Era tempo di saggiare con mani e piedi (soprattuto i piedi!) la roccia delle spalle e la scelta non poteva che ricadere su una delle classiche della Prima, meravigliosa e invitantissima. Con Simone, per il primo di due giorni al Gran Sasso, optiamo quindi per questa via che percorre la bella placconata del versante nord.
Purtroppo qualche scienziato che gestisce la funivia ai Prati di Tivo ha deciso che per migliorare il servizio e sviluppare maggiormente il turismo l'orario di funzionamento della cabinovia debba essere compreso tra le 9.00 e le 17.00 nei giorni feriali: praticamente significa arrivare agli attacchi ad un orario poco consono e fare poi delle corse pazzesche per riuscire a non mancare l'ultima corsa utile.
Con Simone, carichi come muli per andare a dormire al Franchetti, arriviamo così, tra una chiacchera e una sudata, all'attacco della via, sotto l'enorme, bellissima placconata, intorno alle 10.30. Immancabilmente troviamo davanti a noi due cordate impegnate sulle Placche e su Attenti alle Clessidre.
Ci rendiamo conto che la cordata che percorre il nostro stesso itinerario non sa esattamente dove va la via e ci chiede di continuo quale sia la giusta direzione (ma scaricarsi e stampare una relazioncina dalla rete?). Cerchiamo per quanto possibile di non stargli esattamente sotto e di dare indicazioni più precise possibile, anche se pure noi non capiamo benissimo dove andare.
La placca è infatti disseminata di cordoni, soste, calate, ancoraggi e "cannare" la via è estremamente facile. Non che sia poi un gran problema, se si ha un po' di fiducia nell'aderenza l'arrampicata è veramente piacevole, tranquilla, sempre appoggiata.
Progrediamo abbastanza velocemente, godendoci la giornata che è infuocata nonostante l'altitudine, cercando di cucire il più fedelmente possibile la via a quella descritta dalla relazione.
Sicuro punto di riferimento sono una scaglia all'inizio, una specie di fessura che finisce a destra con uno spuntone, e un tetto a pancia sotto al quale è visibile una nettissima clessidra cordonata con chiodo.
Per poter affrontare le Placche è bene tenersi a sinistra, puntare alla scaglia, superarla più o meno in verticale continuando poi a tenere la sinistra. In ogni caso si trovano una tale quantità di clessidre e soste o ancoraggi più o meno attrezzati che la direzione non è esattamente il problema principale.
E infatti Simone, che predilige le placche, si gode come un bambino la scalata su una roccia che permette una dose di confidenza che in altri contesti è impensabile.
La giornata è fantastica il sole picchia forte e ringraziamo quando il vento ci rinfresca: per fortuna che Simone ha insistito per portare lo zaino con l'acqua altrimenti il prosieguo sarebbe stato una tortura
Infine si giunge alla cima della spalla dalla quale si gode una meravigliosa vista della vetta del Corno Piccolo e dalla quale, dopo aver mangiato e bevuto un po', scendiamo per la via del Canalone.
L'imbocco è segnato da degli ometti e per il resto è abbastanza intuitivo percorrere il canale e arrivare in fondo, anche se ci sono diversi salti da disarrampicare faccia a monte e in qualche caso convenga cambiare lato per evitare qualche salto più complicato.
La discesa mi è risultata più faticosa rispetto a quella per il Camino di Mezzo che si può raggiungere facilmente per la comba ghiaiosa puntando all'uscita dello Spigolo di Paoletto, piuttosto evidente.
Salita da includere nei must del Corno Piccolo (ma da non fare con cordate davanti: quelli su Attenti alle Clessidre, durante le doppie, hanno fatto cadere un bel sassone che è esploso quando è rimbalzato...)
Relazione da prendere con le molle data la facilità con cui si può cucire la via lungo la placconata.
L1 - 35m - III
Si sale tenendo la sinistra fino ad una clessidra al di sotto di una lama-fessura (sosta su cless.)
L2 - 40m - IV-
Sempre leggermente a sinistra si supera la lama da cui si prosegue dritti ad una sosta (sosta su cless.)
L3 - 40m - III
Dritti sulla placca fino ad una sosta (varie cless. sosta su cless.)
L4 - 40m - V-
Obliquando sempre verso sinistra si sale verso una clessidra, poi verso un'altra, infine si giunge ad una sosta su spit e clessidra (varie cless. sosta su spit e clessidra)
L5 - 40m - IV
Dritti verso un tetto protetto da clessidra e chiodo che si oltrepassa dritti o leggermente a destra, si prosegue fino ad una sosta (cless. 1 ch, sosta su 2 spit con catena e anello di calata)
L6 - 50m - IV-
Si prosegue fino all'evidente uscita sulla sommità della prima spalla dove si può sostare (cless., sosta su 2 spit con catena e anello di calata)
Dalla vetta della Prima Spalla si punta verso sinistra (faccia a monte) scendendo gradualmente per il dolce pendio detritico. Lasciarsi dietro il primo canale (il Sivitilli) e cercare degli ometti che conducono all'imbocco del canalone. Lo si percorre per via intuitiva fino alla fine.
