrastante per poi traversare a sinistra fino ad incrociare la cengia obliqua della Morandi-Consiglio (13 fix, sosta attrezzata su 2 fix)
L7 - 5b - 20m
Si sale dritti ad un chiodo nascosto, poi a sinistra e di seguito verso destra in placca fino alla sosta. Volendo da qui si può scendere in doppia fino al masso (5 fix, 3 ch., sosta attrezzata su 2 fix)
L8 - IV - 20m
Facilmente su placca fino in cima (1 ch., sosta attrezzata)

Discesa

Si può scendere per il Bonacossa oppure in doppia dall'ultima sosta al forcellino (60m, fare attenzione). Andando a prendere la sosta alla sinistra del grande massone arrotondato faccia a valle si guadagna la S2. Ultima doppia da 55m deposita a terra. 


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