giovedì 19 giugno 2014

Recensione - E' buio sul ghiacciaio

Hermann Buhl, primo uomo a salire due ottomila, scalatore fortissimo e di una forza di volontà senza paragoni, apritore di vie ardimentose, spesso in solitaria, si racconta in questo magnifico libro.


Un visionario che ha saputo ben prima di tutti gli altri, ben prima di Messner, tradurre la sua esperienza sulle Alpi nel difficile e complesso linguaggio degli ottomila, arrivando a conquistare nel 1953 il Nanga Parbat in solitaria e senza ossigeno ed il Broad Peak nel 1957 con una spedizione composta di soli quattro alpinisti.
Hermann Buhl è stato un alpinista completo, dalle qualità eccezionali. Dalla lettura delle sue imprese sulle montagne di casa traspare una modestia che, per chi non è avezzo alla montagna verticale, sminuisce la portata delle sue imprese, della forza e dell'abilità necessarie per arrampicare in certe condizioni e con un equipaggiamento che oggi non viene usato neanche per andare a passeggiare.
Muore per un incidente quasi banale, quasi impensabile, quasi sciocco se non fosse avvenuto a oltre seimila metri nel rientro dal tentativo di prima ascensione del Chogolisa.
Un libro che merita di essere letto, per conoscere un grande dell'alpinismo mondiale che merita di essere ricordato.

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