Si torna al Corno Piccolo, questa miniatura di Marmolada, come qualcuno l'ha definito, ma che non credo abbia nulla da invidiare in giro.
Le idee erano confuse e le possibilità molte, alla fine, complice un meteo non proprio estivo, e la possibilità di salire con la cabinovia, convinco i miei due soci, Simone ed Alessandro, ad andare a ripetere questa stupenda via sulla seconda spalla.
Avanti a noi e dietro, ci troviamo circondati da parecchi alpinisti e più ancora escursionisti che vanno nella nostra stessa direzione.
Attraversato il canale del Tesoro Nascosto e superato scalette e forcella del Belvedere, giungiamo finalmente sotto la nostra meta odierna.
Ovviamente il meteo previsto si conferma e ci troviamo circondati a tratti da una bella nebbia, non particolarmente fitta, ma sufficiente a connotare la giornata di tinte autunnali.
Alla fine meglio che con il solleone e un caldo bestiale. Inoltre siamo in procinto di farci una gran bella scalata, quindi nulla di che lamentarsi.
I soci, cuor di leoni, mi mollano tutti i tiri più impegnativi: non mi dispiace e, anzi, ne sono ben contento. Attacco così il primo tiro, anche se con qualche perplessità, non riuscendo bene a capire se la direzione è quella giusta oppure no.
Salgo per facili paretine con qualche passo lievemente più impegnativo, protette da qualche sporadico chiodo, finché, ben prima dei quaranta metri citati dalla relazione, giungo ad una sosta a prova di bomba su due fix. Senza troppo indugiare mi fermo e recupero i due compagni.
Alessandro sul secondo tiro |
Il secondo tiro, che poi sarebbe metà del primo, tocca ad Alessandro che se lo spara senza particolari problemi e giunge così alla sosta passando per facili rocce protette da cavetti d'acciaio nelle clessidre.
Riparto prendendo la testa della cordata per una tranquilla lunghezza di corda che porta ad una scomoda sosta alla destra di una lama molto aggettante protetta un paio di metri sopra la mia posizione da un bel fix.
Sono proprio in corrispondenza del primo tratto impegnativo della via. La lama è bella e le placche che la contornano hanno appigli dove servono, anche se non in modo abbondante.
La sosta e la lama da andare ad attaccare per cominciare il terzo tiro |
I miei compagni, come speravo fortemente, mi lasciano il comando della cordata e così senza troppi indugia parto e mi vado a proteggere sul fix. I passi successivi sono atletici ma fattibili e ben proteggibili con qualche friend grande, inoltre ci sono chiodi dove servono. Esco su una specie di diedro da percorrere con qualche contorsionismo ed approdo infine su una bella sosta molto comoda.
La roccia è spaziale, l'arrampicata è bellissima e di gran soddisfazione. Mi sto veramente divertendo.
Il quarto tiro, quinto per noi, lo lascio ben volentieri ad Alessandro che prima traversa basso e poi si va a prendere il bel diedro che lo porta fino ad un'altra sosta su cengia da cui partirà il lungo traverso con passi di VI.
Il diedro non è affatto da sottovalutare, con un paio di passi un po' più delicati, ma si fa scalare e proteggere molto bene e contribuisce alla bellezza della salita.
Non appena arrivo alla sosta mi metto ad osservare quello che mi aspetta dopo: una placca apparentemente liscia e avara d'appigli con il masso dove si trova la sosta e che costituisce un crocevia importante per questo settore della parete.
Come ben sa chi arrampica dopo qualche momento di concentrata osservazione escono fuori i buchetti, gli appigli, le parti deboli della placca. Si compone così, quasi per magia, l'idea di sequenza di movimenti da compiere per superare quei pochi metri che si riescono ad indagare.
Prendo coraggio, consapevole che il traverso è protetto e che i primi metri sono quelli più impegnativi, con le difficoltà che poi calano.
Salgo, quindi, esattamente per gli appigli e i buchi che avevo osservato, seguendo l'idea che mi ero fatto, salvo adattarmi quando qualche appiglio che da sotto appariva buono si rivela più ostico.
Scalo con gusto, giungo allo spit dopo il primo chiodo. Vorrei traversare ma capisco che conviene salire ancora un poco, prendere una buona presa e poi attaccare il traverso vero e proprio.
Solo un passo si rivela da studiare qualche secondo in più: un cambio piede, uno scambio di mano, e via attacco a traversare lungamente verso sinistra, sempre più facilmente fino ad aggirare e rimontare uno spigolo pronunciato, molto più facile di quello che appare.
Arrivo in sosta.
Simone e Alessandro alla sosta prima del traverso del quarto tiro |
Nebbia e alpinisti |
Siamo sotto la verticale del famigerato diedro fessura. Sono combattuto, ma da sotto appare umido, forse bagnato. Forse è solo conigliaggine che prende il sopravvento.
