Non credo che ci siano molte parole in grado di trasmettere la meraviglia, la bellezza, l'incanto che ho provato nell'uscire dalla Skyway e poi scendere sul ghiacciaio.
Anche le foto e le immagini che sempre avevo ammirato famelico non rendono, non possono farlo, lo spettacolo unico che il massiccio del Bianco offre.
Meraviglioso Dente e, davanti, le Aiguille Marbrees |
Questa volta però, mi faccio un regalone, e chiedo la compagnia, la professionalità e la sicurezza di Massimo Datrino, Guida Alpina di Courmayeur: sono da solo per scelta e voglio anche godermi al massimo l'esperienza.
Premetto che l'idea di andare con una guida mi ha sempre reso perplesso e, molto probabilmente, era giunto il momento di capire davvero che significa avere accanto un professionista del genere. E' ovvio che, comunque, la differenza la fanno le singole persone, ma nella mia esperienza di questi due giorni nelle terre alte non posso che tessere elogi e ringraziare per l'esperienza che mi è stata fatta vivere: ancora grazie Massimo!
Al centro, senza bisogno di presentazioni, il Grand Capucin |
Si parte con tranquillità con la seconda funivia. Come scoprirò non c'è fretta data la vicinanza della nostra meta e la relativa brevità dell'avvicinamento. Esco dalla Skyway, meraviglia dell'ingegneria che in meno di venti minuti spara alpinisti e turisti dai 1300 della stazione di valle di Pontal ai 3466 della Punta Helbronner.
Quello che si apre di fronte agli occhi è uno scenario mozzafiato, impossibile da registrare in pochi minuti. Qualcosa che andrebbe goduto con calma e tempo.
Due sono i picchi che mi ipnotizzano però: la svettante cima del Dente del Gigante e il meraviglioso monolite del Grand Capucin.
Scendiamo le scalette e in pochi minuti siamo sistemati per l'attraversamento del ghiacciaio.
Ci dirigiamo decisi verso il Col Flambeaux e iniziamo a scendere in direzione dell'evidente e ben assolato scivolo della parete nord della Tour Ronde (che ovviamente non sta proprio proprio a nord).
Non è freddo, c'è un bel sole e Massimo tiene un passo per me tranquillo. In 40 minuti giungiamo alla sella del Col d'Entreves dove attacca la nostra cresta.
Ci si prepara con calma, anche perchè la vista che si gode dal colle è stupenda. Tolti i ramponi prendiamo a salire lungo la bella e panoramica cresta. Ci si tiene un po' sulla destra un po' sulla sinistra.
Procediamo così, con Massimo che percorre brevi tratti, tenendomi a vista e io che lo raggiungo. L'itinerario è parzialmente attrezzato, ogni tanto si incontra qualcosa, ma passare la corda attorno agli spuntoni è già sufficiente.
Il percorso è facile, l'arrampicata abbastanza banale: sarebbe un po' più delicata in presenza di neve, ma noi troviamo tutto bello pulito.
Qualche passaggio rimane un po' più esposto, ma nulla di impegnativo, anzi, risulta molto più gustoso. Dopo un po'. poco prima di giungere alla vetta si alza un bel nebbione che ci circonda in men che non si dica. Tutta l'atmosfera cambia, acquisendo, se possibile, un sapore ancora diverso, più intimo in qualche modo.
Giungiamo all'unico passaggio che richiede impegno: una bella fessura con friend incastrato che richiede un po' di forza. Mi accorgerò il giorno dopo di quanto è fisicamente impegnativo il granito, lì me la godo con grande gusto, soprattutto considerando il fatto che me la scalo da secondo.
Dalla vetta prendiamo a scendere e dopo poco dobbiamo rimetterci i ramponi. In qualche punto Massimo mi assicura la disarrampicata senza calarmi (meglio, sarebbe stato umiliante, eh eh eh), ma nel complesso c'è solo un diedrino in cui la faccenda era un pochino complicata dalla presenza di vetrato.
Niente, cavalchiamo (in certi punti nel vero senso della parola) la discesa e, senza fretta ma con velocità, siamo ai piedi della parte rocciosa.
In poco più di un paio d'ore abbiamo percorso la traversata e in orario da pranzo ospedaliero siamo al Torino a rifocillarci.
Itinerario consigliabilissimo, ad un tiro di schioppo dall'arrivo della funivia, facile ma non banale, bellissimo per il colpo d'occhio che offre.
Grazie Massimo e bella giornata d'acclimatamento.
Si prende verso il Col des Flambeuax, superatolo ci si dirige verso l'inconfondibile scivolo della nord della Tour Ronde per lasciarsela sulla destra. Si prende a salire quindi avendo a sinistra la frastagliata linea di cresta che si percorrerà successivamente e si punta, senza difficoltà, al Col d'Entreves, da cui parte la traversata.
