martedì 5 maggio 2015

Montagna Spaccata - Segni Particolari 1L + Via dei Camini 3L - 100m - 5c+

Essere pippe è un diritto imprenscindibile dell'uomo arrampicatore e noi l'abbiamo esercitato con tutto l'impegno possibile. Per consolarmi, anche perchè poco altro mi rimane dopo gli schiaffi presi sabato passato, mi dico che sentirsi pippe è anche il motore principale della ricerca del proprio miglioramento (e, vi prego, lasciatemi credere a 'sta cosa che ho scritto)

La vista

Arrivare a Gaeta passando per Nettuno a caricare il socio è un viaggio lungo ed estenuante, ma quando arriviamo al parcheggio del santuario, ad un'orario quasi "giusto", tutta la stanchezza passa e mi sento invadere da un'elettrizzante sensazione di urgenza.
Il santuario è già invaso dai turisti, noi sfiliamo con gli zaini e le corde di fronte allìingresso della scalinata che porta alla grotta del turco e prendiamo il sentiero lastricato che ci conduce, in uno strano e discordante isolamento, fino al cartello che ci indica l'inizio delle calate.





Calarsi verso il mare che mormora solo apparentemente placido cento metri più in basso non è proprio una roba da deboli di stomaco. La doppia, che sono più abituato a fare una volta finita la via che prima di cominciare a scalare, è abbastanza traumatica. La seconda scivola via più veloce, goduriosa, con quei tratti appesi nel vuoto che già da soli valgono la scarpinata.



Incrociamo una cordata che sta scalando sulla via del Camini: gli tiriamo addosso le corde, ci scusiamo un po', un paio di battute e loro proseguono. Noi arriviamo a qualche metro dal mare e ci sistemiamo per partire.
La via che vogliamo fare ha i primi due tiri più impegnativi, 5c+ e 6a+, ma, come si sono detto durante il viaggio, alla fine che ci vorrà ad uscire da un 6a+?
Attacco il primo tiro lasciandomi sulla destra il diedro e dirigendomi verso un'evidente pancia leggermente strapiombante.



Sarà il cielo nuvoloso, la pippaggine, la mia consueta rigidità mattutina, tutte queste cose insieme, ma io le protezioni fatico a vederle, titubo con lo sguardo alla ricerca dello spit. E così, facendo esattamente il contrario di quello che andrebbe fatto, arrampico per rinviare.
Giunto alla pancetta strapiombante, dopo aver cannato uno spit, con l'altro lontano a destra, rinvio su uno con il tassello decisamente arrugginito. A quel punto dovrei solo chiudere un po', prendere delle tacche discrete, tirar su le gambe che sembrano due tronchi morti e uscire sulla sovrastante placca.
Ma...
Non vedo lo spit successivo, non mi fido di quello appena rinviato, mi sento già ghisato, le mani mi sudano (e per fortuna che la roccia era bella asciutta e senza salsedine). Il cervello si disattiva e mi appendo.
Respiro, concludo la silenziosa preghiera che stavo facendo nella speranza che la ruggine fosse abbastanza da tenermi e mi insulto per la conigliaggine.

Continuo a non vedere una protezione che sia una!

Riprendo ad arrampicare, passo oltre la pancia, non capisco e non vedo dove siano le protezioni e così mi dirigo verso il tettino e decido di andare a prendere il diedrino della via dei Camini, opzione che la guida riporta come percorribile.
Giungo in sosta, mi alloggio e recupero Marco.
Mentre sono lì decido che il 5c+ di oggi, come difficoltà massima, può bastare e siccome la via dei Camini mi manca decido di proporla al mio socio.
Marco giunge in sosta abbastanza provato (dovrò obbligarlo a non portarsi quello zaino la prossima volta) e non si fa pregare, così mi prendo le varie ferraglie e attacco il secondo tiro della via di Gigi Mario, la prima aperta in assoluto sulla scogliera.


Antichità
Arrampicare nel camino è bello, facile, intrigante. Un passo, poi l'altra, una mano poi l'altra. E si va su. Tranquilli, anche se le protezioni non siano proprio ravvicinate. Non ho protezioni veloci ma non sento la necessità di integrazione, solo in un caso mi gioco una clessidra ma perchè lo spit mi è davvero troppo scomodo da raggiungere.



Man mano il cielo si va schiarendo e la temperatura sale, tira una fresca brezza dal mare che però impregna un po' la roccia di viscidume. Le difficoltà non sono tali da creare problemi, e poi il senza viscidume da salsedine non sei stato a Gaeta.

Cordata impegnata su Spiderman o forse sulla Croce del Sud
Chiacchiero con una cordata impegnata in una intricata operazione di disincastro delle corde, recupero Marco, cerco le protezioni del tiro successivo non trovandole (non sembra una novità, vero?).

Marco arriva in sosta carico e così decide di tirare il prossimo tiro. Anche lui trova qualche difficoltà nel vedere le protezioni, poi gira intorno a uno spigoletto e io non lo vedo più. Continuo a dare corda man mano che tira.


Dopo un po' vola giù una corda di un paio di ragazzi che cominciano a scendere. Arriva il primo. Scambiamo qualche chiacchiera. Arriva la seconda. Io saluto e parto.
Salgo abbastanza velocemente alla sosta che si trova a sette, otto metri dall'ultima e che Marco avrebbe potuto concatenare, ma poco male. Mi concedo gli ultimi metri, mi metto comodo e inizio a pensare a cosa magiare dal Mozzarellaro.

Accesso

Per arrivare a Gaeta, per chi viene da nord, sono possibili diverse soluzioni. Chi vuol viaggiare veloce e senza tanto traffico può percorrere l'A1 in direzione Napoli ed uscire a Cassino per poi prendere in direzione di Formia e poi Gaeta. 
Altrimenti si può percorrere la Pontina passando quindi più o meno lungo la costa e attraversando quindi Latina, Terracina, passando sotto le falesia di Sperlonga (occhio agli autovelox).
Arrivati a Gaeta ci si dirige verso il santuario della Montagna Spaccata, SS. Trinità, Parco di Monte Orlando e si parcheggia di fronte ad un bar in un parcheggio piccolino. Da lì, a piedi, si va verso il santuario, si entra, si segue l'indicazione Free Climbing, e si percorre la strada fino ad arrivare al balcone di calata ben indicata da un cartello, arrivo anche della via dei camini.

Materiale

Caschetto, imbrago, scarpette, corda singola (min. 70m per le doppie) oppure mezze corde, 12 rinvii, discensore/assicuratore, cordini e moschettoni per le soste, qualche fettuccia per allungare le protezioni.

Relazione

L1 - 5c+ - 35m [1° tiro di Segni Particolari]
Si attacca la paretina sulla sinistra del diedro della via dei Camini verso una pancetta strapiombante, la si supera e si punta verso un pronunciato tettino. SI traversa a destra verso il diedro e si esce sulla sosta dentro al camino. (vari fix, un chiodo, sosta attrezzata)

L2 - IV - 25m
Si sale sfruttando il camino cercando di non entrarvi troppo dentro per poi uscire sulla parete di sinistra evitando di andare troppo a destra nei pressi di un cordone su clessidra quasi in sosta (vari fix, sosta attrezzata)

L3 - IV - 30m
Si attacca la parete sulla sinistra, si aggira uno spigolo e si prosegue seguendo le protezioni (vari fix, sosta attrezzata)

L4 - III - 10m
Dalla sosta si parte su terreno facile e ben appigliato fino alla sosta da cui ci si è calati (sosta attrezzata)






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