L'arrivo alla cima della Prima Spalla |
Purtroppo qualche scienziato che gestisce la funivia ai Prati di Tivo ha deciso che per migliorare il servizio e sviluppare maggiormente il turismo l'orario di funzionamento della cabinovia debba essere compreso tra le 9.00 e le 17.00 nei giorni feriali: praticamente significa arrivare agli attacchi ad un orario poco consono e fare poi delle corse pazzesche per riuscire a non mancare l'ultima corsa utile.
Con Simone, carichi come muli per andare a dormire al Franchetti, arriviamo così, tra una chiacchera e una sudata, all'attacco della via, sotto l'enorme, bellissima placconata, intorno alle 10.30. Immancabilmente troviamo davanti a noi due cordate impegnate sulle Placche e su Attenti alle Clessidre.
Cordate impegante sulla nord della Prima Spalla |
La placca è infatti disseminata di cordoni, soste, calate, ancoraggi e "cannare" la via è estremamente facile. Non che sia poi un gran problema, se si ha un po' di fiducia nell'aderenza l'arrampicata è veramente piacevole, tranquilla, sempre appoggiata.
Progrediamo abbastanza velocemente, godendoci la giornata che è infuocata nonostante l'altitudine, cercando di cucire il più fedelmente possibile la via a quella descritta dalla relazione.
Sicuro punto di riferimento sono una scaglia all'inizio, una specie di fessura che finisce a destra con uno spuntone, e un tetto a pancia sotto al quale è visibile una nettissima clessidra cordonata con chiodo.
Per poter affrontare le Placche è bene tenersi a sinistra, puntare alla scaglia, superarla più o meno in verticale continuando poi a tenere la sinistra. In ogni caso si trovano una tale quantità di clessidre e soste o ancoraggi più o meno attrezzati che la direzione non è esattamente il problema principale.
E infatti Simone, che predilige le placche, si gode come un bambino la scalata su una roccia che permette una dose di confidenza che in altri contesti è impensabile.
Una dei punti di calata da cui è possibile scendere per riguadagnare la base della placca |
La giornata è fantastica il sole picchia forte e ringraziamo quando il vento ci rinfresca: per fortuna che Simone ha insistito per portare lo zaino con l'acqua altrimenti il prosieguo sarebbe stato una tortura
Infine si giunge alla cima della spalla dalla quale si gode una meravigliosa vista della vetta del Corno Piccolo e dalla quale, dopo aver mangiato e bevuto un po', scendiamo per la via del Canalone.
L'imbocco è segnato da degli ometti e per il resto è abbastanza intuitivo percorrere il canale e arrivare in fondo, anche se ci sono diversi salti da disarrampicare faccia a monte e in qualche caso convenga cambiare lato per evitare qualche salto più complicato.
La discesa mi è risultata più faticosa rispetto a quella per il Camino di Mezzo che si può raggiungere facilmente per la comba ghiaiosa puntando all'uscita dello Spigolo di Paoletto, piuttosto evidente.
Salita da includere nei must del Corno Piccolo (ma da non fare con cordate davanti: quelli su Attenti alle Clessidre, durante le doppie, hanno fatto cadere un bel sassone che è esploso quando è rimbalzato...)
Materiale
nda, in particolare fettucce e cordini, eventualmente un paio di friends e di nut per le rare scaglie e fessureRelazione
Per arrivare all'attacco percorrere il Ventricini dalla Madonnina fin sotto la riconoscibile placconata: da lì per prati e roccette si giunge all'imbocco del Sivitilli che si risale per una cinquantina di metri sino ad una cengia detritica da cui si parte.Relazione da prendere con le molle data la facilità con cui si può cucire la via lungo la placconata.
L1 - 35m - III
Si sale tenendo la sinistra fino ad una clessidra al di sotto di una lama-fessura (sosta su cless.)
L2 - 40m - IV-
Sempre leggermente a sinistra si supera la lama da cui si prosegue dritti ad una sosta (sosta su cless.)
L3 - 40m - III
Dritti sulla placca fino ad una sosta (varie cless. sosta su cless.)
L4 - 40m - V-
Obliquando sempre verso sinistra si sale verso una clessidra, poi verso un'altra, infine si giunge ad una sosta su spit e clessidra (varie cless. sosta su spit e clessidra)
L5 - 40m - IV
Dritti verso un tetto protetto da clessidra e chiodo che si oltrepassa dritti o leggermente a destra, si prosegue fino ad una sosta (cless. 1 ch, sosta su 2 spit con catena e anello di calata)
L6 - 50m - IV-
Si prosegue fino all'evidente uscita sulla sommità della prima spalla dove si può sostare (cless., sosta su 2 spit con catena e anello di calata)
Uscita
Con alcune doppie per soste attrezzate lungo la via Attenti alle Clessidre. La prima doppia si fa su un bell'ancoraggio su di uno sperone (a destra faccia a monte rispetto all'uscita della via. Noi siamo usciti proprio in corrispondenza di tale ancoraggio, v. foto iniziale) proprio sulla vetta della Spalla.Dalla vetta della Prima Spalla si punta verso sinistra (faccia a monte) scendendo gradualmente per il dolce pendio detritico. Lasciarsi dietro il primo canale (il Sivitilli) e cercare degli ometti che conducono all'imbocco del canalone. Lo si percorre per via intuitiva fino alla fine.
Nessun commento:
Posta un commento