Tanto di cappello a Eraldo Meraldi che ha disegnato questa fantastica linea, seppur breve e con una prima lunghezza discutibile, e alla bella idea di lasciare la possibilità di divertirsi con qualche protezione veloce.
Una via da non perdere, da scalare con gusto, e, ghisa permettendo, da concatenare con le altre del settore, per godere appieno di una fantastica giornata all'Argentario.
L'idea di fare questa via nuova nuova (è stata chiodata a settembre di quest'anno) mi era balenata appena uscita la notizia su Planetmountain. Poi, un mix di conigliaggine e l'opportunità di salire una più abbordabile Stefi, lì accanto, mi avevano fatto cambiare itinerario.
Con Riccardo, in un fine settimana che da calendario chiamerebbe montagna, ghiaccio e neve, si decide di ingaggiarci un po', tanto per pepare la la stagione che altrimenti è da depressione cronica.
Vado a prendere il nuovo socio che fanno -3°. All'attacco della via ci ritroveremo in maglietta a maniche corte!
Scendiamo per il sentiero che ormai ho imparato a conoscere. C'è umido per terra, ma le rocce e le pareti della bella falesia sono asciutte e già illuminate da un timido sole.
Riccardo vorrebbe tirare la prima lunghezza di corda, così decido di fare subito il primo tiro, allestire la sosta e poi calarmi per farlo scalare da primo.
Le placche coricate all'attacco della via |
In alto il pronunciato tetto dal quale si uscirà a destra quasi al termine del secondo tiro |
Una bella fila di spit segna la direzione del primo facile tiro: praticamente impossibile sbagliarsi una volta raggiunta la verticale dell'evidente tetto.
Purtroppo le rocce sono molto rotte e si rischia in parecchi punti di tirare giù sassi. Scalo con attenzione, ma le difficoltà sono tali che si procede veramente veloci.
La sosta è appesa appena sotto uno strapiombo fessurato. Mi faccio calare e arrivato a terra passo la palla a Riccardo che attacca il tiro.
Anche lui mette la dovuta attenzione, ma in breve giunge in sosta, si alloggia a prende a recuperarmi.
Mi sbrigo. Non vedo l'ora di provare le difficoltà vere.
L'attacco del secondo tiro è duretto: uno strapiombo fessurato e ammanigliato, proteggibile con un bel camalot n. 1. Il passaggio è veramente divertente e appena superato il friend ci si ribalta sotto un bellissimo diedro con tre spit un po' lontani l'uno dall'altro.
La fessura sulla sinistra è un invito troppo goloso a piazzare un altro friend.
Stavolta tocca ad un n. 2 e poi, dopo aver raggiunto l'ultimo spit prima dell'uscita, piazzo un n. 3 proprio nella fessura orizzontale sotto al tetto.
Tenendo uno gnocco di roccia sulla sinistra riesco a passare la rinviata su spit fuori dallo spigolo.
Purtroppo mi sono tenuto troppo in alto e non riesco a passare oltre lo spigolo, così mi ritrovo appeso poco sotto la sosta.
Peccato!
Gli ultimi metri non sono però scontati o banali e, anche se ci sono buoni appigli, va scalato senza indugi perchè butta un po' all'indietro.
La sosta è ancora più in verticale di quella precedente e forse un poco più scomoda.
Recupero Riccardo che non senza difficoltà riesce ad uscire dallo spigolo e poi a raggiungere la sosta. Il tiro è veramente meritevole e la possibilità di integrare, su difficoltà contenute intorno al 5b-5c, comunque con la sicurezza di uno spit non troppo distante, aggiunge gusto al godimento.
Riccardo appeso alla S2 e un groviglio di corda |
L'attacco del bellissimo e lungo terzo tiro |
La spittatura è da falesia, le difficoltà non mollano quasi mai, con un paio di riposi prima dei diedri.
Il groviglio di corde mi concede un riposino |
Lo stupendo diedro fessurato a metà tiro |
Devo dire, per onestà, che i miei resting me li sono concessi senza remore, anche se permane la sensazione che con un po' di determinazione in più e ansia in meno avrei potuto provare la libera.
Le difficoltà forse sono un pelo inferiori a quelle dichiarate, ma certo serve resistenza. In qualche punto i piedi trovano appoggi che si rompono, ma nulla di pericoloso, anzi, aggiungono sapore alla scalata.
Alla fine, con un poco dignitoso strusciamento di gambe e braccia, esco in cresta.
L'unica cosa che mi viene da pensare è: "Peccato! Con altri due tiri sarebbe stata una via da favola, ma va bene così comunque!"
Una rumorosa e fastidiosa cordata che esce da Argento Argentario |
L'uscita di Magnificat |
Via breve ma Magnificat!
L2 - 6b - 20m
L3 - 6b+ - 30m
Accesso
Giunti a Porto Santo
Stefano, alla prima rotonda in prossimità del porto si prende a sinistra
e si imbocca via del Campone. Si prosegue lungamente fino a che non si
arriva al valico da cui è possibile ammirare il mare. Si parcheggia ad
uno spiazzo poco prima dello scollinamento. Sulla destra parte una
sterrata, percorribile anche con l'auto ma con difficoltà. Si imbocca la
sterrata, ad un primo bivio si tiene la destra e si giunge ad un
curvone verso destra in salita.
Da lì parte un
sentierino evidente verso sinistra, lo si imbocca e lo si percorre fino
ad una selletta poco sotto l'evidente torre.
Dalla selletta si scende
a sinistra dentro il canalone. Il sentiero è evidente e segnato da
ometti. Si scende in mezzo al bosco fino alla falesia attrezzata, da lì
si prosegue su tracce di sentiero abbastanza evidenti e segnate da
ometti, prima verso sinistra, poi lungo il canalone detritico e infine,
una volta giunti poco a valle dell'attacco delle vie, si devia
decisamente a destra nei pressi di un grosso masso con ometto, si risale
brevemente il ghiaione e si arriva alla base da cui si vedono due file
di spit. (30min circa fino all'attacco)
Materiale
corda intera da 60m o
due mezze, 15 rinvii,
qualche fettuccia per allungare le protezioni, cordini per attrezzare le
soste.
Relazione
L1 - 5b - 35m
Si
attacca la placca seguendo la fila di spit, poi si sale sotto la verticale del tetto ponendo molta attenzione (spit, sosta da attrezzare su 2 spit)
L2 - 6b - 20m
Si sale lo strapiombo fessurato per guadagnare il diedro. Giunti sotto al tetto non alzarsi troppo ma uscire verso destra dallo spigolo per andare in placca e poi verso l'alto alla sosta (spit, sosta da
attrezzare su 2 spit)
L3 - 6b+ - 30m
Si
attacca la bella placca. Salendo seguendo le protezioni fino al diedro che si guadagna con un bel passo per poi proseguire fino ad uscire a sinistra su placca appoggiata e poi ancora in verticale lungo un secondo diedro per uscire in cresta (spit, sosta da
attrezzare su 2 spit)
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