Questo libro mi ha completamente spiazzato. Mi aspettavo, come si conviene al tipico libro sull'alpinismo e sulle montagne, una lettura d'azione, magari drammatica, comunque coinvolgente sul piano esperienziale. Che richiamasse, insomma, lo spirito d'avventura che, chi più chi meno, ognuno di noi possiede.
Invece ho trovato un testo che mi ha profondamente coinvolto nell'analisi delle motivazioni, delle paure, dei timori, che soggiacciono nel cuore e nella mente.
Un fatto che fa deporre a favore del libro, molto materialistico, ma non meno importante, è il prezzo. Nell'edizione del Corriere della Sera il libro costa €8,90. Forse altre edizioni, più costose, me lo avrebbero fatto apprezzare meno. Nondimeno il contenuto, seppur ripetitivo in alcuni passaggi, possiede una forza e un messaggio impattanti, soprattutto, o forse solo se, si è fatta qualche esperienza alpinistica in cui ci si è trovati di fronte alla paura del vuoto.
Messner, utilizzando come filo conduttore la salita sulla ovest dell'Ortles, in mezzo a nebbia e pericoli oggettivi, ripercorre alcune delle proprie esperienze d'arrampicata, non tanto come prestazione o esperienza estrema, ma come pretesto per definire e spiegare ciò che per lui è vivere la montagna.
E' un libro ricco di spunti, ambientalismo, riscaldamento globale, un certo cinico realismo che condisce la visione del mondo, le sue idee sull'alpinismo classico e quello moderno. Alcuni di questi e altri ancora sono embrioni, pensieri accennati che prendono consistenza perchè contestualizzati e definiti dal resto scritto e dal tono, mentre due sono quelli di maggior spessore: il rapporto uomo-wilderness e la paura dell'abisso.
Messner non fa misteri e ripete ciò che dice da anni. Devono esistere delle zone selvagge non addomesticate al divertimento dell'uomo e l'alpinismo, perlomeno inteso come dice lui, non può essere a impermeabile al rischio come invece vorrebbero associazioni, commercianti, e tutti coloro che gridano ad ogni incidente in montagna.
Non è questo il luogo per esprimere pareri personali. Il grande alpinista espone benissimo e con parole eccezionali quello che è il suo pensiero. Soprattutto, questo il valore più grande del libro, secondo me, permette al lettore di confrontarsi con un punto di vista, con un'idea della montagna, ponendolo in discussione, offrendo l'opportunità, oggi sempre meno presente, di pensare.
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