lunedì 24 agosto 2015

Corno Piccolo - Amore-Gambini - 290m - V+

La differenza fondamentale tra il grado francese e quello UIAA, così insegnano i luminari dell'alpinismo, è che il secondo valuta il passaggio tecnico più impegnativo, mentre il grado francese tiene conto anche dell'impegno complessivo della via.
Ora non so se questo sia indiscutibilmente vero, ma se lo fosse, questa via sarebbe la dimostrazione matematica di quanto scritto sopra.
Nel gergo arrampicatorio si può sintetizzare con le seguenti parole: vero calcio nelle palle!

Dalla sosta del secondo tiro
L'appartenenza, incontestabile, al club delle pippe, mi permette di asserire che se volete andare a scalarvi un V/V+ è bene scegliersi un'altra via. Anche se questa si annovera tra le più belle salite che ho fatto al Corno Piccolo, il grado nominale non è indicativo dell'ingaggio richiesto (almeno al sottoscritto): è bene tenerlo presente perchè sennò rischiano di essere guai.
La giornata si presenta decisamente fresca e la parete ovest della seconda spalla rimarrà all'ombra per tutto il tempo (lunghissimo) della nostra salita. Poco male, arrampicare col fresco non mi dispiace, anche perchè i tiri fanno sudare non poco.
Arriviamo sotto la seconda scaletta del Ventricini mentre numerose cordate ci superano e se ne vanno a scalare alla sud-ovest e alla sud. Ci prepariamo e, dopo aver risalito la scaletta metallica, attacco l'evidente diedro in comune con la Mario-Di Filippo.



Sarà il freddo, la mia patologica lentezza al primo tiro, l'inevitabile pippaggine che mi pervade, fatto sta che il III+ millantato nelle relazioni mi pare un pochino stretto.
Arrivo alla sosta sotto il durissimo diedro del secondo tiro della Mario-Di Filippo e faccio due sospiri: uno di sollievo perchè me ne dovrò andare a sinistra e uno d'ansia perchè se ho scalato male un terzo chissà che succederà nel tiro chiave della via.

La prima sosta

Il difficile secondo tiro della Mario-Di Filippo
La sosta è buona e comoda, anche se ci sono un po' di detriti pericolosi. Recupero Matteo che trova qualche difficoltà. Secondo me lo zaino che si è portato è troppo grosso e pesante, ma lo ringrazio perchè porta anche la mia acqua.



Mi preparo, scendo un pochino e traverso a sinistra per uscire oltre lo spigolo che delimita il diedro in cui eravamo in sosta. Matteo che mi fa sicura non mi potrà vedere e sono quindi un pochino preoccupato. Per fortuna non tira vento e quindi riusciamo a comunicare abbastanza bene.
Traverso ed esco oltre lo spigoletto. Sopra di me si sviluppa la lunghissima fessura che culmina con una scaglia orizzontale che porta, dopo un breve traverso, alla seconda sosta.
Passo un chiodo, l'unico del tiro, e comincio a scalare questo stupendo secondo tiro. La progressione all'inizio è bella e divertente e si protegge benissimo. Continuo a salire: passo, mano, mano, passo. Il tiro è veramente lungo e continuo ma quando arrivo sotto la scaglia mi rendo conto di aver arrampicato in una bolla di consapevolezza ridotta ai pochi metri attorno a me, completamente concentrato e attento alla roccia.
Infilo un buon friend prima di affrontare il traverso. La placca sottostante la scaglia è completamente liscia e mentre per le mani la presa è ottima e sicura con i piedi si fa fatica e in poco comincio a sentire tutto il mio peso (non da ballerina!). Riesco ad incrociare, a percorrere i pochi metri, poi scopro l'angolo, chiudo con il braccio sinistro vado in aderenza con i piedi, soffio e poi riesco a guadagnare una bella presa e a portare il piede destro sopra la scaglia. Sono fuori in prossimità della sosta.
Ansimo e cerco di recuperare fiato ed energie: fortuna che era "solo" un V+!