(1h dalle scalette)
Quello che si apre di fronte agli occhi è uno scenario mozzafiato, impossibile da registrare in pochi minuti. Qualcosa che andrebbe goduto con calma e tempo.
Due sono i picchi che mi ipnotizzano però: la svettante cima del Dente del Gigante e il meraviglioso monolite del Grand Capucin.
Scendiamo le scalette e in pochi minuti siamo sistemati per l'attraversamento del ghiacciaio.
Ci dirigiamo decisi verso il Col Flambeaux e iniziamo a scendere in direzione dell'evidente e ben assolato scivolo della parete nord della Tour Ronde (che ovviamente non sta proprio proprio a nord).
Non è freddo, c'è un bel sole e Massimo tiene un passo per me tranquillo. In 40 minuti giungiamo alla sella del Col d'Entreves dove attacca la nostra cresta.
Alpinisti si preparano per il nostro stesso percorso |
Panorami |
Il percorso è facile, l'arrampicata abbastanza banale: sarebbe un po' più delicata in presenza di neve, ma noi troviamo tutto bello pulito.
Qualche passaggio rimane un po' più esposto, ma nulla di impegnativo, anzi, risulta molto più gustoso. Dopo un po'. poco prima di giungere alla vetta si alza un bel nebbione che ci circonda in men che non si dica. Tutta l'atmosfera cambia, acquisendo, se possibile, un sapore ancora diverso, più intimo in qualche modo.
Giungiamo all'unico passaggio che richiede impegno: una bella fessura con friend incastrato che richiede un po' di forza. Mi accorgerò il giorno dopo di quanto è fisicamente impegnativo il granito, lì me la godo con grande gusto, soprattutto considerando il fatto che me la scalo da secondo.
Dalla vetta prendiamo a scendere e dopo poco dobbiamo rimetterci i ramponi. In qualche punto Massimo mi assicura la disarrampicata senza calarmi (meglio, sarebbe stato umiliante, eh eh eh), ma nel complesso c'è solo un diedrino in cui la faccenda era un pochino complicata dalla presenza di vetrato.
Niente, cavalchiamo (in certi punti nel vero senso della parola) la discesa e, senza fretta ma con velocità, siamo ai piedi della parte rocciosa.
In poco più di un paio d'ore abbiamo percorso la traversata e in orario da pranzo ospedaliero siamo al Torino a rifocillarci.
Itinerario consigliabilissimo, ad un tiro di schioppo dall'arrivo della funivia, facile ma non banale, bellissimo per il colpo d'occhio che offre.
Grazie Massimo e bella giornata d'acclimatamento.
Accesso
Si prende la funivia Skyway in località Pontal di Courmayeur (AO) che in meno di venti minuti con il cambio alla stazione intermedia di Pavillon sbarca alla Punta Hellbronner. Seguendo facilmente la segnaletica si esce dalla stazione, si percorrono le scalette che depositano direttamente sul ghiacciaio dove con comodità ci si può preparare per l'attraversamento dello stesso.Si prende verso il Col des Flambeuax, superatolo ci si dirige verso l'inconfondibile scivolo della nord della Tour Ronde per lasciarsela sulla destra. Si prende a salire quindi avendo a sinistra la frastagliata linea di cresta che si percorrerà successivamente e si punta, senza difficoltà, al Col d'Entreves, da cui parte la traversata.
(1h dalle scalette)
Materiale
Ramponi, piccozza, materiale da ghiacciaio, nda, sufficiente una corda da 60m, qualche rinvio, cordini e/o fettucce.Relazione
Si segue la cresta cercando di mantenere il filo per quanto possibile tenendo ora il lato est a volte l'ovest. Giunti all'anticima si scende a destra con passaggi esposti per entrare in un intaglio che si raggiunge con facile arrampicata. Si ritorna in cresta e si giunge all'ultimo risalto della vetta bifida che si supera per una fessura (p. di V+/A0). Si prosegue iniziando a scendere tenendosi a sinistra e potendo sfruttare diversi ancoraggi attrezzati per le doppie in caso ghiaccio o innevamento rendessero le disarrampicate problematiche. Si riguadagna infine il ghiacciaio al termine della parte rocciosa.
Discesa
Dal punto in cui si abbandona la cresta si scende verso sinistra, solitamente su traccia ben battuta, per riprendere il percorso fatto all'andata fino al Col Flambeaux dove si devia a sinistra e si entra al Rifugio Torino (un ascensore interno riporta alla quota della stazione di Punta Helbronner).
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