Andiamo in fuga dal caldo per finire su una parete nord che d'estate, con il sole a picco, prende il sole senza scampo. In compenso siamo soli nella zona di montagna che ci siamo scelti, la roccia è fantastica e le temperature sono umane. La via è ben attrezzata, le soste abbastanza solide, l'arrampicata piacevole e con la giusta dose di pepe che insaporisce la giornata.
La bella placconata d'attacco della via |
Anche questa volta la cabinovia è chiusa, in compenso ai laghetti sembra di stare al parcheggio dell'Ikea. Come si possa pensare che un territorio abbia uno sviluppo, che possa vivere di turismo, valorizzare un luogo così bello e pieno di bellezza da vivere e osservare, tenendo chiuso un impianto bello e pronto, per me rimane un mistero assoluto.
Senza voler dare giudizi sul tema degli impianti in montagna, mi viene da riflettere su quanto sia interesse degli amministratori locali l'apertura di un'infrastruttura che permette una maggiore fruizione del massiccio. Ma forse interessa di più il mare che la montagna.
Sicuramente, per essere una domenica, la cabinovia chiusa funge da deterrente a molti alpinisti più pigri.
Noi ci sobbarchiamo un'oretta e mezza di avvicinamento.
Giungiamo sotto la placca d'attacco sudati fradici: è caldo e risalire i prati dal Ventricini fino a sotto la parete ci da una bella mazzata.
Primo tiro |
La placca è abbastanza ostica dritta per dritta, e io, probabilmente "smanzando" le difficoltà, salgo un poco più a destra della linea dettata dal chiodo e dallo spit che danno la direzione. Salgo abbastanza facilmente mentre sulla carta questo dovrebbe essere il tiro più difficile della giornata.
S1 |
Matteo su L1 |
La rigola che segna la placca e lungo cui corre il secondo tiro |
Mi sposto sulla sinistra per andare a prendere una netta fessura che sale e che muore dentro la bella rigola in cima alla quale c'è uno spit. Cerco di capire come salire e lentamente guadagno metri, infilo un friend il più in alto possibile nella fessura e infine l'abbandono per ingaggiarmi sulla rigola.
Non senza difficoltà mi alzo sui piccoli appigli e poi, non essendo un farmacista, un biochimico o un gioielliere, estraggo il mitico slungone e aggancio lo spit ancora fuori portata.
Evito la mungitura, ma mi sento molto, molto più rilassato.
Con la protezione messa continuo a salire. Ma la parte difficile non sembra affatto terminata. La rigola offre un'arrampicata molto tecnica, di equilibrio e la placca non offre quasi nulla per aiutarsi, così continuo a salire fino a poter utilizzare di nuovo il vigliacco (da quel momento ribattezzato "salva-mutande") per passare uno spit piccolo piccolo, arruginito, e che mi prometto di non mettere assolutamente alla prova.
Supero infine anche le ultime difficoltà, incontro un'altra protezione e una bella clessidra e alla fine, dopo una bella cavalcata sempre abbastanza sostenuta arrivo alla sosta.
Matteo in uscita dalle difficoltà di L2 |
E per fortuna che sarebbe dovuto essere più semplice del precedente, senza considerare che un volo sul secondo spit sarebbe stato pericoloso date le condizioni della protezione.
Dubbi e perplessità salgono. Anche questa volta eravamo partiti per una via non particolarmente ingaggiante sulla carta e ci siamo ritrovati a fare i conti con l'evidenza che un VI in montagna non è un 5c di falesia, e per fortuna che c'erano i due spit.
Parto per il terzo tiro che finisce dritto dritto sotto un fessurone strapiombante. Già dalla partenza la motivazione si è andata a far benedire e la vista del fessurone mi mette ansia.
Il tiro, semplice in teoria, presenta un paio di passi per nulla scontati, ma si risolve poi su bei buchi svasi e placca appoggiata che mi permettono di essere rapido.
Le facili rocce sulla destra di S3 |
Oggi l'ho esaurita.
Un facile ragionamento e una spolverata di conigliaggine mi fanno scegliere di andare a destra a guadagnare le soste di Kikos. In fondo si tratta di saltare questo tratto di quinto per poi trovarsi sulla placconata che ospita entrambe le vie.
