lunedì 25 novembre 2019

Gole della Rossa, Parete Oggioni - Badiali-Conti - 220m - VII (VI/A0)

Via che non avevo mai preso granché in considerazione, vuoi per alcune relazioni non proprio gratificanti, vuoi per la vicinanza con itinerari sportivi più interessanti.
In realtà la via è carina e mai banale su roccia tutto sommato buona.
Io e Francesco, per scendere, abbiamo scelto di calarci da una sosta dei Bivi della Solitudine, e il socio se ne è andato ad una sosta un pò fuori linea...

La mattina, al parcheggio nei pressi della galleria, è fredda e ventosa. Ci copriamo entrambi e facciamo su gli zaini. Portiamo qualche friend medio e un mazzetto di nut: le relazioni raccontano di necessità di integrazione.
In breve siamo all'attacco della nostra via, a sinistra rispetto alla grotta dove passa Opec '80 e molto vicini a quello dei Bivi della Solitudine.




Il primo tiro spetta a me. Ovviamente sono freddo e mi muovo decisamente male, ma non è che quando sono caldo le cose migliorino di molto, così, seguendo i vecchi chiodi arrugginiti e piazzando un paio di protezioni, salgo la roccia che, con la giusta attenzione, si rivela buona e scalabile.
La sosta è discreta, mi accomodo e recupero il socio che, dato che è forte, si sparerà il secondo tiro.


Mentre aspetto Francesco inizio a sentire un po' di calore dovuto al movimento: mi sono sbrinato un po' e mi godo la sensazione.
La giornata è leggermente nuvolosa ma si prospetta decisamente favorevole, anzi, il sole uscirà più avanti e diventerà anche caldo.
Francesco arriva in sosta e senza troppi indugi si carica di ferramenta e parte per il duro secondo tiro.

Attacco di L2


Il socio sbuffa un po', sghisa, sale, e poi con grande pompa esce a sinistra per il difficile passo. Il tiro è bello sostenuto anche se corto. Probabilmente attrezzato a spit perderebbe buona parte del sapore che ha; anche se molto chiodato alcune protezioni sono veramente "sporgenti" e volarci sopra, in generale, non è che sia qualcosa da prendere in considerazione.
I miei complimenti a Francesco che ha fatto il tiro in libera e a vista.
Io, senza neanche pormi dubbi, nei passi più duri tiro i miei bei chiodi e esco dal traverso sotto le più facili rocce fino alla sosta.
Ora sudo e ho caldo.

Cordata su Opec '80


Mi armo di coraggio e parto per il terzo tiro. L'attacco non è banalissimo, e vado a prendere il diedrino appena accennato. Il passaggio è interessante e non scontato, protetto dai soliti chiodi fino ad arrivare ad un camino di roccia delicata.

Partenza di L3 verso destra
Uscito sopra il camino prendo verso sinistra e arrivo a prendere una bella fessura che scalo con grande gusto. Lì l'orientamento non è immediato e mantengo la sinistra passando vicino ad un alberello puntando ad una cengia. Trovo un chiodo ben nascosto solo perchè ci sbatto la faccia davanti e ugualmente facci con la sosta. 
In effetti per qualche momento ho pensato di essermi tenuto troppo a sinistra: la sosta è posizionata nell'unico posto sensato in cui poteva essere ma l'ho vista solo una volta giunto sul terrazzino.



Bel tiro, veramente divertente sopratutto nella parte iniziale.
Francesco arriva sul terrazzino e dopo un sorso d'acqua riparte per il quarto tiro che si incunea in un diedro occupato da alberelli e rovi, uscendo poi verso destra. Si spara il tiro con velocità e sicurezza.
Io riesco a districarmi tra le piante riuscendo ad incastrare lo zaino su un ramo e a graffiarmi con i rovi: purtroppo il tiro parte male.
Il prosieguo invece è gagliardo e godibile.
Sono al sole in un bel traversino in placca per finire con un passaggio fisico su uno strapiombino ben ammanigliato.


