martedì 6 gennaio 2015

Cresta del Terminillo - EEA

Nel disperato bisogno di trovare e assaggiare un po' di ghiaccio e neve il 2 di gennaio di questo inizio di 2015 me ne vado a fare una passeggiata al Terminillo. Quando arrivo su la situazione appare subito sconfortante.
Da una parte la strada è chiusa (verrà aperta nel corso della giornata), dall'altra di neve ne è rimasta ben poca. Così, invece di accollarmi la strada asfaltata fino al Sebastiani mi dirigo verso il Rinaldi per fare la bella e facile crestina che unisce le due vette.

Salgo alla selletta che divide il Terminilluccio, quello con la stazione dell'aeronautica, dal Terminilletto. La neve riportata dal vento è inconsistente e si affonda abbastanza. Salgo cercando di andare a pestare dove affiorano i ciuffi d'erba secca che tristemente decorano i pendi che ho di fronte.


Dalla selletta prendo verso destra in direzione dell'evidente colle che mi nasconde alla vista il Rinaldi. Sarà la prima uscita dell'anno, sarà la neve in condizioni pessime, ma faccio da subito una fatica bestiale.
Salgo con passo lento ma contento: tira un po' di vento, sono solo e si sente solo qualche sporadico rumore dal basso.


Con calma in un'oretta giungo al Rinaldi. Mentre osservo la seggiovia abbandonata a se stessa mi chiedo che senso possa avere il nuovo progetto degli impianti sciistici al Terminillo. Probabilmente sono di parte e forse anche piazzare fix e chiodi su una parete è "violare" la montagna, ma l'idea che per rilanciare un comprensorio sia necessario piantare piloni, disegnare piste, interrare impianti per l'innevamento mi sembra decisamente fuori luogo.


Spero che gli scienziati che hanno avuto questa bella pensata cambino spacciatore!
Al Rinaldi indosso i ramponi e comincio il lieve saliscendi che mi farà perder quota fino alla sella tra il Terminilletto ed il Terminillo.




La cresta è facile e divertente, offre bellissimi scorci e non è nemmeno faticosa.
Dopo poco giungo sotto l'ultima impennata, che tra roccette e facilissimi pendii nevosi conduce proprio in vetta (anche se la vetta vera non è quella).





Ho impiegato un paio d'ore e anche se avrei voluto fare qualcosa di un pochino più impegnativo, mi sono proprio divertito. Mi siedo e mi godo la solitudine che mi circonda. Solo lo spazzaneve rompe la magia del silenzio, ma è sotto di me, lontano, piccolino.
Mi bevo un po' di tè, mi alzo e decido di scendere dal Centrale per poi salire per il canale dell'Orsacchiotta: ho percorso le varianti e mi manca l'itinerario classico.
Scendendo mi rendo conto di quanto la montagna, anche vissuta in modo rilassante e "facile", sia appagante e meravigliosa.

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