Finalmente si torna a scalare in montagna dopo una primavera piovosa e nevosa che ci ha fatto attendere un po'. Scegliamo con Francesco, alla sua prima esperienza di Gran Sasso, una via tranquilla e sportiva al terzo Pilastro.
Il Duca degli Abruzzi dalla quarta sosta |
Francesco deve farsi un'ora di macchina per passare a prendermi e quindi partiamo con una certa calma. Arriviamo ai Prati di Tivo un po' più tardi del consueto e veniamo accolti da gruppi di escursionisti e alpinisti che si preparano a partire ognuno per le proprie mete.
Si respira un'aria frizzante e piacevole, c'è fermento, facce sorridenti, corde che vengono filate e rumore di ferramenta che finisce dentro gli zaini.
Dopo un caffè parcheggiamo di fronte all'imbocco del sentiero che si inoltra in Val Maone.
Con buon passo e qualche chiacchiera percorriamo questo bellissimo sentiero in una valle di bellezza incredibile, schiacciata tra le spalle del Corno Piccolo e la parete est che scende dal Pizzo di Intermesoli.
Non senza fatica risaliamo il ghiaione sotto l'avancorpo del secondo pilastro. L'attacco della via è facile da individuare, un marcato diedro più o meno al centro della bella placca con uno spit invaso da un fastidioso cordone bianco.
Parte Francesco risalendo facilmente il diedro e poi trovando un'uscita in placca non proprio banale. In effetti la placca, seppur lievemente appoggiata, non è banale: mi vado ad appoggiare un po' sul bordo destro dove c'è un costolone che forma un diedro e poi rientro a sinistra fino ad un uscire su un piccolo pulpito dove si trova la sosta.
Il secondo tiro parte con un deciso strapiombo che non è affatto facile. La placca presenta i soliti buchetti svasi che impegnano abbastanza, forse sarebbe stato meglio partire un poco più a destra ma, dopo aver moschettonato il primo spit passo oltre e mi avventuro sulla bella placconata sovrastante.
Man mano le difficoltà si abbassano, anche perché me ne vado un po' a sinistra lungo un diedro-fessura abbastanza facile, saltando l'ultima protezione sulla destra.
La partenza del secondo tiro |
S3 |
Francesco con calma percorre il terzo tiro su difficoltà minori, lungo un'altra placca solcata da diverse clessidre che non servono a granchè vista la presenza delle protezioni.
Giungiamo così in cima all'avancorpo e andiamo ad attraversare un canale per poi risalire una fessura scomoda. Il tiro è forzato sia nella fessura che volendo passarci fuori: alla destra di questa c'è una facilissima rampa erbosa che porta alla sosta prima del penultimo tiro.
Ospiti in sosta |
Francesco alla S3 dalla S4 |
Il quinto tiro che tocca a Francesco si rivela un cliente niente affatto cordiale. Dopo un diedro che parte proprio sopra la sosta si esce su una placca delicata dove, dopo l'ultimo spit, c'è un passo che porta ad una clessidra con un cordino ormai inutilizzabile e che ingombra il buco per passarne un'altro.
Francesco deve fare un piccolo atto di fede per arrivare ad una presa migliore in altro e trovare così un salvifico chiodo.
L'ultimo tiro parte in deciso traverso a sinistra per andare a superare una profonda spaccatura e guadagnare così un diedro di roccia friabile e da tirare con grande attenzione. Vado con i piedi leggeri cercando di scegliermi gli appigli e dove proteggere.
Esco alla fine della via.
Siamo in ombra, con un fantastico venticello che ci accarezza, sicuramente ci siamo ustionati il collo senza neanche accorgerci del sole che ci ha accompagnato fino a poco prima.
Siamo praticamente soli, c'è silenzio in Val Maone. Scendiamo in doppia.
Accesso
Giunti ai Prati di Tivo si percorre la strada che va verso destra fino a raggiungere una sbarra verde che blocca l'accesso ad un bel sentiero. Si parcheggia e si percorre il sentiero entrando così in Val Maone e la si percorre per un lungo tratto fino a superare un boschetto sotto la verticale dell'inconfondibile placconata dell'avancorpo del III Pilastro. Si risale faticosamente il ghiaione fin sotto l'attacco, un diedro con uno spit a circa tre-quattro metri quasi al centro dello stesso avancorpo.
Materiale
nda, utili un paio di friend medi e qualche fettuccia, una decina di rinvii, eventualmente qualcosa per collegare gli spit di sosta, due mezze da 60m se si vogliono fare solo tre calate.
Relazione
L1 - VI+ - 30m
Si risale il diedro, poi si esce in placca, forse più facilmente a sinistra per poi salirla e obliquare verso un costolone a destra al termine del quale si trova il pulpito che ospita la sosta scomoda (6 spit, sosta su 2 spit)
L2 - VI+ - 30mSi supera il bombè con fatica, forse a destra più facilemnte, e poi si esce in placca seguendo le protezioni (se si prende una fessura sulla sinistra delle protezioni si esce più facilmente) fino ad uscire ad una comoda sosta (7 spit, sosta su 2 spit)
L3 - VI- - 30mSi sale sopra la sosta in placca fino ad una sosta quasi in cima all'avancorpo (3 spit e clessidre, sosta su 2 spit)
L4 - V - 15m
Si attraversa facilmente il canale sulla sinistra della sosta per andare a prendere una fessura fuori misura che si risale faticosamente fino alla sosta sotto un diedro (2 spit, sosta su 2 spit)
L5 - VI+ - 20m
Si risale il diedro per giungere ad una placca avara d'appigli fino ad una clessidra protetta da un cordino (attenzione, da cambiare o integrare) poi un passo molto lungo a prendere una presa in alto a destra che nasconde un chiodo, poi si giunge in sosta (4 spit, 3 ch., 1 cl., sosta su due spit e chiodi)
L6 - VI - 20m
Si traversa molto delicatamente in placca per superare con passo atletico un profondo salto verticale e guadagnare la parete a sinistra. Si entra in un diedro di roccia friabile e delicata su difficoltà contenute per uscire su un comodo terrazzino (2 spit, sosta su 2 spit)
Discesa
In doppia lungo la via, da S6 a S4, da S4 a S2, da S2 a terra.
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