martedì 10 giugno 2014

Pizzo d'Intermesoli - Torre John Wayne - 170m - VI+

Aprire la stagione arrampicatoria all'Intermesoli con Luca è un piacere, e anche se la mia "prestazione" non è stata proprio di quelle da incorniciare, torno con una bellissima esperienza su una via superlativa, discretamente attrezzata e assolutamente da non perdere.
Luca in azione nel bellissimo diedro della parte alta della via

Non nascondo che ho pagato un po' di ansia, un battesimo festeggiato la sera prima, e il primo tiro da svegliabambocci, arrivando mentalmente provato alla sosta del terzo tiro dove ho ceduto, molto volentieri, la testa della cordata a Luca per i successivi tre.
L'idea era di provare a fare due vie, idea che evaporerà una volta alla base della via per l'ora, per me, un po' tarda. In ogni caso ci vediamo alle 7,30 al piazzale dei Prati di Tivo. Per me è significato alzarmi alle 4,45: dopo i bagordi del giorno prima è stata solo la tanta voglia di andare in montagna e la grande motivazione personale che mi hanno permesso di non gettare dalla finestra la sveglia.
Senza tanti indugi prepariamo gli zaini e ci dirigiamo con passo sostenuto verso la Val Maone.
In un'oretta siamo sotto lo Scudo, un contrafforte alla destra dell'evidente bocca aperta della Grotta dell'Oro.
Alla domanda: "Sasso piccolo o sasso grande" io rispondo senza neanche tanto pensare "sasso grande" e così vinco il primo tiro. Una breve placca avara d'appigli di una quindicina di metri da scalare come quando si guida: tenendo la destra.
Ora, se qualcuno sta pensando di andarsene al Pizzo di Intermesoli e farsi una via plaisir, senza stress, quasi come essere in falesia, ecco, non ingannatevi perchè c'è da arrampicare abbastanza tra una protezione e l'altra. Nulla di pericoloso, ma sufficiente, per chi come me è abituato allo spit ogni due metri, a far salire l'adrenalina.

La placchetta del primo tiro

Cercando di sfruttare quel poco che c'è, aiutandomi con il bordo della placca e poi arrampicandoci anche sopra, arrivo alla sosta su di un comodo terrazzo erboso. Allungo moltissimo le protezioni e proseguo sul secondo tiro, concatenando così per una lungezza totale di 40m.


L'arrampicata si fa più facile, ma la placca in sè è improteggibile e se non fosse per gli spit sarebbe tutta un'altra storia. Mentre arrampico mi viene da pensare ai grandi, quelli forti, che su placche di questo genere scalavano facendo lunghissimi runout e con gli scarponi o al massimo con le Superga.
Arrivo alla sosta poco a sinistra di un tettino fessurato con un evidente cordone.
Mi sistemo e recupero Luca che senza tanti tentennamenti arriva rapido vicino a me.
Dalla S2, la nostra prima sosta


A questo punto dovremmo alternarci, ma dopo essermi consultato con la mia testa e le mie menate mentali chiedo a Luca di farmi salire anche il secondo/terzo tiro per poi cedergli il comando fino alla fine.
Troppo buono per non farlo il mio compagno acconsente e così parto.


Dopo aver traversato leggermente a destra affronto il facile tettino, ben ammanigliato e proseguo, seguendo le protezioni e obliquando verso sinistra fino alla sosta che ci porta direttamente sotto il lungo diedro che caratterizza la parte alta della via.
Il tiro mi è sembrato breve, forse, mi dico, mi sono scaldato e allora mi viene il dubbio che forse sono stato frettoloso a lasciare a Luca gli altri tre tiri, ma in fondo va bene così.
Luca arriva, come un abile borseggiatore mi toglie tutto il materiale e con gran velocità, ma senza fretta, si dispone a cominciare la sua parte di scalata.


