giovedì 12 gennaio 2017

Fosso d'Ortanza - Cascate dell'Ortanza - 200m - II+,3

-14°C la temperatura registrata al parcheggio vicino al ponte sul Tronto. Per fortuna non un alito di vento e un cielo che prometteva sole.
La giornata comincia così con un freddo niente male, un incontro con altri simpaticissimi e forti ghiacciatori romani e una bella sgambata di riscaldamento per arrivare al cospetto di questa stupenda cascata.

Niente male per l'Appennino...
A buon passo, soprattutto per scaldarci un po' dato il freddo pungente che ci accoglie appena fuori dall'auto, prendiamo la sterrata innevata che ci porterà dentro al fosso dell'Ortanza.
Domenica passata c'erano stati degli amici, ne sfruttiamo le tracce nella neve che altrimenti è farinosa e alta una ventina di centimetri e oltre dove si accumula, così, prima che il meteo diventi meno favorevole, sfruttiamo questa infrasettimanale.
Col ghiaccio è necessario essere tempestivi.

Freddo
Ippici incontri lungo il sentiero

Lasciamo la sterrata, che sarebbe anche percorribile senza neve, e ci infiliamo nel bosco che, con svolte, salite e qualche dubbio sulla direzione, ci porta fino ad affacciarci sul fosso.
D'estate i luoghi dovrebbero essere bellissimi: il sentiero si affaccia su un salto forse di venti metri che porta molta acqua e che non è formato. Siamo quasi giunti alla meta. La vediamo pure mentre ci avviciniamo, in tutta il suo sviluppo, bella e maestosa, uno spettacolo di un duecento metri che è proprio rarissimo da queste parti.

Il primo salto


Quando arriviamo finalmente sotto il primo salto ghiacciato, purtroppo, vediamo che la situazione non è superlativa come avevo sperato.
C'è flusso d'acqua, in diversi punti il ghiaccio è grigiastro e una certa quantità di granatina rivela sezioni da evitare, anche se nel complesso sembra tutto scalabile. Così, dopo la solita trafila per armarsi di tutta la ferramenta del caso, sotto lo sguardo dei nostri vicini di salita, attacco la cascata sulla destra dove è più abbordabile.
Beh, sarà il primo tiro, sarà il ghiaccio non eccelso, sarà che sono una gran pippa, fatto stà che durante il primo salto mi parte il rampone per tre volte e rimango per tre volte appeso come un salame alla picca.

Il secondo salto. In alto sulla roccia sotto l'albero la sosta attrezzata
Ad esser sincero la prima smaltita me la prendo perchè il ghiaccio, mentre spostavo l'altro piede, ha deciso di cedere, le altre due perchè col cagotto nelle mutande si scala male proprio!


Come d'ordinanza non sento assolutamente le mani mentre riprendo fiato e mi pulisco i pantaloni sul ripiano del primo salto. Proseguo lungo il secondo muro, altrettanto lungo ma un po' più facile.
Giungo infine alla bella sosta sulla sinistra.

Il terzo salto, nostro secondo tiro
Riccardo
Il terzo salto dal basso
Dalla sosta ci spostiamo sul grande ripiano sotto il successivo muro di ghiaccio. Anche qui un certo flusso d'acqua scorre sotto. La progressione è più semplice e salgo più sciolto fino ad arrivare all'ultimo muretto in cui mi tocca fare una paio di passi su ghiaccio che rimbomba. Per fortuna in alto trovo buono per le picche e con un ultimo sforzo esco in sosta dove trovo uno dei ragazzi in sosta.

La sosta del terzo salto




Recupero i soci e ci prepariamo all'ultima fatica. Qui le difficoltà sono molto abbordabili e salgo abbastanza bene. Mentre scalo il sole ci raggiunge e all'improvviso sento caldo e la sensazione di stare alla luce è meravigliosa.
I nostri vicini ghiacciatori spariscono mentre io giungo a fine corda cercando di salire il più in alto possibile.
Alla fine non riusciamo a capirci e attrezzo una sosta una ventina di metri dall'uscita.

L'attacco del quarto salto
Gli ultimi venti metri che farò solo in parte
Ghiaccio che suda
Data l'ora, il sole e il fatto che ci rimangono pochi metri per uscire su ghiaccio appoggiato (anche se oltre, a sinistra, si nasconde un altro muro, come ci viene raccontato dagli altri e come si intuisce dalla foto della cascata integrale), ci portiamo alla sosta sulla sinistra orografica della cascata che poi ci spedirà con tre doppie, due da trenta metri e una da sessanta fino alla base.

Si scende
Di sotto si banchetta con cioccolato e thè caldo, si rifanno gli zaini, si scherza. Poi ci fiondiamo lungo il sentiero: Max alle sette entra a lavoro. Bisogna sbrigarsi.
Grandissima giornata.


Avvicinamento: A 4 Km da Amatrice verso Campotosto s'incontra un doppio bivio in corrispondenza di un tornante. Deviare al secondo (con indicazione Preta) e continuare sino a quando la strada scende ad attraversare un ponte sul Tronto. Subito dopo il ponte prendere la sterrata che sale a ds., dissestata ma percorribile se non innevata. Quando la sterrata torna in piano, in corrispondenza di uno stazzo (1,2 Km ca.) c'è uno slargo con pineta, sul quale si lascia l'auto (1340 m, 30 min. in più se si inizia a piedi dal ponte sul Tronto). Si prende il sentiero sulla sinistra seguendo le indicazioni e i bolli bianchi e rossi che conducono in un'ora sotto i salti ghiacciati.


Materiale nda, 8-10 viti da ghiaccio medie (16-19, qualcuna corta), eventualmente si prosegua oltre il quarto salto materiale per abalakov.
Disl. via: 200m
Durata: 3h
Avvicinamento e rientro: nelle condizioni trovate 1h30' dal ponte.
Diff.: II/3


 

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