lunedì 27 agosto 2018

Corno Piccolo - Trentanni - 200m - V+

Incredibile giornata di un agosto piovoso e decisamente autunnale, ci regaliamo questa bella salita alla parete est del Corno Piccolo in compagnia di uno degli apritori, Angelo impareggiabile accompagnatore.
Una parete su cui ho ripetuto una sola via e che invece dovrò venire ad esplorare nelle prossime settimane. Senza meno.

La meravigliosa vista che si apre sulla val Maone dalla cresta

I Prati di Tivo sono animati da un certo numero di auto, di turisti, escursionisti, alpinisti: tutti presi dai preparativi prima di partire ognuno per la propria meta del giorno.
Sono con Angelo, Fabiola e Filippo, abbiamo deciso, su suggerimento del primo, di andare a ripetere questa via da lui aperta, insieme a Mazzoleni e Roberto Borrelli ormai diciassette anni fa.
Ci avviamo di buon passo, molto buono in realtà, dalla Madonnina sul sentiero che ci conduce nel bellissimo vallone delle Cornacchie con un percorso mai noioso, neanche troppo impegnativo, ma che entra nel cuore del Gran Sasso in una cornice che pone la parete est a destra e la nord dell'anticima orientale a sinistra.


Bella vista del Franchetti dall'attacco della via
Giungiamo ad un bivio che con un arco a sinistra ci porta direttamente sotto la Torre Cicchetti lasciando il sentiero poco prima di arrivare al rifugio.
Siamo stati abbastanza veloci: in meno di un'ora siamo sotto la parete e ci prepariamo per partire. Io e Filippo aspetteremo che la nostra "guida" ci apra la strada: sarà una vera pacchia avere qualcuno che ci indica la via.




Angelo parte sul primo tiro
Cedo il primo tiro a Filippo. E' la prima volta che scala al Gran Sasso e non posso accampare diritti; tra l'altro mi scoppia un mal di testa che mi terrò fino a sera.
Angelo schizza su come un fulmine, noi impiegheremo un pochino di più: raggiungerò la sosta quando Fabiola è già ripartita. Meglio, staremo più comodi.
La roccia non è ineccepibile se confrontata con quella delle spalle, ma è più che discreta, anche se nelle parti facili è necessario prestare attenzione.

Il secondo tiro mi tocca e parto con un fastidioso traverso a destra su roccia discutibile per entrare in un facile diedro che lungamente porta ad una sosta sotto una placca. A parte un paio di passaggetti la scalata è tranquilla e piacevole. Il sole scalda, tira una fresca brezza e ci giungono alle orecchie gli schiamazzi degli escursionisti sul sentiero che porta alla sella dei Due Corni.
Arrivo in sosta sotto la bellissima placca protetta da uno spit che costituisce uno dei due tratti chiave della via.




La non scontata placchetta d'attacco del terzo tiro
In sosta trovo Fabiola quasi pronta a partire e non possiamo non farci un bel selfie ad imperitura memoria, prima che mi abbandoni al mio ben più nerboruto e peloso compagno di cordata.




Solo e abbandonato...
Filippo arriva con calma e con altrettanta tranquillità si prepara per questa placchetta che riserva sorprese. L'attacco è delicato e tecnico e se non fosse per lo spit poco sopra la sosta, comunque da raggiungere, sarebbe decisamente ardua.
Rinnovo i miei complimenti ad Angelo e agli apritori per averla percorsa sprotetta in apertura.
In effetti gli appigli ci sono, non esagerati, ma con la dovuta attenzione si riesce ad affrontare la sezione dura, che non termina allo spit, ma prosegue per un altro paio di passi, anche grazie alla presenza salvifica e psicologica della bella protezione.
Il resto del tiro è una piacevole cavalcata fra fessure e placchette e qualche porzione di roccia rotta.


Filippo in S3

La partenza del quarto tiro
Il mal di testa non diminuisce ma si sposta, migrando dalla fronte alle tempie. Beh, mi dico, mi tocca tenerlo. Così mi riprendo tutta la ferraglia e mi immergo nell'altro bellissimo tiro che risale dapprima facili rocce e poi un bello strapiombo alla sinistra di un marcato tetto visibile anche da terra.
Un chiodo provvidenziale aiuta e anche un cordino su sasso incastrato ma a sinistra non c'è l'ombra di un appiglio per i piedi e così è necessario fare conto su un po' di forza, mestiere e anche qualche incastro per riuscire a superarlo.


