giovedì 23 maggio 2013

Recensione - Nanga Parbat

Avevo intravisto uno spezzone finale del film qualche tempo fa, poi è uscito in edicola come supplemento al Corriere della Sera e sono corso a comprarlo e la sera stessa me lo sono guardato con moglie e figlia (che si sono addormentate dopo poco...)

Che dire? Se lo volessi paragonare alla fiction RAI sul K2 il film è praticamente da Oscar: gli attori recitano decentemente, la colonna sonora è godibile, la fotografia è decisamente buona e le immagini sono realistiche, verosimili (e si vede pure il Nanga Parbat).
Siccome non voglio fare un paragone, anche se la produzione non sia proprio hollywoodiana, ma una breve recensione scrivo, convinto, che il film si può vedere. Soprattutto se non si conosce la vicenda dei fratelli Messner e la loro traversata del Nanga Parbat (nel 1970, senza riferimenti o indicazioni...).
Il film pecca, come tanti film, di essere piuttosto sbrigativo, sorvolando su tanti temi e tanti aspetti, presentando i personaggi in maniera didascalica se non superficiale. 
Lo stesso Reihnold nel 1970 era già un personaggio di rilievo, dal curriculum alpinistico importantissimo e aveva già pubblicato il suo manifesto su La rivista mensile del CAI, il famoso articolo L'assassinio dell'impossibile.
Il fratello Gunther non era certo da meno e aveva partecipato a tutte le imprese alpinistiche del più famoso e blasonato fratello. Questo marchio di alpinista meno esperto è rimasto nella storia, ma ritengo che un film che racconta la storia così come si è svolta doveva dare la giusta luce al co-protagonista della tragedia, anche se spesso ci si dimentica di questo.
Aggiungo che anche Herligkoffer è presentato in maniera lievemente caricaturale, ma non nego che sia un'interpretazione e una percezione del tutto personale, e che, in generale sia abbastanza verosimile (non veritiero).
Il grande pregio del film è raccontare la storia così come è accaduta: come raccontata da Reihnold nei suoi libri, come testimoniata dal ritrovamento del corpo di Gunther nel 2005 ai piedi della parete Diamir, accennando, seppur brevemente e superficialmente anche quanto fosse forte la sete dei due alpinisti altoatesini (ovvero italiani...) di tentare l'impossibile.
Credo che il film sia discreto e, se non si pretende troppo, anche buono nel complesso.

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