giovedì 18 luglio 2013

Corno Piccolo - Spigolo di Paoletto - 200m - V

Scalata infrasettimanale con Francesco, a lungo rimandata, che per la prima volta assaggia l'eccezionale calcare del Corno Piccolo. Questa volta la via è una delle ultime della parete Nord, proprio sullo spigolo dello sperone delimitato a sinistra del diedro caratteristico della via Iskra e a destra dal profondo intaglio del Camino di mezzo.
La via è interessante, mai scontata, con un passaggio, all'attacco del quarto tiro, bello, relativamente impegnativo, ma ben protetto.


La funivia apre alle 9.00 (per come la vedo io è come se fosse mezzogiorno), ma deicidiamo di prenderla con calma visto che la via non è lunga e accesso e discesa sono facili e veloci.


Arriviamo all'attacco della via in una quarantina di minuti, ma mai avrei pensato di trovar traffico sulla via di martedì. Eppure è successo, complice anche il brutto tempo dei giorni scorsi, così scaliamo in compagnia di due ragazzi di Pescara avanti a noi di una cordata sulla Iskra.

La placconata d'attacco della via
Parto per il primo tiro che sono ormai le 11.00 e questo mi scoccia un po', ma d'altro canto abbiamo davanti degli ottimi apripista con cui scambiare due chiacchiere e scoprire com'è la via: non tutto il male viene per nuocere!
Il primo tiro lo attacchiamo probabilmente troppo a sinistra ma la placca si fa domare facilmente e in poco più di venti minuti siamo alla prima sosta proprio sotto un caratteristico ed evidentissimo tettino.



S1. Lo pseudo rinvio in foto è della cordata pescarese
L'attacco del secondo tiro della via richiede un traverso a destra per sbucare sullo spigolo e poi prosegue in placca e fessura. Davanti a noi la coppia di rocciatori si cimenta in un bellissimo e faticoso attacco diretto dello strapiombo: faccio i miei complimenti a Giordano e Giuseppe (spero di ricordare bene...) per l'ottima tecnica e testa nell'affrontare il duro passaggio sicuramente non di IV.

Il non facile attacco del secondo tiro scelto dai due pescaresi
Per quanto ci riguarda, pur avendo proprio voglia di tentare il passaggio, preferisco traversare a destra e poi affrontare la placca. Ebbene anche questa volta, pur passando senza soffrire particolarmente, mi rendo conto che un IV classico, di placca e da proteggere, così come la successiva fessura della stessa difficoltà, non sono da prendere come passeggiate. Il tiro, non difficile, non è scontato o banale, ma anzi in fessura risulta anche un po' faticoso.

S2 - sosta piuttosto scomoda
Nel frattempo nebbioni e nuvole senza pioggia vanno e vengono, avvolgendoci e facendoci perdere del tutto la cognizione dello spazio in cui siamo. In quei minuti in cui siamo in sosta, avvolti da questo grigio uniforme esiste solo la roccia e la corda. Siamo senza vista e senza punti di riferimento.


Dalla seconda sosta il terzo tiro è abbastanza banale su placca facile e molto appoggiata che in meno di trenta metri porta sotto il muretto leggermente strapiombante che costituisce il passaggio chiave di tutta la via. Infatti in una ventina di minuti sono alla sosta. Molto importante è salire fino al muretto, è infatti presente anche un'altra sosta poco prima e più a sinistra, ma conviene andare fino alla successiva (comoda) e posta in modo da permettere di affrontare il passaggio con tutta calma.

Vista da S3
Francesco in sosta su S3


Il bel muretto d'attacco di L4
Il passaggio, pur se aggettante, è ben protetto da un cordone su clessidra (da sostituire eventualmente) e ammanigliato quanto basta per ristabilirsi e passare oltre. Personalmente ho dovuto completare lo scavalcamento del muretto per poter trovare da proteggere, ma, se affrontato con la dovuta calma e convinzione, è abbordabilissimo (se ci sono riuscito io...).
Salgo con calma il resto del tiro e mi godo gli sprazzi di sole che vanno e vengono. La temperatura è assolutamente piacevole, anzi, in qualche momento è pure fresco, nonostante la maglia a manica lunga.
Arrivo in sosta e dopo una mezz'ora dall'attacco del tiro sono pronto a recuperare Francesco che viene su con la consueta velocità.
L'ultimo tiro è facilissimo e sbuca proprio sulle terrazze della comba ghiaiosa.


Giordano e Giuseppe ci fanno la grande cortesia di attenderci per scendere insieme il camino di mezzo che in qualche punto presenta dei tratti da disarrampicare e un elettrizzante discesa nel buco alla fine in cui non è banale mettere i piedi: Francesco opta per traversare il masso incastrato da sopra e si aiuta con il fix che si trova sulla roccia, io invece mi imbuco e abbraccio come posso la roccia gelata (c'era ancora neve).
Bella via, ben attrezzata e di facile individuazione sia all'attacco sia durante la progressione. Ottima se concatenata con qualcos'altro sulla parete Nord.

Materiale

nda, friends medio-piccoli, e qualche cordino/fettuccia per rinforzare le soste esistenti.

Relazione

L'attacco si trova in corrispondenza della riconoscibile placconata di base dello sperone compreso tra la il diedro della via Iskra e il Camino di mezzo.
L1 - 50m - IV
Si affronta la placca iniziale verso l'evidente tettino che obliquo (1ch., sosta su 1 ch. e spit)
L2 - 40m - IV
Traversare decisamente a destra guadagnando grande esposizione e poi in alto andando a prendere un'evidente fessura che si percorre tutta fino in sosta (1ch., sosta su 1ch e 1 spit)
L3 - 25m - III+
Salire perpendicolarmente alla sosta fino ad arrivare sotto il visibile muretto con cordone su clessidra (sosta su 3 ch.)
L4 - 40m - V
Affrontare direttamente il salto (cless.) per poi proseguire su più facile placca fino a giungere su un grande terrazzo riparato su cui si sosta (dalla sinistra giunge la via Iskra) (1 cless., sosta su spit e cless.)
L5 - 50m - II
Si va prima a destra e poi per via intuitiva di difficoltà molto contenute fino alla fine dello sperone da cui si guadagna con facili traversi (attenzione se fatti slegati) la comba ghiaiosa.

Uscita

Si traversa facilmente fino all'imbocco dell'evidente canale che costituisce il camino di mezzo. Lo si percorre sul fondo e sulla destra. Alla prima biforcazione si prende il ramo di destra (faccia a valle). Giunti ad un saltino lo si supera traversando sempre a destra e quando possibile si riguadagna il fondo deviando a sinistra.
Giunti in corrispondenza del caratteristico buco ci si infila dentro per superare il primo saltino (facile) e poi il secondo (porre attenzione). Alternativamente, nel caso fosse ostruito dalla neve, lo si supera da sopra e sulla sinistra, anche aiutandosi con uno spit sulla parete.

2 commenti:

  1. Ciao, volevo solo dire che la sosta S2 fatta cosi' e' pericolosissima, gli americani la chiamano "il triangolo della morte", https://en.wikipedia.org/wiki/American_death_triangle.

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    1. Ciao, grazie dell'imbeccata. Devo dire che non ricordo molto bene, sono passati tre anni, ma il cordone lo trovammo e, in effetti, non faccio mai le soste così.
      Cmq ottimo, ho imparato una cosa nuova.
      Saluti, Bruno

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