domenica 6 dicembre 2015

Corno Grande - Moriggia-Acitelli - 300m - PD

La voglia di ghiaccio (inesistente, ovviamente) e neve (nella giusta quantità, invece), era talmente alta che con Marco non ci siamo potuti far sfuggire l'occasione di scappare sul Corno Grande.
Le condizioni, lo sapevo, non erano le migliori: tanta roccia scoperta, neve di dubbia qualità, temperature primaverili. Eppure la montagna ci ha regalato tanta soddisfazione, se non tecnica, il canale è molto facile, sicuramente d'ambiente. Siamo stati soli soletti per tutto il giorno.
E la prima foto che voglio mostrare è quella fatta dalla stazione a monte poco prima di scendere giù.

Andare sul Corno Grande d'inverno salendo a Campo Imperatore significa avere l'orologio a portata di mano e farsi rapinare per salire su con la funivia. La prima corsa alle otto e mezzo ci fa partire con relativa calma, ma ci impone anche di non dormire troppo per evitare di perdere l'ultima discesa alle 17,00.
Le previsioni danno cielo nuvoloso. In effetti un manto compatto di nubi ci accompagna per tutto il viaggio fino a Fonte Cerreto: noi però gli spunteremo sopra e approderemo in un paradiso di sole e temperature da fine aprile piuttosto che inizio dicembre.


Attacchiamo l'avvicinamento di buon passo seguendo il sentiero estivo, bello tracciato in uno scenario un po' desolante per gli amanti dello sci, ma decisamente ottimo per noi che andiamo a piedi. La neve è abbastanza dura, si affonda poco e riusciamo ad essere veloci.
In realtà partiamo in tre, ma durante il traverso che conduce alla cresta tra il monte Portella e il monte Aquila, Kavita, si rende saggiamente conto di non essere in forma sufficiente per seguirci. Ci salutiamo e proseguiamo di buona lena. E' caldo. Ci spogliamo e rimaniamo con il solo intimo tecnico addosso e continuiamo a sudare sotto lo stupendo sole che ci sovrasta.




Seguiamo la traccia che sale dalla sella di Corno Grande verso il Sassone che, data la magra in cui versa la montagna, si confonde un po', ma rimane pure sempre visibilissimo.
L'intenzione che abbiamo è di salire il Moriggia ed eventualmente vedere in condizioni è il Roux-Ghiglione. Dato quello che ho di fronte mi rendo conto che ci sono pochissime speranze di trovarvi qualcosa di interessante per salire, ma la speranza, dice il detto, è l'ultima a morire, così abbiamo un po' troppo materiale che poi non servirà (poco male, tutto allenamento).
In un'ottima ora e quaranta arriviamo al sassone, dove, nei pressi delle targhe che indicano la direzione per il Bafile, ci addobbiamo e ci rifocilliamo un po': è veramente caldo.


Il mare di nubi che nasconde tutto
Ci prendiamo il nostro tempo. Poi iniziamo a traversare verso destra faccia a monte per andare a guadagnare il canale. La neve è a tratti ottima, compatta e portante, a tratti umidissima e sfondosa, a tratti crostosa. Quest'alternanza ci accompagnerà per tutta la salita del canale, creando spesso qualche fatica in più del necessario.


Essendo la primissima volta per entrambi su questa montagna nella stagione delle nevi, e considerando lo scarsissimo innevamento, abbiamo qualche perplessità iniziale: infatti, appena oltrepassata la prima costina nevosa, sembra salire un netto canale verso l'alto. Il nostro è da andare a prendere più a destra, dirigendosi verso l'evidente spigolo sud-sud-est, sul quale corre l'omonima via di roccia.
Una volta dentro non ci sono più dubbi e prendiamo a salire.




