giovedì 21 agosto 2014

Recensione - Freney 1961. Un viaggio senza fine

Non so se quello che accadde all'inizio del luglio 1961 è la pagina più drammatica della storia dell'alpinismo. Certamente è tra le più significative, una tragedia che ha coinvolto due nazioni, che ancora oggi colpisce l'immaginario di chi frequenta la montagna. Il fatto che uno dei protagonisti sia Walter Bonatti non è un particolare secondario.
In questo stupendo libro Marco Albino Ferrari ricostruisce i fatti di quei terribili giorni.

Non conoscere ciò che successe alle due cordate, una italiana e una francese, tra il 9 e il 15 luglio del 1961, equivale a non conoscere un pezzo leggendario della storia dell'alpinismo.
La fatidica sera in cui i due gruppi, Bonatti, Oggioni e Gallieni da una parte e Mazeaud, Kohlmann, Vielle, Guillame dall'altra, si ritrovarono accomunati nel voler perseguire lo stesso obiettivo dentro l'angusto spazio del bivacco della Fourche, nessuno avrebbe immaginato la portata di sofferenza e dolore e morte che il brutto tempo avrebbe portato con se.
Il pilone centrale del Freney, che a tutt'oggi rappresenta un terreno di sfida e d'avventura di eccezionale portata (vi è deceduto Marco Anghileri proprio quest'anno), nel 1961 era uno degli ultimi grandi problemi delle Alpi.
Le due cordate erano fortissime, preparate, con una profonda conoscenza del terreno su cui andavano a sfidarsi.
Bonatti e Oggioni avevano anche effettuato un tentativo nel '59. 
Eppure solo in tre sono ritornati, solo in tre sono riusciti poi a raccontare cosa accadde in quei terribilli giorni di bufera continua.
Marco Albino Ferrari riesce a raccontare questa storia trasformandola quasi in un romanzo, un sapiente racconto che qualche volta ci fa dimenticare che si tratta di fatti veri, realmente accaduti.
Con grande maestria ci immerge nella casa di Gallieni, nella profonda disperazione della moglie, nella compita preoccupazione del padre, nel mondo del boom economico che stava trasformando Courmayeur, delle televisioni, degli inviati che cercavano l'immagine e lo scoop.
Passa dalla montagna alla valle, dagli alpinisti ai turisti, dalla disperazione alla curiosità. E lo fa bene, molto bene.
Un libro che, nelle poche righe in cui descrive Dino Piazza nei pressi della salma di Oggioni, commuove.
Da non perdere.


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