lunedì 17 agosto 2020

Corno Piccolo - Umberto Cattani - 350m - VI-

Anche questa volta mi inchino di fronte alle capacità, all'abilità e all'umiltà di Francesco Bachetti che, nel 1969, apriva questa via, la quale, senza tema o vergogna di essere smentito, può essere definita almeno come temibile. E mi chiedo, lasciando fuori le questioni storiche, con quale obiettività si possa relazionare la difficoltà dei diversi tiri decisamente al ribasso. 
Tra l'altro sarebbe un meritato e oggettivo riconoscimento di quanto Bachetti, personaggio che si potrebbe ben definire come eroe tragico e alpinista di qualità indiscutibile, ha realizzato in un'epoca lontana da noi ormai mezzo secolo ma di valore assolutamente presente.

L'inconfondibile arco percorso dai primi tiri della Umberto Cattani
Torno a scalare in montagna con Simone, dopo due anni in cui non siamo riusciti ad organizzare nulla assieme (l'ultima volta eravamo stati sull'Aquilotti 75), ed è quindi con grande piacere, e una certa dose di inconsapevolezza, che gli propongo questo tracciato sulla nord della Prima Spalla.
Simone accetta e quindi ci ritroviamo alla base della placconata che sostiene l'attacco della via. Si potrebbe anche entrare direttamente nel camino aggirando le rocce sulla sinistra ma preferiamo seguire un po' la relazione originale.


Parto sulle facili roccette che con un lungo tiro di circa 70, forse 80, metri, ci deposita dentro al camino d'attacco dove troviamo una cordata pronta a partire avanti a noi.
Già. Incredibile. In una giornata in cui non ci sono molti rocciatori in giro, probabilmente complice il ferragosto appena trascorso, siamo in compagnia su una via che non è che sia proprio gettonata.
Quando tocca a noi Simone è già bello pronto e si fionda nel camino che dovrà percorrere per una quarantina di metri.




Il tiro, anche se con difficoltà sulla carta intorno al IV, fa sentire subito quale sarà il leitmotiv della giornata: niente di scontato o banale.
Giungo così sul terrazzino alla base della fessura-camino e con gli occhi già sono a guardare quello che mi aspetta: da quello che vedo mi appare subito chiaro che non sarà nulla di buono.


Sono ben visibili i primi due chiodi, di cui il primo pare facile da raggiungere. Parto non senza qualche timore visto che la parete destra del diedro appare ben liscia e avara d'appigli.
Mentre cerco di capire come approcciare al meglio i primi metri giungo a mettere il primo rinvio su un buon chiodo, per quanto possa essere buono un chiodo vecchio di cinquantanni.
La storia si ben diversa nei metri successivi. A sinistra cerco di usare dei buchetti e delle piccole taschette ma a destra la questione è decisamente più dura, mentre per i piedi è davvero difficile trovare qualcosa. Anche entrare con il corpo nella fessura è fuori discussione, significherebbe incastrarsi senza certezza di migliorare la faccenda.
In qualche modo, e vi assicuro che non è il caso che provi a descrivere come ho rinviato il secondo chiodo, giungo alla protezione che sono già stanco, mi faccio bloccare.
Da lì riparto riuscendo a salire, sfruttando anche un paio di passi in aderenza e andando a sfruttare il fessurone e qualche tacchetta arrivo al terzo chiodo dal quale un po' di slego, un po' di mestiere in fessura e decisi contorsionismi mi portano alla prima presa buona del tiro.
Rinvio la protezione semi-nascosta, mi riposo un po' e riparto per l'ultima sezione in cui invece conviene proprio infilarsi nel camino e strusciare e strisciare fino ad uscire quasi sotto la sosta. Alcuni metri un po' più facili mi depositano su una scomodissima sosta che è già occupata e che, con qualche invenzione riusciamo a condividere.


Ora non sono certo un fenomeno, non sono uno specialista delle fessure fuori misura, mi cago anche un po' sotto, ma non riesco proprio a convincermi che il tiro percorso sia un V+.
No, proprio non mi pare. Non so neanche se possa essere un 5c come lo grada la guida di Versante Sud, ma V+ mi pare veramente irrealistico.
Tra l'altro, a meno di portarsi un camalot 5 o 6 o altri attrezzi fatti apposta, con un normale set di friend non si protegge una cippa nel tratto chiave e non avrebbe guastato avere qualcosa da piazzare tra un chiodo e l'altro.

Si, si, lo so, mi sto lamentando. Alla fine il tiro me lo sono portato a casa e mentre recupero il socio mi dico che da lì in poi le cose dovrebbero essere più morbide. Dovrebbero.


Simone riparte per il quarto tiro velocemente perché la sosta è veramente scomoda, e se sulla carta ha qualche passo di IV+, noi che ci troviamo lì tastiamo letteralmente con mano che il tiro ha roccia mediocre che non va tirata a casaccio ma va provata passo passo.
Faccio i miei complimenti alla cordata avanti a noi e a Simone (e anche a me stesso) che non hanno tirato giù nulla: il mio casco ringrazia sentitamente.


