Vi sentite frustrati quando le cose non vanno come volete o come vi aspettate?
Trattenete il respiro?
Credete che cadere non faccia parte del processo dell’arrampicata?
Indugiate su quello che ritenete impossibile o che non siete in grado di fare?
Vi impegnate in modo titubante e incerto quando vi trovate al passo chiave?
Resistete al volo, integrate dove non è necessario, stringete troppo, tirate i rinvii?
Andate di fretta, pensate che vorreste essere oltre il passo chiave o in cima alla via e che lo sforzo sia già terminato?
Quando ho letto le domande che l'autore, Arno Ilgner, pone come introduzione al libro e dopo avervi dato risposta, ho precipitosamente comprato il libro, troppo colpito da quei quesiti così acuti e pertinenti (a cui ho risposto sempre si).
Trattenete il respiro?
Credete che cadere non faccia parte del processo dell’arrampicata?
Indugiate su quello che ritenete impossibile o che non siete in grado di fare?
Vi impegnate in modo titubante e incerto quando vi trovate al passo chiave?
Resistete al volo, integrate dove non è necessario, stringete troppo, tirate i rinvii?
Andate di fretta, pensate che vorreste essere oltre il passo chiave o in cima alla via e che lo sforzo sia già terminato?
Quando ho letto le domande che l'autore, Arno Ilgner, pone come introduzione al libro e dopo avervi dato risposta, ho precipitosamente comprato il libro, troppo colpito da quei quesiti così acuti e pertinenti (a cui ho risposto sempre si).
Ho letto il libro e lo sto rileggendo. Non succede spesso e non a così poca distanza di tempo, eppure in questo caso è accaduto. Perchè?
Primo: non è un romanzo o un racconto di avventure in montagna, non è un saggio, ma uno scritto che va compreso e capito, perchè indica una direzione.
Secondo: non è facile. Pone il lettore, quello che si pone in ascolto, che si lascia muovere da ciò che l'autore scrive, di fronte a se stessi e questo non è mai facile.
Terzo: una prima, superficiale, lettura non è sufficiente per accogliere tutto ciò che l'autore vuole trasmettere.
Insomma tre motivi sono parecchi per rileggerlo subito, considerando che me ne sarebbe bastato anche uno solo dei tre che ho descritto.
Il libro pone il climber, ma in generale la persona, di fronte ai meccanismi che l'Io attua quando affronta sfide nuove, entra nell'ignoto, esplora zone rischiose non solo fisicamente (una via nuova, una situazione imprevista, movimenti inusuali, per fare qualche esempio) ma, e soprattutto, mentalmente. Quando cioè decide di attuare un cambiamento per progredire.
Arno Ilgner guida il lettore attraverso un processo complesso e articolato in sette tappe che può, e sottolineo il può, permettere alla persona (e non al climber) di progredire, migliorare se stessa, puntare a degli obiettivi che soddisfini i veri e reali bisogni e non le richieste infantili di un Io bambino che intrappola e lega ad abitudini, schemi e timori, spesso infondati.
Questo per raggiungere un solo obiettivo: migliorare il proprio stile di arrampicata.
Lettura consigliata a tutti.
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