lunedì 11 marzo 2013

Recensione - La voce del ghiaccio

Mi ero promesso di leggere il secondo lavoro di Simone Moro e così è stato. Sbirciando in biblioteca l'ho visto e comprato, incuriosito di conoscere il risultato del lavoro fatto durante la spedizione invernale al Nanga Parbat (2012).

Come aveva raccontato tramite web e come descrive all'interno del libro, le pagine che ho letto sono state scritte tutte (tranne quattro) proprio durante la spedizione al Nanga Parbat, che insieme al K2, alla data di stesura di questa recensione, sono gli ultimi due 8000 a mancare tra le scalate invernali.
Moro si racconta e racconta la successione di imprese invernali che sono diventate, per sua stessa ammissione, il centro nevralgico della carriera alpinistica che ha deciso di intraprendere. Effettivamente è il primo non polacco a conquistare un 8000, con la salita dello Shinsha Pangma, ha inanellato tre invernali con il Makalu ed il Gasherbrum II, e con quest'ultima salita ha anche infranto il "tabù" delle invernali in Karakorum.
Il libro è diviso in capitoli in cui separatamente e in ordine cronologico il grande alpinista racconta le sue avventure estreme, con anedotti e i dietro le quinte delle spedizioni, le difficoltà burocratiche e le intense amicizie maturate in situazioni quasi impossibili, così come venivano definite certe ascensioni nella peggiore stagione possibile.
Una lettura piacevole, scorrevole, mai pesante e per chi è appassionato anche con curiosi risvolti tecnico-pratici delle avventure più estreme che un alpinista possa pensare di affrontare.
Moro racconta i successi e i tentativi che lui, e condivido pienamente l'atteggiamento, non bolla mai come insuccessi, anzi eleva al rango di esperienze fondamentali, facendoli divenire i naturali e indispensabili anelli della catena che lo ha portato al Nanga Parbat.
Leggendo speravo di "sentire" il gelo nelle ossa che devono aver provato, ma seppur piuttosto coinvolgente, la narrazione non entra fino in fondo, non permette la totale immedesimazione, confermando ancora una volta il suo limite come scrittore (ma mi tolgo tanto di cappello per non averlo fatto scrivere ad un ghostwriter, come afferma lui stesso).
In ogni caso una lettura da fare per conoscere un po' di più un eccezionale esploratore dei nostri giorni.

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