A me tocca un facile tiro che porta ad una comoda nicchia prima dell'ultimo infame traverso da cui poi si esce dalle difficoltà. Un tiro niente di che, tranquillo un po' in traverso ma neanche più di tanto.




Simone se ne parte per il traverso di IV filandosi dietro una cinquantina di metri di corda.
Quando tocca a me i primi metri tranquilli, prima verso l'alto e poi in deciso traverso mi illudono: ad un tratto la cengia si restringe e in corrispondenza di un chiodo (su cui abbiamo trovato un cordone verde anche abbastanza recente) la faccenda si fa complicata. Non posso rannicchiarmi bene verso la fessura che incide la parete perchè la pancia strapiombante che ho sopra la testa mi blocca lo zaino e quindi mi ritrovo a spalmarmi senza alcuna dignità per superare quei due infami metri che mi separano da un prosieguo sempre più facile fino ad approcciare a facili rocce e alla sosta dove il mio socio mi aspetta.

Simone in azione in partenza sul sesto tiro

Il resto della via sono facili placconate, sempre più facili, che conducono in cima alla Prima Spalla. 
Ce ne scendiamo in doppia sulle Clessidre e da lì a piedi torniamo a prendere il Ventricini dove si butta nella comba ghiaiosa sotto la nord della Seconda. Quando mi giro a guardare dove siamo stati, cosa che ogni volta mi interroga sulla scarsa sanità mentale che possiedo, mi ritrovo a fissare un muro di nebbia improvviso, che come è arrivato scompare.


Probabilmente questa è una di quelle che vie che non tornerò a ripetere: dura, mai banale se non alla fine, che richiede mestiere e pelo, non regala quasi nulla e sicuramente non una "bella" arrampicata.
Non mi viene da dire che sia una via divertente ma sicuramente è uno di quegli itinerari in cui si può fare grande esperienza.

Accesso

Dalla Madonnina percorrere il Ventricini fino a giungere in vista della parete nord della Seconda Spalla. Da lì, invece di entrare nella sottostante comba rocciosa, piegare verso sinistra lungo la crestina e dirigersi verso la parete della Prima Spalla. Giunti sotto la verticale del diedro-camino arcuato, inconfondibile, si può cominciare ad arrampicare la placca che lo sostiene

Materiale

nda, un set di friend medio-grandi se si hanno a disposizione numeri 5 e 6 probabilmente tornano utili, utile, ma non indispensabili chiodi e martello. 


Relazione

L1 - 70m - III
Dalla base della placca si sale per le facili rocce cercando le difficoltà minori e la roccia migliore puntando senza possibilità di errore all'ingresso del camino facendo partire il compagno per alcuni metri in conserva (sosta su spuntoni con cordone)

L2 - 40m - IV
Si scala nel camino che diventa diedro fino ad una fessura orizzontale verso sinistra, all'altezza della quale si traversa a prendere un altro diedro-camino che conduce in sosta (1 ch., sosta su 2 ch. e cless.)

L3 - 30m - VI-
Si attacca il liscio e repulsivo camino che senza soluzione di continuità conduce ad una scomoda sosta (5 ch., sosta su 3 ch. e cl.)

L4 - 35m - IV+
Con grande attenzione e un passo più impegnativo si ingaggia la fessura soprastante la sosta e su roccia rotta e fratturata si prosegue lungamente fino ad un facile diedrino che obliqua a sinistra che conduce ad una comoda sosta alla base di una placca sotto la cengia orizzontale (1 ch., sosta su 2 ch.)

L5 - 25m - IV
Si sale obliquando a sinistra puntando ad una grande nicchia che interrompe la cengia-fessura (1ch. malfermo, sosta su cl. e ch.)

L6 - 50m - IV
Si prosegue andando a guadagnare la fessura incidente la parete e percorrendo la cengia che, dopo un restringimento, difficoltoso per chi porta lo zaino, conduce sempre più facilmente oltre lo spigolo sinistro sul versante NO della Prima Spalla fino ad una zona di rocce su cui si trova l'evidente sosta (sosta su cless.)

L7-L8 - 100m - III e II
Si prosegue su facili placche, prima verso destra, per giungere su terreno molto facile. Si obliqua verso sinistra fino ad una sosta attrezzata per la calata (sosta su 2 spit e catena)


Discesa

Con alcune doppie per soste attrezzate lungo la via Attenti alle Clessidre. La prima doppia si fa partendo dall'ancoraggio dell'ultimo tiro obliquando decisamente verso destra (faccia a monte ) in corrispondenza di una cengia (a sinistra sono visibili dei cordoni ma non farsi ingannare). La sosta della seconda calata si trova un sei-sette metri a destra della verticale.
Con quattro calate si è all'attacco della placca e con una quinta si è alla base delle pareti, da dove, per facili roccette e prati, tendendo verso destra faccia a monte, si va a riprendere la crestina o si entra nella comba rocciosa sotto la seconda spalla.
Alternativamente a piedi per il versante SO (via normale da S) che porta sotto la Sella dei Due Corni, o ancora per il versante N (Canale di Mezzo o Canale Sivitilli) fino al Sentiero Ventricini, o ancora per la Ferrata Danesi (risalendo alla Cima del Corno Piccolo) che conduce alla Sella dei Due Corni.

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