martedì 4 settembre 2012

Recensione - L'uomo del Torre

Ormai riesco a leggere solo due tipi di libri: quelli di montagna e quelli di fantascienza. Siccome dei secondi in Italia non c'è traccia (povero il nostro mercato editoriale che premia solo gli scribacchini ammanicati), mi dedico sostanzialmente ai primi.
La maggioranza di questo tipo di libri è divisa in due categorie: quelli che raccontano le tragedie, e quelli che raccontano delle conquiste.
L'Uomo del Torre, scritto a quattro mani da Ermanno Salvaterra e Piero Calvi Parisetti, è un libro che parla di un uomo e una montagna (e molto altro).

Scrivere una recensione su un libro del genere non è proprio facile, primo perchè non ho mai scritto recensioni e secondo perchè i libri, quelli buoni, hanno il potere di coinvolgere emozionalmente. Non è quindi facile raccontare anche un po' se stessi.
Il libro racconta dell'incontro tra un grandissimo alpinista nostrano, Ermanno Salvaterra appunto, ed un musicista totalmente alieno alla montagna, anzi, all'inizio perlomeno, intimorito dalla maestà di tale ambiente.
Comincia così un percorso di conoscenza umana e della natura che giunge fino all'amore intenso di chi ha visto dentro il cuore bellissimo e terribile dei monti qualcosa che non è descrivibile o condivisibile con le sole parole.
A scandire questo cammino, come quello di un bambino che si affaccia sull'adolescenza, si innamora e poi scopre il vero amore, ci sono le imprese alpinistiche.
Ci sono quelle incredibili, quasi epiche per la grandezza dei successi, di Salvaterra. Il suo crescere al XII Apostoli, la scoperta del Cerro Torre, la prima invernale, le scalate in free-solo sulle Dolomiti del Brenta.
Ci sono quelle un po' comiche, profondamente umane, profondamente vere e vicine alla nostra esperienza, di Parisetti, che si avvicina impaurito, scopre un se stesso diverso e ne esce uomo nuovo.
Nonostante ci siano racconti di spedizioni impegnative, sicuramente al di fuori della portata di tanti, il tono è quello di chi racconta dell'amata, senza epicità, senza trionfalismi, senza esagerare: si comprende il valore dell'impegno non da come lo si narra ma perchè si entra in una dimensione empatica differente. Si leggono le difficoltà (anche andare di corpo è una sfida...) che raramente vengono raccontate e che rendono quegli alpinisti degli uomini.
E poi ci sono le gesta goffe, ma altrettanto impegnative, di chi lotta con se stesso per superare le proprie paure, per superarsi e raggiungere un nuovo limite, e lo fa scalando su vie di V o VI, oppure su pareti e ghiacciai frequentati da centinaia di alpinoturisti, fino a tirare i rinvii, senza nascondersi dietro a giustificazioni o flasi pudori.

Un libro assolutamente da leggere per scoprire una montagna vista e vissuta molto diversamente da come spesso viene rappresentata, e degli uomini descritti in maniera da renderli troppo lontani per essere compresi.

 

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