giovedì 15 giugno 2017

Corno Piccolo - F.I.R.S.T. - 250m - V+

Le idee erano tutt'altre, ma il sonno, l'ansia (mia e del socio), la cabinovia ancora chiusa, alcune congiunture astrali hanno dirottato le nostre aspirazioni arrampicatorie su questa via di Cantalamessa. Un itinerario non eccessivo ma da non sottovalutare.

Il grande tetto giallo prima dell'attacco della via e, in secondo piano, il mitico pancione
Ci facciamo una piacevole passeggiata dai laghetti fino alla Madonnina dove ci avviamo oltre il passo delle Scalette. Nonostante la giornata infrasettimanale non siamo soli, ma non c'è la ressa e la fila lungo il sentiero che conduce al Franchetti.


Poco prima di un folto gruppo di massi erratici ci buttiamo a destra in direzione di un grande tetto giallo e del "pancione", la caratteristica bombatura percorsa dalla molto più famosa via di Paolo Caruso, Cavalcare la Tigre.
Ce la siamo presa con calma estrema e la cosa un po' mi disturba ma essersi ritagliati la giornata impone determinazione e Simone non se la fa mancare, nonostante la sua lontananza dalla roccia da parechi mesi: si propone per il primo tiro e io, magnanimamente, glielo lascio.

La targa alla destra della quale si apre il diedro percorso dal primo tiro di F.I.R.S.T.



Le corde filano fino ad un passaggio che il socio si inventa, tenendosi più sulla destra rispetto alle più facili rocce che avrebbe incontrato a sinistra. Ci mette un po' a districarsi, proteggendo benissimo con un paio di provvidenziali "amici" e riuscendo a proseguire: da secondo avrò il mio bel da fare per venirne a capo!

S1
Tocca a me. Mi guardo un po' la placca che mi aspetta e cerco di capire dove potrò trovare le parti impegnative. Tutto sommato non mi appare così repulsiva, anzi, si presenta lavorata e con abbondanza di piedi: questo è già abbastanza!

Il tratto chiave della via
La placchetta è breve e per nulla avara di appigli anche se parecchio verticale. Protetta dove serve da buoni chiodi, mi risulta un po' ostica l'uscita verso sinistra, ma, alla fine, nulla di irresistibile. Anzi, l'arrampicata è godibilissima e proseguo verso l'alto lungo dei facili diedri fino alla comoda sosta sotto una bellissima placca.


Recupero Simone che avrà le sue difficoltà ad uscire dal primo tratto del tiro. Adesso c'è da capire cosa fare. Mentre mi sistemo il materiale addosso confrontiamo le due relazioni che abbiamo: in buona sostanza una spezza in due il tiro che l'altra da tutto intero. Non capendo bene cosa aspettarmi e senza farmi troppe altre pippe mentali mi inerpico lungo il diedro a destra della placchetta e giungo sotto un tratto più verticale dove trovo un bel chiodo.
Qui traverso a destra con un passaggio ben delicato e per nulla scontato. Faccio la mia bella sudata per uscire dalle difficoltà e giungere infine alla sosta sotto dei grandi blocchi strapiombanti.


La sosta è abbastanza scomoda e appesa. Simone sale e quando giunge al chiodo che ho utilizzato salirà ancora dritto per poi traversare verso di me: facendolo trova un chiodo provvidenziale per proteggere il passaggio.
Riparto per il nostro quarto tiro, che anche volendo non avrei potuto concatenare, l'attrito delle corde sarebbe stato eccessivo.
L'attacco strapiomba un po', alcuni blocchi suonano a vuoto, e salgo molto circospetto. L'impressione non è positiva, mi sembra tutto molto mobile.
In effetti qualcosa si muove e Simone salendo si troverà a spostare un masso enorme che provvederà a far precipitare a valle: per fortuna che non l'ho utilizzato per salire!

La nostra S4, in comune con Cavalcare la Tigre
La sosta è bella comoda, su un terrazzo erboso da cui si intravede il pancione. Quando Simone giunge in sosta decide di partire per il tiro successivo che ci dovrebbe portare sotto l'anfiteatro che precede la cresta NE.
Gli passo tutto e dopo aver traversato brevemente a destra se ne va dentro un diedro oltre il quale se ne aprono altri.
Tirerà una cinquantina di metri di corda prima di fermarsi e approntare una sosta. Probabilmente si è tenuto troppo a sinistra e non ha trovato la sosta ufficiale oppure il percorso è indifferente e alla fine comunque si approda dove si deve arrivare.
Dalla sua sosta non siamo ancora in vista ma proseguo su terreno facile, anche se infido sbucando in breve in vista della nostra meta.

