Quando la sveglia (della camera accanto!) mi ha svegliato alle 2.45 del mattino ho pienamente compreso il significato di perdità della sanità mentale. Ho aperto gli occhi, ho focalizzato che ero alla Capanna Gnifetti e ho scoperto che mi sentivo dannatamente bene. Quindi non restava che alzarsi prepararsi e ricominciare la giostra!
Obiettivo della giornata la Punta Gnifetti e una visita alla Capanna Margherita.
Alle 4,20 siamo pronti fuori dal rifugio per scendere nuovamente sul ghiacciaio e affrontare la prima fatica della giornata. La colazione è stata veloce ma abbondante e buona, abbiamo i thermos con il thè bollente nello zaino e non fa freddo e non tira vento.
La sera a cena avevamo sentito di una perturbazione che i meteo davano in arrivo per le 10,00 circa, quindi volevamo essere sicuri di arrivare alla Capanna per un'ora tale da essere già sulla strada di ritorno per quell'orario.
Alla sola confortante luce delle frontali ci avviamo verso la nostra meta. Partiamo ad un ritmo abbastanza umano con Francesco che percorre la traccia con grande sicurezza. La progressione è costante. Questa volta con noi in cordata c'è anche Cristina, che come gli altri tiene il passo (che mi è stato detto essere blando!) senza un fiato.
Nel buio della notte, con un cielo stellato da far paura, mi perdo nei miei pensieri, non sento la fatica e riesco ad alienarmi dalle prime sensazioni di sofferenza che le gambe mandano al cervello. Camminare a quel modo è catartico, rilassante, quasi piacevole.
Superiamo i crepacci e superiamo il Balmenhorn e il colle Vincent che ancora è buio, anche se si cominciano a distinguere lievemente le sagome delle cime che ci contornano.
Siamo comunque veloci come la luce che sempre più velocemente ci svela il glaciale mondo che ci circonda. Alle 6.10 c'è sufficiente luce per farci ammirare in tutta la sua maestà, appena in vista dietro i Lyskamm, la meravigliosa piramide rocciosa del Cervino. Si vede anche la nostra meta, la punta Dufour, la Zumstein e alla nostra destra e indietro, la Parrot, la Ludwigshohe e il Corno Nero.
Siamo circondati.
Senza abbassare il ritmo (anzi, forse alzandolo un po') arriviamo verso le 7.15 ai piedi del pendio finale della Zumstein: il cielo è terso e non tira vento, siamo in anticipo rispetto alle previsioni e quindi si va su.
La Zumstein è la quinta vetta sopra i quattromila delle Alpi. Da lassù la vista spazia tutt'intorno fino al Bianco e poi verso il versante svizzero dove un oceano di nuvole ci ricorda che siamo a 4563 metri.
Sto bene, non ho il fiatone, non ho mal di testa. Dopo poco riscendiamo e ci dirigiamo velocemente al colle che ci separa dalla punta Gnifetti. Vado avanti io e attacco il pendio che sale alla Capanna Margherita. Cerco di mantenere un passo costante: stare avanti mi permette di regolarmi meglio e quando spunto in cima, nonostante la fatica mi rendo conto che abbiamo impiegato solo quattro ore per arrivare passando per la Zumstein. Sono le 8.30 e decidiamo di concederci un bel thè caldo in rifugio.
Quando passo sul ballatoio che conduce alla porta del rifugio mi affaccio e, pur non soffrendo di vertigini, la vista verso il basso è terrificante: un abisso di roccia, ghiaccio e neve si spalanca sotto di noi. E' meraviglioso pensare a dove ci hanno condotto le nostre gambe e ancora di più è impressionante pensare a quanto sia stata dura costruire la Capanna nel 1890.
Alle 9.20 ripartiamo. Della perturbazione neanche l'ombra, anzia la giornata è fantastica, con un cielo azzurro e senza una bava di vento.
Scendiamo dalla vetta e ci dirigiamo verso la Parrot. Io sarei più che soddisfatto e quando attacchiamo il colle ad un ritmo forsennato mi dico che dopo questa per me basta. Le gambe mi bruciano e inizio ad essere stanco: alle 10.00 siamo già sulla vetta, una cresta aerea ma molto tranquilla.
Da sinistra: Punta Zumstein, Punta Gnifetti, Punta Parrot |
Alle 4,20 siamo pronti fuori dal rifugio per scendere nuovamente sul ghiacciaio e affrontare la prima fatica della giornata. La colazione è stata veloce ma abbondante e buona, abbiamo i thermos con il thè bollente nello zaino e non fa freddo e non tira vento.
La sera a cena avevamo sentito di una perturbazione che i meteo davano in arrivo per le 10,00 circa, quindi volevamo essere sicuri di arrivare alla Capanna per un'ora tale da essere già sulla strada di ritorno per quell'orario.