Pensato, fatto.
Dalla sosta me ne vado a destra, tenendomi il più centrale possibile e finendo, dopo pochi metri, su un bel terrazzino che ospita la seconda sosta di Kikos. Il socio mi dice di proseguire, io lo faccio, sperando che le corde bastino.
Salgo con un bel passo di fatica, poi seguo la fessura e infine su placca per giungere, dopo un lunghissimo tiro e con le corde giuste giuste, in sosta.
Un chiodo all'inizio della fessura |
La vista dalla terza sosta di Kikos |
Il socio contempla avido il tiro seguente |
Poi arriva il socio, mi guarda con gli occhioni da cerbiatto, e mi ritrovo, mio malgrado a scalare anche il tiro successivo, l'ultimo di Kikos, la nostra quinta lunghezza.
La placca fa un po' a zig-zag, prima a destra, poi a sinistra, poi un passo più impegnativo e infine facili passi che portano alla sosta attrezzata.
Per oggi basta così, abbiamo scalato, abbiamo unito due vie, ci siamo ingaggiati. Prepariamo le doppie, ne faremo quattro, due che ci depositeranno alla S2 di Kikos (la sosta che ho superato con il quarto tiro), una che ci porta alla S1 di Diabolik e infine una breve breve che ci lascia a terra.
La discesa al Ventricini e poi fino ai laghetti sarà infinita, bollente e faticata, ma il panino con birra e una rinfrescata al fontanile lungo la strada che riporta al piazzale dei Prati saranno una motivazione più che sufficiente per far andare le gambe.
Accesso
Giunti ai Prati di Tivo si prende la funivia che sale alla Madonnina. Da lì si percorre il sentiero Ventricini fino a giungere sotto l'attacco della cresta nord est. Da là si risalgono i ripidi prati e le facili roccette fin sotto la parete stessa e si prosegue costeggiando la parete. Si sale ad un forcellino dopo il grande diedro della Panza-Muzii-Forti, si scende e si giunge sotto la placconata alla base della via (40min dalla stazione a monte)Materiale
nda, un set di friend medio-grandi, due mezze corde. Utili ma non indispensabili chiodi e martello.Relazione
L1 - VI+ - 15m
Si sale il primo muro fino ad un chiodo, poi si prosegue in placca, si supera uno spit e infine si giunge ad una sosta su una grande scaglia (1 ch. 1 spit, sosta su 2 spit).
L2 - VI- - 25m
Si sale il primo muro fino ad un chiodo, poi si prosegue in placca, si supera uno spit e infine si giunge ad una sosta su una grande scaglia (1 ch. 1 spit, sosta su 2 spit).
L2 - VI- - 25m
Si guadagna una fessura alla sinistra della sosta, si sale fin dove muore, poi si prende una bella rigola, spit, la si percorre con arrampicata tecnica fino ad un altro spit. Lo si supera con delicatezza e poi si prosegue più facilmente fino ad una comoda sosta (3 spit, 1 cl., sosta su cless. e chiodo).
L3 - IV - 20m
Si affronta la placca verso un'evidente fessura che incide un masso in alto (sosta su 2 ch.).
L4 - IV+ - 60m (coincide con il terzo tiro di Kikos)
L4 - IV+ - 60m (coincide con il terzo tiro di Kikos)
Invece che affrontare la fessurona aggettante si prende decisamente a destra guadagnando la cima del pilastro e brevemente si giunge ad un terrazzino dove si trova la S2 di Kikos. Si affronta un primo muretto e poi lungo una fessura (1 ch.). Si prosegue in placca fino alla sosta ( sosta su 2 spit).
L5 - IV+ - 40m
L5 - IV+ - 40m
Si affronta la placca prima verso destra poi obliquando a sinistra, poi verticalmente e dopo un passo più impegnativo per facili placche si giunge alla sosta (sosta su 2 spit).
Discesa
In doppia lungo Kikos, dalla S4 alla S3 e dalla S3 alla S2 di Kikos, poi dalla S2 di Kikos alla S1 di Diabolik e infine a terra. Si ripercorre il percorso fatto all'andata.
Nessun commento:
Posta un commento