lunedì 28 dicembre 2015

Capo d'Uomo - Spigolo Bonatti - 190m - 6a

Che fare se il 27 dicembre sembra primavera, trovare ghiaccio è una scommessa, neve non si vede neanche a spararla?
Si torna su roccia, al mare, su una via spittata, a detta di tutti molto bella.
Vi assicuro che via e ambiente meritano davvero.

Dopo aver assaggiato del buon ghiaccio prima di Natale l'idea di andarsene su roccia mi scocciava non poco. Avevo, ed ho, voglia di ghiaccio, freddo, neve, ma un balordo rialzo termico mi avevano fatto desistere: sobbarcarsi due ore di automobile e due ore e più di avvicinamento per trovare acqua o ghiaccio marcio non deponevano a favore.
Così andiamo a Capo d'Uomo, all'Argentario, per ripetere una stupenda via di spigolo aperta qualche anno fa da una guida alpina della Valtellina.


La giornata è fotonica, non un alito di vento se non una lievissima brezza che scompiglia le fronde degli alberi, temperature da mese di marzo e un silenzio bellissimo.
Mi godo il sentiero di avvicinamento fino a quando non entra nel canalone detritico che scende fino all'attacco della via: lì qualche attenzione in più bisogna prestarla. Scendiamo velocemente, siamo in tre e rischiamo di essere lenti, quindi ho premura di cominciare il prima possibile.


L'attacco della via è proprio sul filo dello spigolo, comodo per imbragarsi e sistemarsi prima di partire per l'avventura verticale. Il primo tiro contiene le difficoltà più alte di tutto l'itinerario, un bel tiro di quasi trenta metri.
Mi lego, infilo le scarpette e parto vogliosissimo di verticale.
La roccia sotto le mani è ruvida, compatta, le protezioni sono fix inox da 10mm, a distanza da palestra di roccia. Scalo tranquillo, aspetto le difficoltà, ma salgo sempre di più senza incontrarne di particolari. Qualche passo da capire ma sempre tutto molto intuitivo, quasi evidente. In meno di mezz'ora sono alloggiato in sosta pronto a recuperare i miei compagni: Marco e Kavita.

S1
Quando mi chiederenno perchè scalo mostrerò questa foto...
Anche loro impiegheranno una mezz'oretta per arrivare in sosta, non molto comoda per ospitare tre persone in verità.
Il tiro successivo è dato 5c. Un amico che ha percorso la via da poco mi ha consigliato di allungare le protezioni, un consiglio che seguirò pedissequamente!



L'attacco del secondo tiro
Il secondo tiro è un traverso a destra su placca, poi uno strapiombino, poi un altro traverso su un aereo spigolo. La roccia è meravigliosa, compatta, gli appigli netti, abbondanti sempre sicuri. In particolare un piccolo strapiombo prima del secondo traverso, su cui bisogna allungare benissimo le protezioni, offre dei movimenti stupendi e veramente divertenti. Anche l'uscita sullo spigoletto a destra è affascinante e il tutto si lascia arrampicare in grande sicurezza e senza patemi.

Dalla S2
S2
Il terzo tiro è di raccordo tra la prima parte dello spigolo e il pilastro che conduce in cresta. Facili roccette e poi una cengia detritica su cui bisogna prestare attenzione per evitare di tirare giù sassi, alcuni dei quali parecchio grossi.
 

Salgo velocemente, arrivo in sosta e recupero i miei compagni. Approfittiamo per rifocillarci, bere un po', commentare la bellezza dei primi due tiri, e poi via verso l'alto su un altro tiro bello (anche se la roccia è meno compatta e stabile), facile e godibile.
S3

Attacco del 4° tiro


Salgo su roccia ruvidissima, qualche pietra instabile da non tirare assolutamente, su difficoltà contenute e ben protetta. Arrivo presto in sosta. Dietro di noi sale un'altra cordata di due persone e al quinto tiro ci raggiungerà. Per adesso però siamo tranquilli. Anche Marco e Kavita salgono velocemente questo bel tiro di 5b.

