giovedì 2 ottobre 2014

Corno Piccolo - Iskra - V - 195m

Due sopra e due sotto per farci Iskra, protagonisti tre uomini e una donna...sembra il titolo e la trama (?) di un film porno. Invece è solo la sintesi, molto, molto estrema di una bella domenica a prender freddo alla Nord del Corno Piccolo.


Mi sa che non siamo stati gli unici ad avere l'idea di scalare questa bella ed evidente via: quando sono giunto sotto il diedro avanti a noi c'erano due persone e dietro ne giungevano altre quattro. 
La nostra idea era di salire e poi scendere in doppia. La funivia chiudeva alle 17,00 e pensavamo di avere tutto il tempo di fare la via: ovviamente non è stato così. Mi rimane un'incompiuta per un tiro (tra l'altro quello "chiave") e l'abbandono di materiale in parete per ritirarci.
L'idea che mi ero fatto era un po' diversa ma siamo stati lenti, lentissimi e quindi c'è poco da lamentarsi, anzi, dovrebbe darmi una bella sveglia per imparare ad andare più svelto.

L'allegra compagnia che sale dalla Madonnina

Per fortuna che non si sono messe in fila altre cordate: diversamente sarebbe stato un bel cinema da vedere. Comunque giungiamo (in realtà giungono) con tutta calma alla base della via. Per fortuna che ho allungato il passo e preso "il posto" altrimenti avremmo dovuto cambiare decisamente itinerario.
La via è talmente evidente che è impossibile sbagliarsi: un diedro, che si nota già dal piazzale dei Prati di Tivo, che incide il lato sinistro dell'ultimo pilastro prima della comba ghiaiosa (su cui passa lo spigolo di Paoletto).

Mentre i miei amici arrancano lungo il canalone io mi preparo e comincio a filare le corde. Per quanto ci siamo potuti sbrigare comunque l'ora non era proprio mattiniera, anzi.
Decidiamo di andare avanti io e Simone e poi Marco e la gentil donzella che ci accompagna, Kavita.
Il primo tiro passa abbastanza rapido ma il freddo meteorologico e quello psico-fisico si fanno sentire. Mani e piedi funzionano a mezzo servizio e ilnaso mi cola. Ci si mette anche un fastidioso venticello.
Mentre arrampico mi chiedo cosa possa significare arrampicare in condizioni avverse e magari su difficoltà sostenute (o al limite!): non credo che vorrei trovarmici davvero.
Arrivo ad una piccola sosta su chiodo e spit e mi alloggio con grande soddisfazione.


Recupero Simone che, contemporaneamente con Marco, sale velocemente. Arriva in sosta e, vista l'esiguo spazio a disposizione, riparte veloce per lasciare il posto a Marco.

Il primo tiro dalla S1
Marco non si sente moltissimo di fare il secondo tiro da primo: Simone alla partenza ha sofferto un po' e devo dire che quel IV grado che le relazioni gli affibbiano è insidioso. Come sempre da non prendere sottogamba.
Ancora una volta, l'ennesima, mi rendo conto che quando arrampico da secondo faccio veramente schifo. Non che quando vado da primo sia proprio uno stambecco, ma mi sento molto più tranquillo: paradossale, vero?

S2

Marco mi appioppa due capi delle loro corde. Vogliono star tranquilli così con Simone, su una sosta veramente scomoda, ci troviamo prima a dover recuperare Marco e poi finalmente a poter proseguire per la via.
Tra nodi, recuperi, organizzazioni, spostamenti, se ne va parecchio tempo.
In compenso si ride e si scherza e il tempo in sosta, con diversi brividi di freddo, passa meglio.
Parto per il terzo tiro che appare facile. Subito due chiodi, poi un terzo in uscita su un terrazzo inclinato. L'arrampicata è tranquilla e finalmente comincio a godermi la salita. Ho le mani calde e anche se i piedi stentano in quanto a sensibilità mi diverto proprio parecchio.
La sosta è fotonica: due spit e un ferlone con tanto spazio per sistemarsi. Non si poteva chiedere niente di meglio!

S3

Simone in uscita sul terrazzino di sosta
Siamo al quarto tiro ma non ci tornano i conti. Dovrebbe, da alcune relazioni, essere quello chiave, ma siamo troppo bassi e non vediamo la sommità del pilastro dove giunge, da destra, lo spigolo di Paoletto.
Dopo qualche elucubrazione e qualche perplessità capiamo che non abbiamo concatenato il secondo e il terzo tiro. Poco male: Simone concatenerà il quarto, molto breve di per sè, e il quinto per arrivare alla sosta sotto al chiave.
Purtroppo a quel punto avevamo già preso la decisione di calarci subito, senza affrontare l'ultimo tiro: l'orario di rientro della funivia si avvicinava inesorabilmente.


Simone all'attacco del quarto tiro

Esposizione e gran vista sulla nord
Simone attacca e se ne va su con discreta velocità, arrampicando senza timore. Un vento gelido da nord-est mi investe senza pietà e comincio a tremare. Per far sicura sono costretto ad indossare i guanti.
Poi dopo circa sette, otto minuti, capisco che il socio ha qualche difficoltà. La corda non scorre come prima, anzi, per un paio di volte fa su e giù e capisco che deve esserci qualcosa di più impegnativo.
Cerco di non rompergli le scatole chiedendo cosa succede, ma dopo dieci minuti non riesco più a trattenermi e così gli strillo se è tutto ok.
Simone mi risponde, la corda fa un giro strano e tanto attrito e non riesce a fare il passo in placca. Dopo altri dieci minuti mi dice di salire.
Smonto tutto e parto.
Ormai le speranze di concludere la via sono del tutto sparite, ma non sono contrariato, anzi. Il tiro è tranquillo all'inizio e la vista è veramente fenomenale. Basta rimanere un po' fuori dalla fessura-diedro e si sale con grande tranquillità.
Quando esco sotto la placca che delimita il lato sinistro del diedro-fessura mi rendo conto che Simone si è inventato una sosta.

