martedì 10 gennaio 2017

Fosso di Gorzano - Trecene Bassa - II+, 3

La cascata per neofiti in Appennino. Beh, io sono una pippa fotonica, ma doversela pulire dalla neve appiccicata sopra e smerigliarla ogni volta da un due-tre centimentri di granita superficiale per poter avvitare le viti non è roba da neofiti proprio per nulla.
Oppure è solo che sono una pippa fotonica...

Festoni
Anche questa volta siamo in tre, ma i miei due soci sono altri, Marco e Riccardo. Ci dirigiamo diretti chi con le ciaspole chi con gli sci verso la Trecene Bassa che sappiamo essere in condizione: parole uozzappate dal nostro amico Simone con tanto di immagini.
Dalle foto avevo visto che era imbiancata di neve, ma quando siamo giunti al suo cospetto dopo il lungo avvicinamento da Capricchia l'abbiamo trovata completamente apparecchiata da cinque centimetri di coperta soffice e "calda".

Giornata plumbea e gelida


Chissà se quella linea bianca al centro è qualcosa di scalabile

Anche questa è esperienza in fondo.
Non senza qualche perplessità mi preparo a salire. Riccardo chiede improvvidamente chi va per primo e io lo fulmino all'istante: il problema è che se vedo qualcunaltro tribolare poi mi passa la fantasia e mi deprimo per il resto della giornata.
La neve sopra la prima metà della cascata nasconde una sorpresa di cui mi accorgerò solo una volta in ballo.

In fondo è solo una questione di fisica. La neve crea un bel cappottino, in buona sostanza è isotermica (se non lo fosse si scioglierebbe o si congelerebbe), e sotto il buon ghiaccio si trasforma in granitina che da un po' fastidio per chiodare e, in qualche caso, dove lo spessore è più sottile, viene via lasciando a nuda della brutta roccia.
Diamine, se volevo roccia me ne andavo in falesia. Giusto?

Quasi alla fine del primo tratto

Ultimi passaggi decisamente verticali e scomodi
Le mani si congelano in men che non si dica e ogni volta devo fare una fatica bestiale per pulire via la neve, la granita e chiodare.
A meta un terrazzino mi concede un po' di riposo ma se mi fermo le mani non le uso più e così mi sbrigo un po'.
L'ultimo tratto è verticale e fatto a canne e candelotti, alcune delle quali si rompono. In qualche modo, veramente poco artistico, salgo, proteggo e infine esco su venti centimetri di neve fresca fresca e inconsistente.
La sosta mi guarda da dei bei alberelli sulla sinistra. Mentre vi armeggio con cordini e moschettoni mi arriva una dolorosissima ribollita alle dita.
Scendo in doppia e cominciamo le moulinette con i miei due compagni di avventure

Riccardo parte prima...

...parte seconda...

...parte terza
 
Marco in uscita dal muretto finale
Dopo aver fatto tutti un paio di giri smontiamo tutto e ce ne torniamo a casa. La via del ritorno è lunga e noiosa, ma approfittiamo per goderci un panorama da favola e fare due chiacchiere.

Sotto di noi vediamo i paesi in lontananza. Pensare che dopo il rientro all'automobile saremmo andati a mangiare un'amatriciana, che avremmo riso, ci saremmo presi in giro seduti a tavolino, e che qualcuna delle persone che ci accoglievano probabilmente non c'è più mi fa uno strano effetto.
Spero fortemente di poter tornare a festeggiare le salite in questi bei monti di fronte ad un piatto di pasta e un bicchiere di vino.


"Una delle realtà essenziali dell'ascesa in montagna è che non ha in sé nessuno scopo utilitaristico. È come l'acqua di fonte che sgorga sui monti, dentro non c'è nulla, non ha colore, ma è questa la sua bellezza e la sua forza irresistibile"
Giancarlo Grassi

Avvicinamento: da Amatrice si prosegue verso Campotosto. Giunti al cartello stradale si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Capricchia. Dopo alcune svolte si arriva finalmente al paesino. Prestando la dovuta attenzione si individua una stradina sulla destra con l'indicazione del Sacro Cuore e del Monte Gorzano. Si imbocca la strada (se possibile, chiusa con molto innevamento) e la si percorre fino ad un evidente slargo su fondo asfaltato ma decisamente sconnesso. In ogni caso, si giunge in prossimità della chiesetta e da lì si segue il largo sentiero che si infila subito nel bel bosco. Dopo poco si individua un bivio sulla destra ben segnalato e lo si segue fino ad un altro bivio con in discreta evidenza due segnali (coperti se con molto innevamento, prestare attenzione): sulla sinistra si prosegue seguendo l'indicazione per la cascata delle Barche. Il sentiero prosegue all'inizio a mezza costa in leggera salita per poi scendere gradualmente. Dopo un po' sulla sinistra, sul lato opposto del fosso si vedrà la cascata delle Barche. Giunti sul greto del fosso (evidente) si prosegue a destra. La cascata rimane nascosta fino all'ultimo sulla sinistra. Fare attenzione al flusso d'acqua che può risultare nascosto e riservare qualche bagno imprevisto ai piedi.


Materiale nda, 8-10 viti da ghiaccio medie (16-19, qualcuna corta), eventualmente cordino da abbandono e maglia rapida per sostituire la sosta sugli alberi a sinistra. (Dovrebbe esserci anche una sosta a spit che non siamo riusciti ad individuare)
Disl. via: 30m
Durata: 1h
Avvicinamento e rientro: nelle condizioni trovate 1h dal Sacro Cuore, 1h45' da Capricchia
Diff.: II/3

Nessun commento:

Posta un commento