lunedì 3 agosto 2015

1^ Torre del Sella - Via Trenker - 170m - V

Vacanze con la famiglia in Val di Fassa significano passeggiate, giochi con i bimbi, fotografie, rifugi, stinchi con la polenta. E' per questo che sfrutto l'ultimo giorno utile di ferie in Dolomiti per andare a scalare con Marco sul Sella. La giornata era data un po' incerta ecco quindi inevitabile la scelta di una via corta, con avvicinamento minimo e discesa veloce ed agevole.

Stelle alpine
Saliamo verso il passo Sella di buon'ora. Conosciamo la temibile fama degli affollamenti che si creano durante il fine settimana e la scelta si rivela saggia. Davanti a noi una cordata di tre persone diretta chissà dove, dietro nessuno.
Il sentiero di avvicinamento è facile facile e se non fosse per uno stordimento generale di fronte a tanta roccia, sarebbe ancora più facile giungere alla base della via prendendo a sinistra ad un bivio un sentiero che parte salendo e poi costeggia la parete banalmente.
Noi invece giungiamo sulla verticale e risaliamo i ripidi ghiaioni misti a prato con somma fatica. Arrivo alle roccette del piccolo zoccolo da salire prima del chiodo cementato che segna l'attacco che sono completamente fradicio.

L'attacco e l'evidentissima linea della via
Ci prepariamo. Il cielo intorno a noi è plumbeo e tira un venticello frizzante. A casa si boccheggia e il pensiero che l'indomani sarei dovuto partire per tornare nella calda fornace mi carica ancora di più: ho voglia di arrampicare!
La roccia, diciamolo chiaramente, è mediocre. Perlomeno lo è se paragonata a quella delle spalle del Corno Piccolo.
Il primo tiro corre via tranquillo tranquillo. Arrampico un po' contratto, ma godendomi l'ambiente che, invece, è davvero superlativo.
Qualche dubbio su dove si trovasse la sosta ma poi la trovo velocemente, la via è parecchio evidente e basta guardarsi attorno con attenzione.



C'è da dire che l'idea di un punto solo di sosta, anche se su chiodo cementato, mi indispone parecchio, così, perdendo un po' di tempo ma neanche troppo, attrezzo il secondo su uno spuntone. La sosta è comoda. Recupero Marco che non si fa aspettare.
Il secondo tiro, che mi attende minaccioso e che è il tratto chiave di tutta la via, è costituito da un bel diedro di roccia rossa a sinistra e grigia a destra. A vederlo non mi pare troppo impegnativo, ma la fessura sul fondo è parecchio larga e nell'ultimo tratto il tiro strapiomba anche un pochino.


Supero un primo passo aggettante che sarebbe semplicissimo se le belle maniglie che tocco se ne stessero al posto loro. La roccia non eccelsa costringe ad un passo un po' lungo con il piede, ma è protetto da un bel chiodo arruginito, quindi, andiamo!
Salgo verso sinistra salvo poi vedere un bel fittone d'acciaio sulla destra. Cambio direzione e vado a prendere il diedro vero e proprio un po' più in alto.
Qui la questione si fa assai più interessante. Soprattutto, mentre afferro il bordo della fessura, mi sovviene alla mente una sensazione casalinga, simile al fluire d'olio lungo il bordo di un piatto. Qui la roccia ha un non so che di ferentillesca memoria, un "untume" che mi riporta con gioia quelle percezioni di precarietà che affligono l'uomo moderno.


Il tiro è protetto moltissimo, anche perchè servirebbe un nutrito e pesante numero di friend grandi per poter sfruttare adeguatamente la fessurona, che però si presta, dovendo proteggere, ad incastri di spalla, coscia, polpaccio, anca, ginocchio, e, in base alla personale fantasia, anche altre parti anatomiche non precisamente votate all'alpinismo.
Comunque si scala, si sale, ed infine vinco l'ultimo strapiombino ben ammanigliato. Sento gli avambracci un po' gonfi e non posso dire di non averci faticato: mi fa venire in mente il tiro di attacco della via dei Triestini al Campanile Livia del Corno Piccolo.


La placchetta prima della sosta del secondo tiro
Marco sale, come suo solito, godendosi la tranquillità di scalare da secondo, cosa che io non riesco proprio a fare.


L'attacco del terzo tiro
La sosta è comoda e inviterebbe a chiacchiere, a prendersela comoda, ma dietro di noi avanza una veloce cordata che ci raggiungerà e supererà sulla cengia dell'ultimo tiro.
Proprio per evitare accavallamenti di corde e intrecci da evitare mi sbrigo e attacco anche il terzo tiro che prosegue il lungo diedro. Le difficoltà sono decisamente più contenute e anche questo tiro fila via velocemente.


La sosta è scomoda, ma il panorama è mozzafiato
La sosta è piccola e scomoda, vi troviamo spazio a malapena in due. Chiedo a Marco se ha voglia di farsi gli ultimi due tiri, ma la pressione dei due che ci seguono, pensando di essere troppo lento, lo fa declinare e mi lascia la testa della cordata fino in cima.
La meta è evidentissima: due fessure parallele e strapiombanti che si vedono da lontano. Prosegue nel diedro, cercando di non tirar giù sassi. Proprio all'uscita, sulla cengia bella larga e comoda, un nutrito gruppo di sassi mi attende ansioso di essere disturbato. Non mi reputo una persona invadente e così li lascio stare con disappunto del più grosso che mi osserva minaccioso sperando in un moto delle corde e anelando il casco del mio compagno.

