Nel caso in cui qualcuno che avete appena conosciuto mentre siete in ferie vi abbia raccontato di fare trail e di aver appena partecipato alla Stralivigno vi dovesse proporre di fare un'escursioncina breve breve, beh, pensateci bene...
Partiamo dalla stradina che passa sotto la funivia che sale a Ciampac. Da lì parte il sentiero 602 che sale al rifugio Contrin.
Mi ritengo mediamente allenato, ma il passo a cui sono stato costretto (appena dopo il pranzo, tra le altre cose...) è stato veramente duro.
Il sentiero sale subito con una prima impettata che ci fa guadagnare rapidamente quota, poi si inoltra in una stupenda valletta percorsa dal torrente Contrin. Là la strada spiana e, che fare? Correre, naturalmente.
Percorriamo di corsa quasi tutto il tratto di strada che sale lievemente. Il pranzo, che pesa nello stomaco decide di rimanere giù con mia somma gioia. Ormai ho spezzato il fiato e, anche se ogni tanto interrompiamo la corsa, riesco a tenere bene l'andatura.
Attraversiamo il torrente (e Dio benedica le fotografie), scattiamo qualcosa al plumbeo paesaggio che ci circonda e poi riprendiamo veloci il cammino.
Dopo un'ultimo tratto più pendente giungiamo al rifugio Contrin. 530m di disllivello positivo e quasi cinque chilometri in 50'. Ci fermiamo a guardarci intorno, fare qualche foto (io a riprendere bene bene fiato) e a infilarci lo shell: comincia a piovere con più insistenza.
Il bellissimo rifugio con annessa chiesetta |
La valletta appena percorsa |
Dopo una rapida consultazione riprendiamo e ci dirigiamo verso il passo passo di S. Nicolò e il relativo rifugio.
Piove abbastanza, il sentiero si fa fangoso e in molti tratti è molto faticoso procedere. C'è talmente tanta acqua, è piovuto così intensamente nei giorni precedenti che il terreno è saturo e si scivola che è un piacere.
Eppure, anche se bagnato, a corto di fiato non posso che ammirare il fascino misterioso che i boschi e le montagne possiedono con questo clima così novembrino.
All'improvviso appare, in mezzo a fitte nebbie e alla pioggia battente, il rifugio di passo S. Nicolò. E' chiuso, e trasmette sensazioni invernali, solitudine e silenzio. C'è un'atmosfera magica, intrigante che mi ipnotizza.
Comincia a piovere ancora più forte e noi cominciamo a scendere.
Il sentiero fangoso è infido e difficile, le mie scarpe (quelle da avvicinamento) non sono adatte. Scivolo senza conseguenze se non nell'orgoglio.
Il mio compagno pare uno stambecco e io mi sento un facocero zoppo, ma scendo, scendo. Più velocemente di quello che pensavo per me possibile. Poi il ginocchio sinistro comincia a farmi male e rallentiamo, ma ormai siamo quasi a valle, stiamo per riprendere il sentiero fatto all'andata.
Plumbei paesaggi e nuvole ci avvolgono |
Un po' si corre, un po' si cammina, finchè non affrontiamo l'ultima discesa, la prima impettata fatta all'andata.
Quando arriviamo sotto la funivia sono passate circa tre ore. Abbiamo fatto oltre 13 km e 850 metri di dislivello a salire e poi a scendere. Sono distrutto ma soddisfatto: se voglio ne ho un po'.
Col sole sarebbe stata un'altra storia, ma il tempo avverso, l'umido, le nebbie, la pioggia, hanno reso questa "breve" escursione uno spettacolo, un'esperienza con un sapore particolare, piacevole, da ricordare.
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