Il diedro superato lo strapiombo

Filippo in sosta appena dopo il passo
Anche questo tiro si conclude con un bella cavalcata al sole su rocce appoggiate, molto fessurate e molto facili.
Giungo alla sosta cercando di seguire le voci di Angelo e Fabiola che parlottano. Li vedo molto in alto rispetto a me e mi viene il dubbio di riuscire ad arrivarci. In effetti stavo per saltare la bella e comoda sosta su tre chiodi alla mia destra, preso, com'ero, nel cercare di raggiungerli.


Le placche finali che ospitano S4

La S4 dalla cresta
Da lì tiriamo tutto a destra a prendere la cengia percorsa dalla Chiaraviglio. Invece di ridiscendere per questa, con molta attenzione ma senza difficoltà esagerate, ci infiliamo in un canalino sul lato ovest della parete e scendiamo per una ventina di metri per andare a prendere un cordone con maglia che con una doppia di trenta metri ci depositerà sul sentiero che conduce alla partenza della Danesi.




Soluzione molto veloce e comoda. Anche perchè permette di risalire l'ultima parte del vallone dei Ginepri fino alla sella dei Due Corni e di ammirare il lato ovest delle Fiamme di Pietra oltre al notevole affollamento della vetta Occidentale.


Bella via, molto piacevole, attrezzata esattamente dove serve e con soste comode, permette di farsi proteggere come e quando si vuole, ma non manca di passaggi interessanti e ingaggianti. Assolutamente godibile, va prestata comunque attenzione alla qualità della roccia.
Da ripetere.


Accesso

Giunti ai Prati di Tivo si prende la cabinovia che sale alla Madonnina. Si prosegue in direzione del Passo delle Scalette lungo il sentiero che conduce al rifugio Franchetti. Poco prima del rifugio, in prossimità di un marcato bivio, si lascia il sentiero per uno che con largo giro a sinistra (nevai a inizio stagione) conduce sotto la Torre Cicchetti, inconfondibile per la punta spaccata in due dal "camino degli americani". L'attacco si trova in corrispondenza di un marcato canale a sinistra della Torre (60 min dalla Madonnina).

Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina).

Materiale

nda, utili friend medi e grandi, anche i tri-cam tornano molto utili, diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, due mezze corde.

Relazione

L1 - III+ - 45m
Si sale per una rampa accennata da sinistra a destra e si entra in un camino fessura puntando una grande nicchia sotto uno strapiombo (sosta su 2 ch.)

L2 - V- - 45m
Si traversa decisamente a destra per rocce non ineccepibili andando a prendere una fessura che si segue fino a raggiungere una bella placca di roccia compatta alla cui base si trova la sosta (2ch., sosta su 2 ch.)

L3 - V+ - 40m
Si affronta decisi la placca tecnica fino ad uno spit poi un altro passo e poi più facilmente fino alla base di una fessura che punta un grande tetto triangolare (1 spit, sosta su 2 ch.)

L4 - V - 40m
Si risale la fessura puntando al bordo sinistro del tetto. Lo si affronta con passi faticosi ma ben appigliati. Si esce su facili rocce fessurate che conducono verso l'alto fino ad una sosta sulla destra molto comoda (1ch., 1 cordino su masso incastrato, sosta su 3 ch.)

L5 - III - 40m
Si può proseguire per facili placche fino alla cresta, oppure piegare a sinistra fino ad entrare in una spaccatura appena sotto il filo di cresta (sosta da attrezzare)


Discesa

E' possibile proseguire fino in vetta lungo la Chiaraviglio e da questa scendere per le usuali opzioni presenti. Oppure si può percorrere la Chiaraviglio a ritroso fino a trovare la prima di due doppie che depositano ai piedi della parete (1h dalla cresta).
Infine è possibile, dalla selletta che si raggiunge nell'intaglio in cresta, affacciarsi sul lato ovest (sopra la val Maone) e scendere con molta cautela un canale che presenta dopo una ventina di metri una sosta su spuntane. Una doppia di trenta metri deposita sul sentiero della Danesi. Da lì in poco si torna alla sella dei Due Corni in salita e poi al Franchetti.

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