Le interessanti sorprese che si potrebbero lanciare al compagno



Una cordata su, credo, Delenda Carthago. Complimenti!
Poco dopo Marco giunge anche l'altra cordata. Uno dei due conosce molto bene la via avendola fatta diverse volte, così, un po' per educazione, un per comodità, un po' per vedere dove si va, li lasciamo passare: l'attesa sarà breve.

Marco, comodo comodo, appeso alla sosta

Parto lungo la cengia, camminando facilmente, poi salgo una bella paretina verso un chiodo, obliquo verso destra e salgo sotto il grosso gendarme che si nota sulla sinistra anche da sotto la parete. Trovo un altro chiodo, integro con qualche spuntone ed in breve esco fuori.

La facile paretina con cui si aggredisce l'ultimo tiro della via

Sulla forcella della Prima Torre del Sella. Dietro svetta la Seconda
Dopo poco mi raggiunge anche il socio. Siamo circondati di persone. Cordate che si avviano lungo il sentiero di discesa, altre che rifanno le matasse, qualche guida con clienti, diverse che scalano la bella parete della Seconda Torre del Sella.
Noi, con calma, rifacciamo le bambole, ci teniamo una corda per le doppie (che poi sarà una sola), e in breve ci incamminiamo lungo il facile sentiero che conduce alla doppia che permette di saltare una verticale parete. Con calma continuiamo seguendo i radi ometti e le tracce fino a sbucare su un terrazzino che è separato da terra da tre metri di "facile paretina" disarrampicata la quale torniamo nel mondo orizzontale.
Una via breve, da fare velocemente (noi abbiamo impiegato dall'attacco a terra, discesa inclusa, tre ore e mezza), cercando di attaccare presto e filando su veloci data l'altissima frequentazione, soprattutto nei week-end (il chepermette di evitare sassi e i cretini che li fanno volare giù).

Accesso

Giunti a Canazei si prende in direzione del passo Pordoi, passo Sella. Dopo alcuni tornanti, ad un evidentissimo bivio si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per il passo Sella. Dopo poco si giunge nei pressi dell'albergo Maria Flora. Si parcheggia dove si trova e si imbocca il sentiero dietro la palina dell'autobus pubblico. Si sale in direzione evidente della prima torre. Facendo attenzione si devia a sinistra lungo un sentiero che sale e poi, svoltando in direzione della parete SO ne lambisce i piedi. In breve si giunge sotto al diedro. Pochi metri di facili rocce conducono ad un chiodo cementato con anelli)  (15 min circa fino all'attacco)

Materiale

nda, utili friend medio/grandi (anche camalot n.3)  diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, qualche rinvio, una corda intera da 70m.

Relazione

L1 - III+/IV- - 35m
Si superano le facilli roccette giungendo ad una placchetta di roccia gialla. La si supera e dopo obliquare verso destra fino ad una comoda sosta (sosta 1 ch. cementato con anelli)
L2 - V - 35m
Dalla sosta si supera un piccolo strapiombo sulla sinistra, facendo attrenzione a ciò che si tira, si rimane un po' sulla destra fino ad un fittone, poi si guadagna il diedro e il fessurone che ne incide il fondo. Lo si supera con arrampicata faticosa, poi un ultimo strapiombo ben ammanigliato, una facile placchetta e si è alla sosta (6ch. e 2 fittoni, sosta 1 ch. cementato con anello)

L3 - IV - 35m 
Si prosegue senza problemi d'orientamento lungo il diedro fino ad una scomoda sosta (1ch., sosta 1 ch. cementato con anello)
L4 - IV- - 25m 
Sempre lungo il diedre, fino a guadagnare una comoda sosta sotto due evidenti fessure strapiombanti (2ch., sosta 2 ch. cementati con anello)
L5 - IV- - 40m
Si percorre la cengia per qualche metro. Si sale una prima paretina verso un chiodo, poi verso destra dentro il canalino che permette di arrivare alla cresta sotto la vetta della Prima Torre (2ch., sosta su 1ch. cementato)

Discesa

Imboccare l'evidente sentiero che in breve conduce ad una sosta su due spit e maillon (presente poco sotto e a sinistra, faccia a valle, un'altra sosta attrezzata). Ci si cala per meno di 30m sul fondo di un largo camino.
Da qui si prosegue per l'evidente traccia che fa scendere rapidamente. Seguendo la traccia e radi ometti si giunge a pochi metri da terra. Si disarrampica una facile paretina sulla destra ed infine si prende il sentiero che in breve riporta all'albergo Maria Flora e al parcheggio.

2 commenti:

  1. Complimenti per la relazione, mi son permesso di citarla sul mio blog al link https://www.halo-sandro.it/arrampicare-in-dolomiti-scuola-valcalepio/ a presto!

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    1. Ciao! Grazie per la citazione e complimenti anche a te per il bel sito che hai

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