sabato 1 settembre 2012

Croda Nera - 3105 m

Posto un'escursione di luglio fatta mentre ero in ferie in valle di Anterselva. Bella cima contornata da altre vette interessanti, tutte da raggiungere su ghiacciaio.

Dopo parecchi giorni di meteo instabile e decisamente piovoso (lassù i vari Caronte e Minosse non si sono fatti vedere) finalmente per domenica mi da una finestra di tempo un poco migliore.
Alle 5,30 sono sveglio e alle 6,30 arrivo al parcheggio prima del divieto di accesso della strada forestale che conduce dentro la valle di Rio Molino.
Mi aspettano 1500 m di dislivello e la maggior parte concentrati alla fine, ma parto tranquillo e contento lungo la sterrata che sale in lieve pendenza.
Non si sente che il rumore del torrente e, quando incrocio qualche maso, quello delle vacche al pascolo.
La natura intorno mi trasmette una sensazione di idillio, scene bucoliche, con il sole che ancora non riesce a fare coapolino da dietro i picchi di queste montagne che non conosco.


Superata l'ultima malga (alla quale mi fermerò al ritorno per una salsiccia affumicata e birra) arrivo al trivio che conduce a destra alla Croda Nera e a sinistra verso altre vette. Avanti a me vedo altri tre escursionisti, ma non li raggiungo prima che abbiano preso a sinistra, per cui li saluto mentalmente e supero il torrente sul ponte poco dopo la biforcazione.
A quel punto (è passata circa un'ora) mi siedo, mi tolgo gli scarponi e scopro, come sospettavo già da qualche minuto che ho due vesciche sui talloni. Scelta sbagliata del calzino!
Metto due Compeed che ho con me, e proseguo (per la fine della giornata me ne saranno uscite in tuuto quattro).
Il sentiero comincia ad inerpicarsi con tratti a zig-zag. La vista della valle che ad ogni passo si allontana è meravigliosa: il torrente serpeggia sinuoso in mezzo ad un verde eccezionale. Non c'è nessuno, sento solo lo scampanare stanco di qualche vacca lontana.
Prima di arrivare alla base del pendio (oltre il 30% di pendenza media) detritico che porta al giogo di Rio Molino, in un tratto erboso con grandi massi erratici, faccio un incontro bellissimo: una marmotta fischia si ferma a controllare se sono una minaccia e mi permette di scattare qualche foto. Il tutto in un silenzio che raramente ho sperimentato.
Alle 8,30 sono alla base del tratto duro dell'escursione, circa un chilometro e mezzo per quasi 500 m di dislivello, una vera impettata.
Sono alla forcella dopo 1h25' (3h 15') dal parcheggio. La salita si è fatta sentire e le vesciche danno veramente fastidio.
Adesso vedo la cresta fatta di sassoni e massi scuri. Si è alzata la nebbia ed il paesaggio assume un aspetto alieno: mi sento realmente fuori posto qui, da solo.
Proseguendo lungo i sempre presenti bolli si arriva al passaggio un po' esposto di II (?), un solo movimento, antipatico a scendere piuttosto che a salire, con prese molto buone e l'unico inconveniente di doversi sporgere verso sinistra nel vuoto sottostante (non così incombente) alla fine del quale c'è il ghiacciaio.
Più avanti qualche passo richiede l'uso delle mani, ma niente di particolare. Alle 10,15 sono finalmente in vetta (3h 30' circa dal parcheggio).
Mi concedo una foto in vetta, un breve ristoro, e poi giù velocemente (si fa per dire, date le vesciche) alla forcella e poi a valle.

 














Simpatica escursione, tecnicamente banale, fisicamente abbastanza impegnativa.

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