In sosta alla fine del quarto tiro
L'attacco del 5° tiro
Marco vuole salire il quinto tiro, così perdiamo un pò di tempo per ridistribuirci le corde. Mentre lui parte la cordata dietro di noi ci raggiunge. Siamo lenti in tre, ma oggi proprio non m'importa, anzi la bellezza e la tranquillità dei luoghi mi ispirano una certa dose di calma zen.
Saliamo anche noi. Siamo ormai in cresta. Superiamo una prima sosta (quella giusta) proseguiamo ad una seconda che Marco ha utilizzato e che sarebbe l'uscita di un'altra via che sale in parete.
A questo punto mi accorgo dell'illogicità del sesto tiro: in teoria la via passerebbe in parete, con un traverso a pochi metri dalla cresta. Per quanto possa essere bello e godurioso non ne capisco lo scopo. La via è finita e costringere ad allungare il brodo non mi pare sensato, tra l'altro Kavita teme un po' l'esposizione, così evitiamo.
Proseguiamo lungo la facilissima cresta fino alla torre da cui riprendiamo il sentiero che ci condurrà su quello d'avvicinamento.



A parte l'assoluta inutilità del sesto tiro (ma in fondo che utilità c'è nello scalare?), la via merita in maniera assoluta una visita. Le difficoltà sono abbordabili, anzi secondo me i gradi sono anche un po' abbondanti, le protezioni sono messe con grande perizia e la roccia è meravigliosa.
L'ambiente non ha nulla da individiare a mete più rinomate, quindi un grazie doveroso va a Eraldo Meraldi che ha attrezzato la via e ci ha permesso di godere di una natura stupenda.

Accesso

Giunti a Porto Santo Stefano, alla prima rotonda in prossimità del porto si prende a sinistra e si imbocca via del Campone. Si prosegue lungamente fino a che non si arriva al valico da cui è possibile ammirare il mare. Si parcheggia ad uno spiazzo poco prima dello scollinamento. Sulla destra parte una sterrata, percorribile anche con l'auto ma con difficoltà. Si imbocca la sterrata, ad un primo bivio si tiene la destra e si giunge ad un curvone verso destra in salita.
Da lì parte un sentierino evidente verso sinistra, lo si imbocca e lo si percorre fino ad una selletta poco sotto l'evidente torre.
Dalla selletta si scende a sinistra dentro il canalone. Il sentiero è evidente e segnato da ometti. Si scende in mezzo al bosco fino alla falesia attrezzata, da lì si prosegue su tracce di sentiero abbastanza evidenti e segnate da ometti, prima verso sinistra, poi lungo il canalone detritico e infine verso destra in direzione dell'evidente spigolo d'attacco della via. Alla base è presente uno spit.  (30min circa fino all'attacco)

Materiale

nda, corda intera da 70m, 15 rinvii, qualche fettuccia per allungare le protezioni, cordini per attrezzare le soste.

Relazione

L1 - 6a - 30m
Si attacca a destra dello spigolo seguendo gli spit dentro un diedrino, poi a sinistra, una placchetta, infine di nuovo a destra per raggiungere più facilmente la sosta (10 fix, sosta da attrezzare su 2 spit)

L2 - 5c - 35m
Si traversa a destra per salire poi la placchetta, poi di nuovo a destra in traverso fino a sotto uno strapiombino. Lo si supera e di nuovo a destra fin dentro ad un diedro di roccia giallastra. Da lì ancora a destra verso lo spigolo, poi in alto fino in sosta (15 fix, sosta da attrezzare su 2 spit)

L3 - 3c - 25m
Si sale su facili roccette, poi si seguono le protezioni lungo la cengia fino a sotto la parete dove si trova la sosta (6 fix, sosta da attrezzare su 2 spit)

L4 - 5b - 30m
Si risale l'articolata parete prestando attenzione ai blocchi e alle rocce instabili. Si seguono le protezioni fino alla fine del pilastro. Si raggiunge la sosta poco prima dell'inizio della cresta (11 fix, sosta da attrezzare su 2 spit)

L5 - 3a - 30m
Si risalgono le facili rocce fino alla successiva sosta sul filo di cresta (4 fix, sosta da attrezzare su 2 spit) Da qui è possibile risalire facilmente la cresta fino alla torre da cui si prende il sentiero per rientrare.

L6 - 5c - 40m
Camminare per circa 10 metri sul filo dello spigolo, poi al 1° spit uscire a dx in piena parete e continuare in traversata fino al 2° intaglio dove si risale sullo spigolo, quindi facilmente alla sosta (10 fix, sosta da attrezzare su 2 spit)

Discesa

Dalla sosta del 5° e del 6° tiro è possibile sciogliersi e proseguire facilmente fino alla torre. Sulal sinistra di questa si imbocca un evidente sentiero che rapidamente conduce alla selletta e quindi al sentiero fatto all'andata.
 

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