Dalla sosta del quarto tiro decidiamo di andare a prendere una sosta dei Bivi e andarcene via in doppia per evitare tutto il grande giro a piedi per scendere dalla sommità.
Parto verso i tetti e, cercando di ricordarmi da dove avevamo fatto le doppie quando ho percorso la via di Moretti faccio una giro prima in salita e poi a scendere ritrovandomi alla sosta a spit a non più di quattro metri a destra di Francesco.
Sarebbe convenuto arrampicare per andare a prendere la sosta del penultimo tiro dei Bivi, ma alla fine va bene uguale.
Scendiamo giù e, a parte Francesco che si sceglie una sosta di merda sulla cengia mediana, tutto fila liscio fino alla base.

Via interessante e non scontata.

Accesso

Da Roma: si raggiunge Foligno da cui si prende la SS76 in direzione Fabriano. Si supera la cittadina e si prosegue verso Serra S. Quirico dove in corrispondenza della cava si esce si parcheggia subito nei pressi di una casetta prima della sbarra.

 

Si supera la sbarra e ci si trova già in vista della parete. La strada conduce nei pressi di due enormi massi caduti all'altezza del secondo parte il sentiero di salita all'attacco delle vie.
(15min dal parcheggio)


Materiale

nda,  qualche friend medio-grande, due mezze corde, 12 rinvii

Relazione 

L1 - V - 30m
Si sale la placchetta verso la fessura che incide il diedro un po' accennato si prosegue in fessura e poi verso sinistra in cima al pilastro su comoda sosta (8 ch., sosta su spit e ch.)

L2 - VII (V/A0) - 25m 
Si sale a guadagnare il diedrino con la fila di chiodi ben evidente alla sinistra su una fessurina che si sfrutta per salire fino ad una pancetta che, con passo delicato, si supera verso sinistra e si prosegue su difficoltà più basse fino ad una prima sosta che si salta fino ad una seconda su spit (10 ch., sosta su 3 spit)

L3 - VI (V+/A0) - 35m
Si sale verso destra per raggiungere un diedrino fino ad un piccolo strapiombo che si supera per entrare in un caminetto di roccia rotta. Si continua verso sinistra su placca fino ad una grande fessura un po' ostruita dalla vegetazione, la si percorre tutta  passando nei pressi di un alberello oltre il quale è nascosto un chiodo, puntando ad un'evidente terrazino su cui si trova la sosta molto comoda  (8 ch., sosta su spit e ch.)

L4 - VI (V+/A0) - 35m
Si entra nel soprastante diedro incuneandosi tra gli alberelli e i rovi per poi uscirne sopra e prendere verso destra seguendo le protezioni. Con arrampicata tecnica si traversa decisamente per poi andare nuovamente in verticale verso l'alto su un terrazzino oltre un albero dove si trova la sosta (8 ch., sosta su 2 ch.)
(Da qui abbiamo preso la sosta subito sulla destra dei Bivi della Solitudine e ci siamo calati)

L5 - VI (V+/A0) - 35m
Scalare fra la vegetazione la sovrastante placca fino a portarsi sotto un tetto. In questo punto si intercettano i fix del penultimo tiro della via I Bivi della Solitudine che sale verso sinistra sotto un imponente tetto giallo. Uscire invece verso destra rimontando una spaccatura poco invitante. Continuare prima in obliquo verso destra poi in verticale su rocce articolate fino ad un chiodo da dove ha inizio un esposto e difficile traverso verso destra che porta alla base del canale di uscita dalla via (8 ch., sosta su albero)

L6 - III - 55m
Salire su rocce sporche a tratti infide il sovrastante canale con detrito e vegetazione. Dopo circa una quarantina di metri continuare sulle placconate a sinistra del canale fino ad uscire dalle difficoltà su terreno aperto. 
NOTA. Questo ultimo lungo tiro di corda può risultare conveniente spezzarlo attrezzando una sosta su albero dopo 30/40 metri di salita lungo il canale per evitare possibili e fastidiosi attriti sulla corda e per un miglior controllo della cordata. 

I quadrati bianchi sono le soste dei Bivi della Solitudine consigliati per le calate. L'ultima doppia è di quasi 60m, è consigliabile spezzarla alla S1 dei Bivi se c'è vento per evitare incastri delle corde sulla vegetazione presente in basso


Discesa

In doppia lungo i Bivi della Solitudine.
Altrimenti a piedi per tracce di sentiero e poi in doppia per le Placche Basse.


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