lunedì 14 dicembre 2015

Corno Piccolo - Camino di Mezzo - 250m - PD

Nella disperazione che mi pervade data l'estate invernale che stiamo vivendo, preso da frenesia glaciologica, ho puntato tutto sulla webcam dei Prati di Tivo, nell'illusoria speranza che si potesse far qualcosa di interessante.
Alla fine abbiamo ripiegato su questo facile canale.


La giornata uggiosa che ci accoglie ai Prati di Tivo è accompaganata dal frastuono incessante ed inutile della musica che si alza a tutto volume, non si capisce bene per quale motivo.
Purtroppo i cafoni si trovano dappertutto: il suono fastidioso rimane percepibile fin sotto l'attacco delle vie.
Saliamo con la funivia fino alla Madonnina. La vista sul vallone delle Cornacchie è abbastanza desolante, anche se le linee che le lingue di neve e ghiaccio (forse) disegnano sulla nord dell'anticima della vetta Orientale sono ipnotizzanti.

Prendiamo per il Ventricini e di buon passo ci avviamo verso la verticale dello spigolo di Paoletto. Il Camino di Mezzo si apre proprio alla sua destra. L'apertura dell'impianto alle nove ci ha fatto ritardare abbastanza, ma non avevamo nessuna voglia di fare alzatacce e sobbarcarci gli ottocento metri di dislivello a piedi lungo le piste dei Prati.


In una mezz'ora giungiamo sotto l'itinerario che abbiamo scelto per oggi. Cominciamo a salire lungo il pendio. Dopo poco decidiamo di ramponarci: con nostro piacere appena sotto lo strato farinoso troviamo neve pressa e abbastanza portante.
Si sale facilmente fino al piccolo conoide alla base dell'imbocco del canalino.




Sembra che il canale sia facilmentre percorribile. Anche se siamo investiti da notevoli scariche di spindrift, non ci crea che qualche fastidio. Dobbiamo solo far attenzione a superare una specie di "crepaccio": una spaccatura orizzontale nel pendio nevoso che risulta parzialmente nascosta e che Matteo ha scoperto esserci infilandoci una gamba intera. 


L'attacco del canalino è scoperto. Bisogna superare una facile strettoia in cui si riesce ad infilare solo un piede, ma è corta e quasi banale. La neve porta bene e si supera con facilità.

Matteo esce dalla prima strettoia
Appena superato questo saltino mi si rivela una visione paradisiaca. Una apparente colata di ghiaccio impiastra, sottile ed invitante, la parte sinistra del canale. Una lingua che sembra salibile e che, anzi, costituisce una variante più impegnativa del canale stesso.

L'attacco della variante bassa
Quasi convinto a salire da quella parte mi accosto sotto lo sguardo attento del compagno: voglio saggiare la consistenza del ghiaccio. Spiccozzo un po' e salgo un paio di passi. Il "ghiaccio" è sottile e, purtroppo per le mie speranze, suona a vuoto. C'è, ma è staccato dalla roccia, mentre in altri punti la becca lo taglia come fosse burro.
Mi faccio passare la voglia. Ritengo che fosse salibile, ma molto rischioso e sinceramente, come ha ben detto Matteo, inutile elemosinare ghiaccio di merda.
Il canale prosegue sulla sinistra e così continuiamo a salire.


In corrispondenza di una pancia il canale si biforca di nuovo, noi ci teniamo sulla sinistra, anche se sulla destra parrebbe più interessante. Anche questa è una specie di variante, ma là la neve è farinosissima e preferiamo proseguire dove la progressione risulta meno faticosa per uscire sulla grande comba nevosa sotto la vetta.



Come era prevedibile l'accumulo è importante e bisogna andarsi a cerca le linee dove lo slavinamento ha pressato un po' di più la neve. Ci accodiamo ad una coppia di alpinisti di Senigallia che loro malgrado battono traccia. 
Il vento si è fatto teso e solleva nubi di polvere di neve che ci pungono la faccia. In cresta si vedono sbuffi bianchi.
Continuiamo a salire fino a giungere in cresta dove ci si apre una stupenda e dolomitica visione del Calderone, delle vette del Corno Grande e del Torrione Cambi.




Ci fermiamo. La cresta è spoglia di neve e quella che c'è è polvere infida. Non abbiamo voglia di fare tiri, soprattutto considerando che poi probabilmente dovremmo riscendere per il Canalone, viste le condizioni della cresta stessa.
Scendiamo giù abbastanza velocemente, sfruttando anche un paio di ancoraggi per due doppie che ci depositano sotto l'imbocco del canale.

Spindrift
In breve arriviamo alla Madonnina e di lì a due fantastici panini e birra allo Chalet: immancabili quando si va a scalare ai Prati di Tivo!

Avvicinamento: giunti a Prati di Tivo si può salire utilizzando gli impianti fino alla stazione della Madonnina. Da lì, percorrendo il sentiero Ventricini si traversa sotto la parete nord del Corno Piccolo facilmente fino a trovarsi sotto la verticale del primo evidente canale che si apre appena a destra dell'ultimo spigolo arrotondato prima della grande comba nevosa sotto la vetta. Alternativamente si può salire a piedi costeggiando le piste da sci dei Prati di Tivo

Materiale: minima dotazione, spezzone di corda
Disl. via: 250m (altri 200m circa se si giunge in vetta)
Disl. tot.: 650m (1200m se si sale a piedi dai Prati di Tivo)
Durata: 1h (1h30' ulteriore se si giunge in vetta)
Avvicinamento e rientro: 1h+2h
Diff.: PD
Il canale si sviluppa evidente. La prima variante attacca a sinistra, la seconda si può percorrere proseguendo alla destra di un'evidente pancione.

 

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