Lascio la testa della combriccola ad Alessandro che, dopo un bel traverso a sinistra si va a prendere il non facile e non banale camino di uscita della Marsili-Sivitilli: una roba che con lo zaino si rimane incastrati, bagnato, umido, un vero budello. E io che pensavo di uscire sul facile!
Ce ne usciamo in cima alla seconda spalla senza aver mai assaporato il sole.
Lesti, per via della cabinovia, rifacciamo su il materiale, le corde, e ci dirigiamo verso la sinistra dell'uscita per andare a prendere le calate della parete nord.
Tre doppie, una corsa, una cabinovia e siamo di fronte ad una bella birra.
Una via che merita cinque stelle: roccia spaziale, ottima chiodatura, mai banale e con due tiri, il terzo ed il quinto, che meritano da soli di essere saliti.
L'uscita sul diedro...beh, quella sarà per quando divento forte.
Accesso
Giunti ai Prati di Tivo si prende la funivia che sale alla Madonnina. Da lì si percorre il sentiero Ventricini sotto tutta la parete Nord, si supera la prima spalla e si giunge ad una forcella da cui parte il tratto attrezzato del Ventricini. Si segue il cavo metallico, si raggiunge il fondo del canale del Tesoro Nascosto, si risalgono le scalette fino ad arrivare poco sotto la forcella del Belvedere (inconfondibile). Si riscende dall'altro lato, si lascia sulla sinistra la verticale di un grande diedro arcuato (dove passa la Notte delle Streghe), l'attacco è su una placca poco alla destra, dove è visibile un chiodo qualche metro sopra il sentiero (60 min circa)
Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina)
Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina)
Materiale
nda, utili friend medi e grandi, anche i tri-cam tornano molto utili, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, due mezze corde.
Relazione
L1 - V - 40m
Salire la placchetta protetta da due chiodi, poi proseguire verso destra a prendere un lieve fessura fino ad una sosta comoda. Si può anche percorre la fessura diedro di sinistra, superando una sosta a spit e proseguendo seguendo le rade protezioni con cavetti metallici fino alla sosta (3ch. 1 cl., sosta su 2 spit)
Salire la placchetta protetta da due chiodi, poi proseguire verso destra a prendere un lieve fessura fino ad una sosta comoda. Si può anche percorre la fessura diedro di sinistra, superando una sosta a spit e proseguendo seguendo le rade protezioni con cavetti metallici fino alla sosta (3ch. 1 cl., sosta su 2 spit)
L2 - IV+ - 35m
Si riparte per una fessura a sinistra, poi a destra fino ad una sosta scomoda a destra di una lama prominente (2ch. sosta su 2 spit)
L3 - V+/VI- - 40m
Si sale ad uno spit poi si scala la bellissima lama che diventa fessura, per proseguire poi in diedro fino ad una cengia (1 spit, 1ch., 1 cl., sosta su 2 spit)
L4 - IV+ - 30m
Si traversa a destra per andare a prendere un bel diedro che si risale fino ad una comoda sosta sulla sinistra (1ch., sosta su 2 spit)
L5 - VI - 40m
Si sale la placca, prima ad un chiodo poi ad uno spit. Si sale ancora leggermente poi si prende a traversa verso destra prima con passo delicato poi con sempre minori difficoltà fino a giungere ad un costolone che si aggira per guadagnare una comoda sosta su terrazzino (3ch., 2 spit, sosta su 1 spit e cl.)
Da qui è possibile uscire con l'ultimo tiro della Marsili Sivitilli: L6 - IV+ - 50m
Si traversa lungamente a sinistra, superando due costoloni, fino a giungere sotto il camino di uscita. Si sale una placca poi si attacca il camino vero e proprio infilandosi dentro e con difficoltà lo si risale raggiungendo un chiodo con cordino, per uscire a sinistra per lame e placca appoggiata fino alla sosta (2ch., sosta su 2 spit)
L6 - V - 30m
Si sale la placca per raggiungere un diedro a sinistra fino alla sosta alla base del diedro fessura ben visibile dal basso (vari ch., sosta su 2 spit)
L7 - VII- - 20m
Si attacca la dura fessura ben protetta con arrampicata d'astuzia, lo si percorre fino a che non si corica e si esce in vetta (1 spit, diversi ch., sosta su 2 spit)
Discesa
Si può scendere per il Bonacossa facendo la prima doppia in corrispondenza dell'uscita.
Oppure si scende con attenzione verso un profondo intaglio in direzione nord ci si passa in mezzo senza incastrarsi troppo e si guadagna la sosta di uscita delle vie della parete Nord. Si effettua la prima doppia puntando al retro del massone arrotondato (attenzione 60m precisi). Si va a prendere una sosta alla sinistra del grande massone arrotondato, faccia a valle.
Poi fino alla sosta con catena di Sua Mollosa Grossezza. L'ultima doppia di 55m conduce a terra.
Poi fino alla sosta con catena di Sua Mollosa Grossezza. L'ultima doppia di 55m conduce a terra.
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