Sinceramente non avrei messo questa uscita tra quelle di roccia ma, per correttezza, buon senso, e qualche escursionista bloccato dalla paura, devo dire che la Direttissima si ritaglia un posto fra le "vie di roccia" del Gran Sasso.
Non credo che per chi fa roccia e arrampica su gradi più elevati possa costituire una via, ma devo dire che leggendo qua e là molti la approcciano con timore proprio perchè al confine fra quella che può essere una difficile escursione in montagna e una salita alpinistica facile.
Non parto tanto presto
differentemente dalle mie abitudini e questo mi costerà una bella
arrostita che sentirò solo a casa. Arrivo al parcheggio di Campo
Imperatore alle 9.30, già pieno zeppo di auto e moto e mi trovo
davanti l'affascinanate spettacolo di code di escursionisti che, più
o meno equipaggiati, si inerpicano verso il Duca degli Abruzzi o
verso la sella di monte Aquila, altri ancora che errano spensierati
lì intorno.
Senza indugiare troppo mi
preparo e mi avvio verso il rifugio. Non voglio passare per il
sentiero di destra, preferisco prenderla subito di petto e dopo 20'
sono al rifugio, dove, come un turista dell'ultim'ora, scatto la foto
di rito per poi proseguire.
La strada da percorrere è
bella evidente e vedo molto bene il sassone. Con buon passo, ma non
troppo, supero diverse persone alcune delle quali armate di tutto
punto: vedo piccozze, corde, imbrachi. Che abbia preso sottogamba
l'impresa in solitaria che ho scelto per ripiego?
La piana di Campo Imperatore |
In effetti nel
canale della Direttissima c'è un nevaio che non avrei pensato di
incontrare e, in pantaloncini e maglietta, tantomeno di affrontare.
Senza farmi troppi
problemi continuo, una volta sul posto deciderò sul da farsi.
Arrivo al mitico (per me almeno, sentito citare un sacco di volte e incontrato di persona solo ora) sassone dopo circa 1h di cammino. Sono sudato, moltissimo, dato il sole che picchia e l'assenza di vento.
Mi rinfresco un momento e poi mi avvio verso il canale.
Arrivo al mitico (per me almeno, sentito citare un sacco di volte e incontrato di persona solo ora) sassone dopo circa 1h di cammino. Sono sudato, moltissimo, dato il sole che picchia e l'assenza di vento.
Il nevaio, nonostante sia
fine giugno e abbia fatto un caldo bestiale in questi ultimi giorni,
è bello compatto e senza ramponi non è affrontabile con
tranquillità. Opto allora per obliquare sulla paretina di destra:
con una ventina di metri di arrampicata in diagonale riesco a
superare la lingua di neve ancora presente e a non cambiare
itinerario.
Qualcuno da dietro mi
chiede se si passa. Ho sempre un po' di timore a dare indicazioni su
certe cose: non so mai se il mio facile possa esserlo anche per altri
e non vorrei indurre in situazioni antipatiche qualcuno che, come me,
vuole passare una giornata in mezzo alla montagna.
Rispondo con un sibillino "si abbastanza facilmente".
Rispondo con un sibillino "si abbastanza facilmente".
Superato il nevaio
continuo dentro la parte terminale dela canalino e poi arrivo ad un
pilastrone da aggirare sulla destra (anche se a me era venuta voglia
di provare a sinistra, all'apparenza più interessante come
arrampicata). Arrivo ad una paretina con un primo passo interessante
in cui uso un po' di forza (passo di II).
Mi sto divertendo e anche
se comincio ad ansimare per il ritmo che tengo nell'arrampicata devo
dire che, nonostante la bassa difficoltà, farla da solo e in libera
mi ha proprio soddisfatto.
Arrivo al camino (II) che supero divertendomi a spaccare a destra e sinistra con i piedi e poi al passaggio che affaccia sul Moriggia Acetelli (II). Qui trovo persone legate che ostruiscono un poco il passaggio e per superarli senza acciaccargli le corde oso un passo un pò più ardito, ma nulla che non sia affrontabile.
In pratica, a parte qualche altro passo su roccia sempre ottima si è già fuori dalle difficoltà maggiori. Sono in vetta dopo 2h esatte dalla partenza, sudato, soddisfatto e un po' infastidito dalle numerose e vocianti comitive che bivaccano intorno alla croce di vetta.
Ammiro estasiato lo
spettacolo del mare che sembra essere ad un tiro di schioppo e delle
nubi che avvolgono il Corno Piccolo. Come sempre mi sento piccolino
di fronte al maestoso spettacolo delle nuvole che avvolgono
silenziose e con facilità la montagna che tanto ci fa
faticare.
Scatto qualche foto, me ne faccio scattare una e dopo un quarto d'ora sono pronto a ripartire.
Fino all'ultimo sono indeciso tra la via delle creste e la normale, ma vedendo quanta gente sale dalla normale scelgo la prima opzione e seguendo gli evidenti e numerosi bolli bianchi e rossi comincia a scendere disarrampicando in molti tratti passi di I.
Scatto qualche foto, me ne faccio scattare una e dopo un quarto d'ora sono pronto a ripartire.
Fino all'ultimo sono indeciso tra la via delle creste e la normale, ma vedendo quanta gente sale dalla normale scelgo la prima opzione e seguendo gli evidenti e numerosi bolli bianchi e rossi comincia a scendere disarrampicando in molti tratti passi di I.
La via, all'inizio
interessante, si fa presto noiosa e interminabile: le roccette i
continui tratti accidentati e da fare con le mani mi snervano. Dopo
45' sono sul sentiero da cui si biforca la normale.
Da lì cammino speditamente. Mi sento bene e sono felice di aver "scoperto" il Corno Grande e le sue spettacolari viste, nascoste a chi non ha voglia di inerpicarsi oltre i primi bastioni.
Senza dilungarmi oltre in 1h15' circa sono di ritorno al parcheggio dove mi aspetta un ottimo panino con salsiccia e birra.
Da lì cammino speditamente. Mi sento bene e sono felice di aver "scoperto" il Corno Grande e le sue spettacolari viste, nascoste a chi non ha voglia di inerpicarsi oltre i primi bastioni.
Senza dilungarmi oltre in 1h15' circa sono di ritorno al parcheggio dove mi aspetta un ottimo panino con salsiccia e birra.
Ascensione meravigliosa,
in ambiente maestoso. Consiglio di farla durante la settimana, quando
c'è meno affollamento, magari in compagnia (per ogni evenienza).
Buon Gran Sasso a tutti.
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