Il diedro e la posizione della "sosta" di Simone
La placca non è proprio banale. Si fa arrampicare, è leggermente appoggiata, con diversi buchi e svasi, ma non è immediata. Tra le altre cose non ha tante possibilità di protezione. Simone ha protetto con un friend a destra, ma poi è tornato verso sinistra, così si è trovato in una posizione decisamente scomoda e con le corde che fanno un attrito tremendo.
Giunto alla sosta su due clessidre decidiamo di abbandonare là un cordino e un maillon e andarcene. L'ora si è fatta tarda.
Mentre scendiamo, sulla destra troviamo la sosta del breve quarto tiro. Se si decide di passare in placca conviene farci sosta per evitare attriti strani, o almeno passarci una rinviata debitamente allungata.
Le doppie vanno via tranquille e in breve siamo alla base della parete.
La via è bellissima, le soste sono tutte a prova di bomba e non ci si può sbagliare (a meno che non vi chiamate Simone, eh eh eh). Da non perdere.



Materiale

nda,  un set di friend, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni e le clessidre e magari sostituire quelli vecchi alle soste, qualche rinvio, due mezze corde.

Relazione

L1 - III+ - 30m
Si sale il netto diedro con ampie possibilità di protezione fino ad una piccola sosta (sosta su 1 ch. e 1 spit con cordino e maillon)

L2 - IV - 30m
Si prosegue lungo il diedro con un paio di passi iniziali in aderenza, poi più facile
(1ch., sosta su 2 spit con cordino e maillon)

L3 - IV - 25m
Sempre lungo il diedro (2 ch.) fino ad uscire sulla sinistra appena sotto un tratto leggermente strapiombante (1ch.) su un terrazzino inclinato.
(3 ch., sosta su 2 spit e ferlone con cordino e maillon)


L4 - IV- - 20m
Verso sinistra cercando di tenersi fuori dalla fessura. Poi appena si esce sotto la placca su una specie di terrazzino, in alto a destra, si trova la sosta.
(sosta su 2 spit con cordino e maillon)

L5 - IV - 30m 
Lungo il diedro fino alla sosta (da qui si può uscire tutto a destra verso la sosta dello spigolo di paoletto e poi per facili salti fino alla comba ghiaiosa)
(sosta su 2 spit)

L6 - V - 30m
Il tiro chiave sempre lungo la fessura sulla sinistra dello sperone.
(sosta su 2 spit)

L7 (opzionale) - II - 30m
Per facili roccette fino in cresta.

Discesa 

Facilmente in doppia dalla S6, oppure se usciti in cresta si va a destra a prendere il Camino di Mezzo che con alcuni tratti da disarrampicare (II, III) conduce ai pratoni alla base della parete Nord.


5 commenti:

  1. azz avete sbagliato una delle vie + facili del gran sasso, urge allenamento in falesia ma anche affiancamento da qualche esperto che vi dia qualche consiglio/dritta. La velocità spesso è sicurezza, e maggior divertimento.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bah, che rispondere? In merito alla facilità, è sempre soggettivo, sull'allenamento in falesia, consiglio sempre valido a tutti, sull'affiancamento con un esperto, se è gratis si può fare, basta che non scassa la minkia con i "si fa così" ecc.
      Inoltre, avevamo già deciso di andarcene prima di finirla e non mi pare di aver scritto da nessun parte che "abbiamo bagliato", ma tranquillo, tanto i report non li legge nessuno per davvero.
      Ah, la prossima volta magari firmati.
      Grazie e saluti

      Elimina
    2. Che commento sciocco. La modestia e la gentilezza, in montagna come nella vita, sono i veri valori. Non si sbaglia nulla, si vive semplicemente un'esperienza.
      Via fatta nel 2001. Grazie per il report, mi ha ricordato quella giornata splendida e mi ha aperto il cuore.

      Elimina
  2. Ciao,vorrei fare questa via e ti volevo chiedere se secondo te la potrebbe fare un neofita da secondo e se non è molto a strapiombo dato che per lui è la prima volta. Io personalmente arrampico in falesia e ho fatto qualche via semplice però non so se iskra può andare bene come prima per questo mio amico. Ciao e grazie. Gerri

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, scusa il ritardo con cui rispondo. Premesso che consigliarti una via diventa un po' pericoloso dato quello che scrivi: non vorrei essere quello che ti ha fatto infilare in un problema.
      Come via Iskra va benissimo per chi non è praticissimo, anche perchè, se arrivati alla sosta sotto l'ultimo tiro non ve la sentite potete calarvi in doppia o andare a destra del pilastro ed uscire sulla facili rocce che vi portano sulla comba sotto la cima e scendere poi per il camino di mezzo.
      Rimane il fatto che è una via di montagna, per quanto facile, e che come tale va approcciata. Andare con qualcuno non pratico espone sempre ad una responsabilità maggiore in caso di necessità.
      Buon divertimento

      Elimina