Le placche grige che avremmo dovuto raggiungere tenendoci più a destra
Faccio sessanta metri filati e mi tocca inventare un'altra sosta. Ormai, però siamo in vista dell'uscita, e tanto basta. In ogni caso la zona è insidiosa con una grande quantità di sassi e breccia instabile: bisogna fare attenzione ad ogni passo per evitare di tirare giù una grandinata dolorosa.
Mentre Simone sopraggiunge sentiamo un rumore aggiacciante e un sibilo furioso: un sasso, bello grosso, sfila a tutta velocità a non più di una decina di metri alla nostra sinistra per schiantarsi più sotto.
Con il socio ci guardiamo attoniti, poi ci sbrighiamo a toglierci di mezzo.
Simone si carica il materiale e raggiunge il diedro che incide a sinistra le placche grigie.





Non riuscirà ad uscire in cresta: sarebbe convenuto fare sosta appena sotto al diedro, ma rimangono da fare non più di quindici metri, così salgo e lo recupero. Siamo fuori, sulla cresta che percorremo in discesa fino alle doppie.

Una bella via, su roccia non sempre irreprensibile, protetta ma non troppo e dalla linea logica e di facile lettura, una linea che, nonostante i quasi quarantanni di età non manca di nulla, nenache di sassi che si muovono.

Accesso

Giunti ai Prati di Tivo si prende la cabinovia che sale alla Madonnina. Si prosegue in direzione del Passo delle Scalette lungo il sentiero che conduce al rifugio Franchetti. Poco dopo il passo, prima di un folto gruppo di massi erratici si prende verso destra per via intuitiva in direzione di un grande tetto giallo e del pancione. Si giunge così sotto la parete est. Poco dopo la zona del tetto giallo si trova una targa in pietra, l'attacco è in un caratteristico e ampio diedro (20 min dal Passo delle Scalette).

Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina).

Materiale

nda, utili friend medi e grandi, anche i tri-cam tornano molto utili, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, due mezze corde.

Relazione

L1 - IV+ - 25m
Si attacca il diedro percorrendolo integralmente fino ad un terrazzino sotto una placca (2 ch., sosta su 2 ch.)

L2 - V+ - 35m 
Si sale lungo la placca per uscirne a sinistra (3 ch.). Si prosegue lungo un diedro fino ad una comoda sosta  (3ch., sosta su 3 ch.)

L3 - IV+ - 30m
Si prosegue lungo il diedro fino a che la parete non diventa verticale. Al primo chiodo alzarsi ancora con passo non banale. Al secondo chiodo traversare a destra per raggiungere una scomoda sosta. Alternativamente si può traversare dopo il primo chiodo con passo delicato e sprotetto  (2ch. sosta su 3 ch.)

L4 - V - 20m
Si attacca la parete di blocchi strapiombanti facendo attenzione alla qualità della roccia proteggendosi con un chiodo sulla sinistra. Ci si alza ancora (1 ch.), poi si esce su terreno più facile fino ad approdare ad un terrazzo erboso dove si trova una sosta sotto una placca alla sinistra di un evidente diedro (2 ch., sosta su 2 ch. e spit)

L5 - IV - 50m
Si attacca il diedro e si prosegue lungo un sistema di diedri e canali (sosta da attrezzare)
L6 - II - 50m
Si prosegue per via intuitiva sino a giungere in vista dell'ampio anfiteatro sotto la cresta alla base della quale si distingue una bella e repulsiva placca grigia alla sinistra della quale si trova un diedro. Si sosta alla sua base

L7 - IV - 40m
Si percorre il diedro che va da destra verso sinistra per poi obliquare per via logica verso sinistra fino a guadagnare la cresta sommitale (1ch., sosta su ch. e cless.) 

Discesa

Dalla cresta si procede verso la destra di salita in leggera discesa verso il secondo salto della cresta NE. Arrivati in corrispondenza di uno spallone lo si aggira a sinistra sul filo di una cengia che taglia circolarmente la spalla fino a trovare la catena su fix con l'anello di calata.
Ci si cala in doppia fino ad un terrazzo erboso. Da lì guardando sulla sinistra (con alle spalle la cresta) ci si dirige verso un canale erboso incassato in una spaccatura. Lo si guadagna scendendo dentro con un passaggio di II. Lo si percorre tutto seguendo la curva che piega verso destra fino ad arrivare in corrispondenza di un forcellino sulla destra che si arrampica facilmente. Lo si scavalca e si continua a scendere per via intuitiva sul lato opposto, tenendo la sinistra. Dopo poco si incrociano tracce di sentiero che portano poi a quello che conduce al Franchetti. Si prosegue fino alla Madonnina.
Alternativamente si può, dopo aver superato la spaccatura e guadagnato il bordo opposto salire e calarsi in doppia da un ancoraggio che guarda verso sud.

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