Luca arrampica e fa sembrare le cose facili, anche se qualche passo lo fa ragionare qualche istante di più, ma niente che assomigli a dubbio o perplessità.
Dopo un po' mi chiama: è arrivato in sosta e così tocca a me.
Smonto tutto e affronto il diedro. L'arrampicata è bella, le prese ci sono e si può facilmente sfruttare il diedro per spaccare e riposarsi, anche se i primi passi del tiro sono abbastanza impegnativi. Numerose anche le possibilità di integrazione.
Arrivo in sosta, si ripete il rituale del passaggio del materiale e Luca riparte sempre lungo il diedro.


Ammiro la capacità di Luca di sfalzare le corde in maniera quasi scientifica, segno di grande calma e serenità.
Il quinto tiro (quarto per noi) è leggermente più difficile del precedente, in qualche punto le prese sono pochine, ma la fessura del diedro e le sue pareti offrono mille soluzioni per la progressione e l'integrazione.
Ora, non per fare il purista, ma data la facilità con cui è possibile proteggere mi chiedo se questo, stupendo e meraviglioso diedro non poteva essere stato lasciato pulito. C'è veramente grande opportunità e la roccia è solida (perlomeno come lo è in montagna: qualcosa che si muove si trova sempre). 
Certo, se fosse stato un tiro da proteggere questa sarebbe stata una via quasi sicuramente fuori dalla mia portata, ma poco importa. Di rocciatori in grado di fare un diedro di VI sprotetto e da proteggere ce ne sono in abbondanza e questo maggiore ingaggio avrebbe sicuramente aggiunto valore ad una via molto bella.


Luca sul passo di VI/VI+ del quitno tiro
Grande e di soddisfazione il passaggio del piccolo strapiombo a sinistra del diedro per uscire sulle placche sovrastanti. Uscire non è affatto banale, ma le prese ci sono e il passaggio si lascia percorrere.
L'ultimo tiro è una bella cavalcata verso sinistra su prese ottime e roccia di gran qualità.


Arrivati alla fine godiamo anche di un bellissimo scorcio della gola nascosta. Poi, con tre doppie da 60m, da S6 a S4, da S4 a S1 e da S1 a terra, concludiamo la nostra giornata inaugurale al Gran Sasso.


La via è magnifica, offre un'arrampicata varia, di giusto ingaggio, protetta il giusto ma con ottime possibilità di integrazione. Le soste sono tutte attrezzate.
Insomma da goduria.


Accesso

Giunti ai Prati di Tivo si percorre la strada che va verso destra fino a raggiungere una sbarra verde che blocca l'accesso ad un bel sentiero. Si parcheggia e si percorre il sentiero entrando così in Val Maone. Per arrivare alle Strutture occorre superare il primo tratto in bosco, giunti in vista della Grotta dell'Oro (inconfondibile) si prende il sentierino sulla destra che porta fin lassù. Dopo poco, per via intuitiva si lascia il sentiero e si volta a destra fino a giungere sotto la parete

Materiale

nda, utili friend piccoli e medi, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, almeno 12 rinvii se si concatenano i tiri.

Relazione

Manterrò, per coerenza con le guide che si trovano in giro, la gradazione che equipara il VI al 5c (anche se non è che tutti la vedano proprio così).

L1 - VI+ - 15m
Si attacca la placca avara d'appigli fino a conquistare la terrazza erbosa (2 spit, sosta attrezzata)

L2 - V+ - 25m
Si traversa a destra e si affronta la placca sovrastante prodiga di tacche. Seguendo le protezioni si giunge ad una sosta sotto una fascia strapiombante (diversi spit, sosta da collegare su 2 spit)

L3 - V+ - 30m
Ci si sposta a destra e si affronta il piccolo strapiombo per proseguire verso l'inizio del diedro (diversi spit, sosta attrezzata)

L4 - VI - 40m
Si sale per una fessurina e poi lungo il diedro fino in sosta (diversi spit, sosta attrezzata)

L5 - VI+ - 30m
Si prosegue lungo il diedro fin sotto l'evidente tettino sulla sinistra, lo si superacon passo atletico e si prosegue fino ad una terrazza erbosa (diversi spit, sosta attrezzata)

L6 - V+ - 30m
Si affronta la placca sovrastante verso un diedrino e poi a sinistra fino alla sosta in corrispondenza della sosta (diversi spit, sosta attrezzata)

Discesa

In doppia lungo la via.







 

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