La fatica si fa sentire. Si riescono a fare bene dieci, venti, magari trenta passi, poi il piede sfonda e ci si deve tirar fuori, allargare la gamba, cercare un punto migliore, issarsi su e riprendere il ritmo. Qualche volta si gratta completamente via la neve e allora bisogna spostarsi a destra o a sinistra.
Nessuna difficoltà tecnica, ma un po' di fastidio lo crea. Anche perchè la neve è bella pesante, umida, bagnata.
Siamo però soli, immersi in un silenzio eccezionale, rotto da qualche spindrift di ghiaccioletti che si staccano dalle rocce scaldate dal sole: noi, il rumore dei ramponi che entrano nella neve, il nostro ansimare.


Prima dell'evidente goulotte del Roux-Ghiglione incontriamo una bella strozzatura ghiacciata in cui le picche entranpo in maniera commovente. Avevo perso la speranza di assaggiare tanta grazia. Quei due metri in cui ramponi e picche entrano contenti mi fanno godere da impazzire.

La strozzatura ghiacciata

Marco in posa plastica per la foto
In qualche punto la neve è anche bella pressata, entrano solo le punte dei ramponi, si sale rapidi, veloci, anche se il fiato corto e peso eccessivo dovuto a tanto materiale inutile si fanno sentire.
Arrivo quasi ansioso al canalino nascosto che devia a destra e che mi piacerebbe salire tanto.

L'attacco del Roux-Ghiglione
I salti sono completamente scoperti e vengono giù, convogliate dall'alto, diverse piccole scariche di ghiaccioli, qualcuno anche di dimensioni più importanti. Durante gli ultimi trenta metri ne siamo stati investiti: come in un toboga scendevano giù veloci e qualche pezzo ci ha preso. Beccarne uno in faccia è un'esperienza che mi riservo per un altro giorno.
Infatti, come previsto, dopo aver superato l'imbocco, una scarica più consistente viene giù rumorosa e consistente. Avessimo deciso di salire di lì ci avrebbe investito in pieno.



Gli ultimi metri sono un po' monotoni ma siamo vicini alla meta e il passo si allunga per lo sprint finale. Finalmente esco. Sono in alto, c'è la croce, il cielo di un doloroso e bellissimo azzurro, sole pieno.
Per un fantastico secondo, sono felice. Sintonizzato, armonizzato con tutto, soprattutto con me stesso, in un silenzio ideale.


Dalla vetta
Foto, cibo, acqua, goduria.
Poi ce ne andiamo a prendere il Bissolati. La Direttissima, anche se più veloce, mi lascia qualche perplessità nel caso dovessimo incontrare qualche saltino scoperto. La scelta cade sul più facile canale perchè tracce vanno in quella direzione (evitandoci, tra l'altro, di finire per scendere nel canale del Tempio).



La discesa sarà un po' più incasinata. Marco è preda di forti crampi alle cosce e in più di un'occasione si troverà costretto a sedersi e massaggiarsi. Con un'ottima dose di determinazione viene giù, calmo e attento, qualche volta scivolando sul fondoschiena, qualche volta girato faccia a monte, costretti a seguire diverse deviazioni per evitare salti scoperti.
Alla fine arriviamo in fondo al canalone e riprendiamo la traccia che, lungamente, ci riporta a Campo Imperatore.
Stanchi e soddisfatti ce ne torniamo a casa.

Avvicinamento: giunti a Campo Imperatore salendo con la funivia da Fonte Cerreto (strada chiusa per salire fino a maggio) si prende a salire oltrepassando l'osservatorio. Si devia a destra lungo il sentiero estivo, traccia evidente, puntando alla parte più bassa della cresta che unisce il monte Portella e il monte Aquila (vetta con croce visibile dal piazzale). Guadagnata la sella si continua in direzione della parete sud del Corno Grande puntando al Sassone, un roccia monolitica sempre visibile. Superato il Sassone, si prosegue verso l'alto lungo la crestina rocciosa. Da lì, per via intuitiva si devia verso destra in direzione dell'evidente spigolo SSE, superando un primo canalino e una crestina nevosa. Si continua in traverso verso destra fino ad entrare nel canale ormai evidente.

Materiale: minima dotazione, spezzone di corda
Disl. via: 300m (sviluppo 500m)
Disl. tot.: 780m
Durata: 1h20'
Avvicinamento e rientro: 2h+2h
Diff.: PD

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