Alla sola confortante luce delle frontali ci avviamo verso la nostra meta. Partiamo ad un ritmo abbastanza umano con Francesco che percorre la traccia con grande sicurezza. La progressione è costante. Questa volta con noi in cordata c'è anche Cristina, che come gli altri tiene il passo (che mi è stato detto essere blando!) senza un fiato.
Nel buio della notte, con un cielo stellato da far paura, mi perdo nei miei pensieri, non sento la fatica e riesco ad alienarmi dalle prime sensazioni di sofferenza che le gambe mandano al cervello. Camminare a quel modo è catartico, rilassante, quasi piacevole.
Superiamo i crepacci e superiamo il Balmenhorn e il colle Vincent che ancora è buio, anche se si cominciano a distinguere lievemente le sagome delle cime che ci contornano.
Siamo comunque veloci come la luce che sempre più velocemente ci svela il glaciale mondo che ci circonda. Alle 6.10 c'è sufficiente luce per farci ammirare in tutta la sua maestà, appena in vista dietro i Lyskamm, la meravigliosa piramide rocciosa del Cervino. Si vede anche la nostra meta, la punta Dufour, la Zumstein e alla nostra destra e indietro, la Parrot, la Ludwigshohe e il Corno Nero.
Siamo circondati.
Verso la Punta Zumstein |
Verso sud |
Senza abbassare il ritmo (anzi, forse alzandolo un po') arriviamo verso le 7.15 ai piedi del pendio finale della Zumstein: il cielo è terso e non tira vento, siamo in anticipo rispetto alle previsioni e quindi si va su.
La Zumstein è la quinta vetta sopra i quattromila delle Alpi. Da lassù la vista spazia tutt'intorno fino al Bianco e poi verso il versante svizzero dove un oceano di nuvole ci ricorda che siamo a 4563 metri.
In vetta. La prima della giornata |
Sto bene, non ho il fiatone, non ho mal di testa. Dopo poco riscendiamo e ci dirigiamo velocemente al colle che ci separa dalla punta Gnifetti. Vado avanti io e attacco il pendio che sale alla Capanna Margherita. Cerco di mantenere un passo costante: stare avanti mi permette di regolarmi meglio e quando spunto in cima, nonostante la fatica mi rendo conto che abbiamo impiegato solo quattro ore per arrivare passando per la Zumstein. Sono le 8.30 e decidiamo di concederci un bel thè caldo in rifugio.
Vista dal balcone della Capanna Margherita |
Alle 9.20 ripartiamo. Della perturbazione neanche l'ombra, anzia la giornata è fantastica, con un cielo azzurro e senza una bava di vento.
Scendiamo dalla vetta e ci dirigiamo verso la Parrot. Io sarei più che soddisfatto e quando attacchiamo il colle ad un ritmo forsennato mi dico che dopo questa per me basta. Le gambe mi bruciano e inizio ad essere stanco: alle 10.00 siamo già sulla vetta, una cresta aerea ma molto tranquilla.
Percorriamo la cresta e poi scendiamo verso la sella che separa la Parrot dalla Ludwigshohe. Ho capito l'antifona: oggi si fanno tutte le vette. Provo a protestare, più con me stesso che con gli altri, ma alla fine mi faccio convincere molto facilmente. Tra l'altro c'è una bella traccetta che sale diretta alla vetta, così lasciamo i bastoncini e prendiamo le picche e aggrediamo il pendio, una salita a circa 45°.
Tutti in vetta alla Ludwigshohe |
Sono le 10.50 e siamo tutti in vetta. Vediamo ad un tiro di schioppo anche il Corno Nero con il suo bello scivolo, tracciato, che sale verticale alla vetta. A quella vista non mi faccio neanche pregare, bisogna andar su.
Peccato che la traccia, una scalinata praticamente, faccia perdere molta della bellezza che possiede la salitina. Sarebbe stato più entusiasmante salire fuori traccia, ma non era il caso e comunque aiuta parecchio in discesa. In mezz'ora scendiamo, saliamo e riscendiamo.
Oggi ho salito cinque quattromila in uno degli ambienti più belli che abbia mai visto, con un'ottima compagnia di persone, in una giornata di sole superlativa.
Tutti insieme sotto al Corno Nero |
Da lì scendiamo al Gnifetti e dopo un veloce, e anche economico, pranzo a base di pastasciutta ce ne torniamo a Indren e quindi a casa.
Ringrazio tutti quanti per la bellissima e divertente giornata, in particolare Francesco e poi Antonio, Paolo, Daniele, Fabrizia e Cristina: alla prossima scalata.
Bellissimo Bruno, deve essere stata una bella camminata!
RispondiEliminaEmanuele
Mentre tu ti stavi confrontando con la quota, noi non ci siamo mica grattati! vai sul blog a dare una spulciata ;)
EliminaMa che cacchio di bestie siete!?!?!? Complimenti! 5 vette di oltre 4000 m nella stessa giornata...io me la sto facendo sotto solo per fare capanna Margherita...
RispondiEliminaGrazie, ma il ritmo lo hanno dato i trenini ciuf ciuf con cui sono andato...
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