I Sibillini non sono certo rinomati per la qualità della roccia: in un'altra occasione avevo scalato la Maurizi-Perucci al Monte Bicco e dire che la roccia è pessima è fare un complimento (se poi ci si abitua al Corno Piccolo allora è proprio sfasciume).
La via, che percorre quasi integralmente lo spigolo della Quinta Piccola, è invece caratterizzata da roccia buona, in un paio di punti anche più che buona, con difficoltà contenute, soste attrezzate e un percorso intuitivo e di facile lettura.
Si parte decisamente presto: alle 5,00 siamo in macchina per arrivare ad un'ora decente al piazzale dell'Hotel Felycita a Frontignano di Ussita. Alle 7,00 infatti siamo pronti con gli zaini sulle spalle per cominciare l'avvicinamento.
Accesso
Prendiamo il sentiero che scende sulla sinistra guardando
l'hotel e lo si segue verso la val di Bove: è tutto molto ben segnalato, e se si conoscono un po' le zone è molto facile arrivare. Dopo
poco si riconoscono sulla sinistra le formazioni delle due Quinte,
Grande e Piccola. Si può deviare direttamente per ghiaioni detritici
verso la base della Quinta Piccola (quella più a destra guardando a monte) oppure
arrivare fino alla fonte della val di Bove e, descrivendo un ampio
arco per tracce di sentiero in mezzo al bosco, arrivare alla base
della placca iniziale camminando a mezza costa (1h-1h30 dal
parcheggio).
Noi ce la prendiamo comoda. L'ambiente è suggestivo, silenzioso. Avevamo fatto lo stesso percorso in inverno (uscita che posterò magari più in là), e anche in questa occasione i Sibillini, e la val di Bove, confermano l'eccezionale bellezza di luoghi molto meno blasonati rispetto ad Alpi o Dolomiti, ma più "nostri", vicini, anche selvaggi. Arriviamo alla base della Quinta Piccola traversando sui pendi erbosi che scendono dalla Croce di Monte Bove.
La via
All'attacco |
L'attacco è evidente: si può affrontare una placchetta protetta a fix che piega verso destra, oppure affrontare una specie di diedro-canale sulla sinistra. La prima soluzione, la nostra, è lievemente più difficile.
Io arrampico malissimo, sono freddo, teso e capisco perfettamente che quando vado in montagna il primo tiro lo devo scalare io se mi voglio sciogliere subito.
Comunque il secondo tiro, più semplice tecnicamente lo scalo senza problemi, mi diverto durante la progressione, mi sento tranquillo con le poche protezioni messe (oltre qualche chiodo esistente), così che il resto della via prosegue liscio e tranquillo.
Nel secondo tiro c'è da stare un po' attenti, ma l'arrampicata è molto evidente, la via ben appigliata, quindi ponendo la giusta attenzione si riesce ad evitare al compagno una doccia di sassi.
Eccezionale il quinto tiro, con un inizio un pò aereo su uno sperone da salire con passo d'equilibrio e una bellissima fessura più in alto molto ben proteggibile e altamente remunerativa.
La roccia, a parte quanto detto e un breve diedro sul quinto tiro, è buona, sicura. Una via sicuramente da ripetere, con avvicinamento relativamente breve, rientro altrettanto, e di difficoltà e sviluppo tali da risolversi in tre ore scarse (o anche meno).
Via da ripetere se si passa da quelle parti.
La placca iniziale |
Nel secondo tiro c'è da stare un po' attenti, ma l'arrampicata è molto evidente, la via ben appigliata, quindi ponendo la giusta attenzione si riesce ad evitare al compagno una doccia di sassi.
Eccezionale il quinto tiro, con un inizio un pò aereo su uno sperone da salire con passo d'equilibrio e una bellissima fessura più in alto molto ben proteggibile e altamente remunerativa.
La roccia, a parte quanto detto e un breve diedro sul quinto tiro, è buona, sicura. Una via sicuramente da ripetere, con avvicinamento relativamente breve, rientro altrettanto, e di difficoltà e sviluppo tali da risolversi in tre ore scarse (o anche meno).
Via da ripetere se si passa da quelle parti.
La prima sosta con la targa commemorativa |
La partenza del terzo tiro |
L'ultima sosta (se guardate la foto in basso capite dove sta la sosta attrezzata) |
Relazione
L1 – III – 35m
Si attacca a sx della evidente placca a buchi per
un diedro giallastro di roccia mediocre fino alla cengia con affissa
targa dedicata ai primi salitori e con accanto la sosta da attrezzare
(2 ch.)
L1v – IV – 35m
Si attacca la placca a buchi protetta a fix (n. 3)
in verticale, finita la placca si prosegue (2 ch. eventualmente
integrare) fino alla cengia con affissa targa dedicata ai primi
salitori e con accanto la sosta da attrezzare (2 ch.)
L2 – III – 40m
Si sale seguendo intuitivamente il filo di cresta
con particolare attenzione per la roccia molto instabile. Il tiro è
da integrare con alcune protezioni. Si prosegue sempre sul filo fino
ad arrivare in prossimità di uno sperone roccioso appuntito con un
alberello sulla dx. Guardando a sx sulla parete si può vedere un
chiodo con anello. Si sale ancora e, superando lo sperone si arriva
ad un altro chiodo che un bello spuntone su cui far sosta. (chiodi,
sosta su chiodo e spuntone)
L3 – II/III – 30m
Dallo spuntone verso dx con un piccolo traverso
fino ad incontrare un canalino appena accennato che con via logica
porta in alto verso il pulpito della croce di metà via. (uno o due
chiodi, sosta su chiodi).
L4 – II/III – 30m
Dalla croce si segue fedelmente il filo di cresta
fino ad arrivare ad una cengia di fronte alla quale la parete
riprende a salire e c'è un grosso spuntone con un cavo metallico
(che permette di tornare a valle) e maglia rapida (arruginiti
entrambi). C'erano dei fix che qualche simpaticone ha deciso di
rimuovere. Si fa sosta sul cavo.
L5 – III – 30m
Si monta con gesto d'equilibrio sullo spuntone e
si affronta dapprima una breve placchetta, poi un diedro di roccia
rotta e quando si intravede una bella fessura, molto ben chiodata, si
sale sfruttandola. Il tiro è molto lungo e la sosta si trova alla
fine delle difficoltà su un masso con la testa piatta che dal basso
è molto ben nascosta (non fate come il mio compagno che ha
attrezzato una sosta su spuntoni di roccia essattamente un metro
sotto a quella attrezzata). (numerosi chiodi, sosta su due fix e
chiodo)
Nessun commento:
Posta un commento