L'ottima seconda sosta


Sono decisamente colpito di quanto mi è risultato duro questo tiro. Uscire dalla scaglia mi ha richiesto un grosso sforzo sia fisico che mentale, infatti, seppure ammanigliatissimo, il traverso non offre appigli per i piedi, proteggere dentro la scaglia obbliga ad un notevole dispendio di forze che ho preferito tenermi per uscire. Certo, in caso di volo avrei fatto un bel pendolo, ma tentare di proteggere sarebbe stato pretendere troppo da me stesso: non avrei avuto la forza di passare.
Chiamo Matteo che si prepara e attacca il tiro.

Matteo, piccolo giù in fondo, sale il tiro
Il socio impiegherà parecchio tempo a completare il tiro, complice lo zaino, la continuità e la difficoltà dell'arrampicata. Quando giunge in sosta sbuffa e ansima. Non lo invidio, arrampicare con quel coso dietro le spalle deve essere stato una tortura. Parlottiamo un attimo per decidere cosa fare, poi guardo l'attacco del terzo tiro e mi decido per proseguire.


Supero un primo facile strapiombo, poi proseguo agevolmente per un corto diedro fin sotto un evidente strapiombo dall'aria malsicura. Qui la roccia sembra molto dolomitica, la sosta abbastanza comoda.


L'attacco del quarto difficile tiro
Lo strapiombo sembra facile ma quando gli arrivo sotto mi rendo conto che la roccia a sinistra è pessima e mobile. Provo diverse volte prima di capire bene come salire senza tirare qualcosa in testa al socio. Il passaggio non è proprio banale ma si fa proteggere a friend molto bene e poco sopra c'è pure un chiodo, anche se non serve a granchè perchè lo si moschettona a passo già fatto.
Il tiro prosegue oltre, lungo un'altra stupenda e svasa fessura contornata da placche abbastanza avare d'appigli per i piedi.
Non nascondo che il primo tratto mi ha impegnato parecchio, anche questa volta, molto di più di quello che il grado, un V, potrebbe invece far pensare. Fortunatamente, pur mancando di protezioni è possibile piazzare friend e dadi piuttosto facilmente, anche se le misure piccole servono poco e sono utili quelle grandi e intermedie.
Arrivo ad una cengetta fatta di massi incastrati da non stimolare troppo!
Esco anche questa volta abbastanza provato dal tiro.



La sosta del quarto tiro e l'attacco del bellissimo e più facile quinto tiro

Incastri di piedi, di mani, qualche dulfer, passi in aderenza, buchetti, prese svase e chi più ne ha più ne metta. Il tiro è bello e impegnativo, niente affatto banale, forse meno fisico del secondo, ma da non sottovalutare affatto.
La via prosegue, quinto tiro, lungo la fessura che si fa meno ostica e offre un po' di tranquillità anche se non manca qualche passetto un po' più pepato.
Arrivo quindi alla fine della fessura, sotto una placca oltre la quale prosegue un evidente camino. Qui le relazioni si fanno un po' difficili da interpretare ma sotto la placca trovo ben quattro chiodi (uno con un HMS enorme incastrato dentro) e la via mi pare così logica che i dubbi passano in fretta.


Il tratto finale del quinto tiro
L'evidente sistema di fessura-diedro e camino che conduce in vetta alla seconda spalla
Da qui in poi non c'è storia. Sfruttando la fessura a destra della placca salgo, traverso a sinistra e guadagno il lungo canale-camino che mi porta verso la fine della via.
Ad un certo punto attrezzo una sosta per recuperare Matteo per accorgermi solo mentre mi ha quasi raggiunto che dietro di me, sulla sinistra del camino, c'è in bella mostra uno spit che il socio usa per attrezzare una sosta.


La sosta del sesto tiro (che io ho ovviamente cannato)
 

Smonto tutto e in un quarto d'ora sono in testa alla spalla. Esco esattamente alla destra della sosta finale delle vie della parete nord. Sono stanco. 
E molto soddisfatto.

La via è molto bella, dura, molto, molto di più di quello che V+ può far illudere, da non prendere sottogamba e da scalare con la giusta dose di resistenza. Richiede anche un po' di pelo e di esperienza nel dosare le protezioni a meno di non doversi portare un albero di natale attaccato all'imbrago.
Di una logicità estrema e su roccia ottima, a parte qualche breve tratto, è da ripetere. Con cautela. 

Accesso

Giunti ai Prati di Tivo si prende la funivia che sale alla Madonnina. Da lì si percorre il sentiero Ventricini sotto tutta la parete Nord, si supera la prima spalla e si giunge ad una forcella da cui parte il tratto attrezzato del Ventricini. Si segue il cavo metallico, si raggiunge il fondo del canale del Tesoro Nascosto, si risale la prima scaletta e si raggiunge la seconda alla cui base ci si può preparare. (45 min circa)
Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina)

Materiale

nda, utili friend medi e grandi (utili fino al n.3 camalot),  magari qualche raddoppio di 0.75 e 1 camalot, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, due mezze corde da 60m (per le calate dalla nord della seconda spalla).

Relazione

L1 - IV- - 45m 
Si salgono le scalette e si attacca l'evidente diedro che si sale fino alla sosta posta sotto un evidente fessura che muore sotto uno strapiombo (sosta attrezzata su 2 spit)

L2 - V+ - 45m
Si oltrepassa lo spigoletto alla sinistra e si va a prendere l'evidente fessura che disegna un arco accennato verso sinistra. La si percorre tutta con arrampicata atletica fino ad una scaglia orizzontale. Si traversa mani nella scaglia fino a rimontarvi al termine della stessa. Poco sopra si sosta (1 ch., 1 prot. incastrata, sosta attrezzata su 2 spit)

L3 - IV - 20m
Dalla sosta si supera un primo strapiombo oltre il quale si entra in un diedro. Poco oltre, sotto uno strapiombo di roccia malsicura si trova la sosta (1 prot. incastrata, sosta su 2 chiodi)

L4 - V - 40m
Si supera faticosamente lo strapiombo. Si percorre la netta fessura all'inizio più verticale e difficile, poi più coricata fino alla sosta (2ch., sosta su 2 chiodi)

L5 - IV - 40m
Si prosegue lungo la bella fessura fino ad raggiungere un terrazzino un po' erboso al di sotto di una placca compatta oltre la quale si vede il canale-camino finale (sosta su 2 chiodi)

L6 - IV - 50m
Si oltrepassa la placchetta e si arrampica lungamente dentro il canalino facendo attenzione allo spit di sosta posto sulla parete di sinistra  (sosta su 1 spit e cless.)
 
L7 - III - 50m
Si prosegue fino ad uscire in testa alla seconda spalla (sosta attrezzata su 3 spit)

Discesa

In doppia dalla sosta d'arrivo in cima alla spalla. Si effettua la prima doppia puntando al retro del massone arrotondato (attenzione 60m precisi). Si va a prendere una sosta alla sinistra del grande massone arrotondato, faccia a valle.
Poi fino alla sosta con catena di Sua Mollosa Grossezza. L'ultima doppia di 55m conduce a terra.


2 commenti:

  1. Ciao! Prima di tutto grazie per la magnifica e dettagliatissima relazione che hai scritto!
    Vorrei andare sul Gran Sasso per la prima volta a ripetere questa via e non essendoci mai stato volevo comparare i passaggi più duri che hai fatto con un grado "sportivo".
    Sapresti aiutarmi?
    Grazie ancora

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    1. Ciao, la via è relativamente dura, non so se hai esperienza di montagna, ma tradurre il grado alpinistico con quello francese può essere fuorviante: tieni presente che il tiro di V+, che di suo potrebbe equivalere ad un 5a, è completamente sprotetto.
      Inoltre facilmente il secondo tiro potrebbe essere piu duro in gradi francesi perché il grado classico non considera la continuità.
      Spero di averti chiarito almeno qualcosa.
      Ciao

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