martedì 18 settembre 2012

Corno Piccolo - Cresta NE - 500m - IV

Prima ascensione in assoluto sul Corno Piccolo, di difficoltà contenute e concentrate tutte nei primi due tiri, va compiuta per due motivi: la roccia è sempre eccezionale e permette di conoscere la via di discesa più veloce per le prime vie della parete Nord.

Il sentiero che porta al Franchetti e il meraviglioso ambiente che lo circonda

Tutto comincia con una telefonata di Daniele mentre ero ancora in ferie in Trentino: “Sabato vieni a fare la cresta NE del Corno Piccolo? Siamo già in quattro e con te faremmo due cordate). La mia risposta è ovviamente si, anche se è la prima volta che faccio vie al GS (la Direttissima vale?) e anche se non so assolutamente nulla della via tranne che i primi due tiri sono di IV, IV- ed il resto III e II.
Ci vediamo venerdì sera (anche sarebbe più corretto dire notte) ai Prati di Tivo. Gli zingari si accampano da una parte (praticamente in mezzo alla strada) ed io, borghese, me la dormo in macchina.
La mattina alle 7,00 siamo tutti svegli e dopo aver sistemato sacchi a pelo e fatto colazione prepariamo gli zaini con i vari chili di ferraglia e di corde, cordini e affini.
Alle 8,30 siamo i primi a prendere la cabinovia della Madonnina. Senza indugi ci avviamo per il sentiero e poi per pendi e prati verso l'attacco della via. Dalle foto che porto l'attacco è evidente ed in effetti in 40-45' si arriva alla fessura/canale/camino che rappresenta il primo tiro. Dietro di noi arriva una cordata di ternani che conosco.
Le cordate della simpatica brigata sono così composte:
1. Last, e i suoi due amici che mi hanno detto i nomi almeno due o tre volte, ma dato che sono anche mezzo rincoglionitoito non mi ricordo;
2. Io e Marek
Partono Daniele e i suoi e poi faccio passare l'altra cordata.
Io e Marek tra tutto attacchiamo la via quando sono ormai le 10,00.
Il primo tiro è simpatico, non difficile, ben chiodato (almeno 3 chiodi e varie possibilità di integrazioni). 

Arrivo alla sosta mi alloggio e comincio a recuperare Marek che viene su agevolmente. In tutto ho impiegato una mezz'ora per salire e attrezzare sosta e recupero del secondo.
Devo dire, ad onor del vero, che il primo tiro lo arrampico veramente male: mi incastro, non mi passa lo zaino, non riesco a stare esterno al camino, insomma una vera chiavica (come è la realtà del resto). Mi autocommisero un po' mentre sto in sosta e mi dico che come battesimo al Gran Sasso poteva anche andare peggio.
Il secondo tiro è più facile: supera una forcellina nascosta alla vista dalla prima sosta e prosegue proprio lungo il filo di cresta dove trovo anche un nut incastrato e finisce sotto una fessura dove si trova una sosta su chiodi con cordino e maglia rapida (per la calata). Arrivo in sosta alle 11.00.

Gli altri hanno proseguito dritti per la fessura che strapiomba un po', ma io seguo la cordata di ternani che procede con un traverso a sinistra per poi risalire verso destra su una placchetta e diedro per tornare in cresta. Lassù non vedo nessuno, anche se sento qualche voce. Attrezzo una terza sosta su spuntone e dado e recupero Marek. Questo terzo tiro lo valuto come un III/III+.

Da lì in poi proseguiamo in conserva con le scarpe.
Marek che è un professionista dell'arrampicata e che si annoiava a farsi far sicura da me decide di fare tutto il resto della cresta con le scarpe da tennis, aggiungendo così almeno un grado alle difficoltà.
La cresta offre passaggi, alcuni continui, di III, che abbiamo preferito fare praticamente in free-solo, tranne qualche passaggio più delicato dove ho assicurato Marek per evitarci scivolate poco simpatiche.
La cresta prosegue con alcuni saliscendi con i quali riusciamo a recuperare il contatto visivo con i tre dell'arrampicata selvaggia. In un caso, dietro ad una cordata che ci ha superato, abbiamo effettuato una calata in doppia per scendere ad un forcellino che permetteva di prendere delle belle placconate a buchi da risalire.

Perdiamo qualsiasi contatto con gli altri e a un certo punto con Marek ci guardiamo e ci diciamo che alla fine sta via c'ha rotto proprio. Il saliscendi e l'impossibilità di capire dove finisse ci stava snervando.
Proprio mentre stavamo parlando male di chi ci aveva abbandonato per fare la performance ecco che sento la voce di Daniele che era rimasto indietro a ad aspettarci una quindicina di metri sotto la croce di vetta.
Lascio a lui l'incombenza di recuperare Marek, mi sciolgo e proseguo sulle facili roccette che portano in vetta.
Arrivo alle 14,30,dopo circa 4h30' di progressione più o meno continua.

Ci facciamo le foto di rito (anche se manca il quinto che era già ripartito da solo per la Danesi) e poi prendiamo a scendere in compagnia di un paio di escursionisti che erano saliti per la ferrata.
Arriviamo al Franchetti, beviamo qualcosa e poi ci precipitiamo verso la cabinovia che chiudeva alle 18,00. Arriviamo ai Prati di Tivo poco prima delle sei di sera, dopo quasi nove ore dalla partenza, io personalmente stanco e soddisfatto.


La roccia del Corno Piccolo è fantastica, eccezionale. Offre un'aderenza che non avevo mai sperimentato. Il paesaggio è decisamente fantastico e l'esposizione, lungo parecchie parti della via, è notevole e panoramica. 
L'itinerario non ha particolari difficoltà se non quella di orientarsi e scegliere i tragitti più appropriati e cucirli insieme nel saliscendi che in alcuni punti offre dei salti su caminetti affacciati nel vuoto molto elettrizzanti ma mai pericolosi o difficili.
Un grazie sentito va ai compagni di cordata che mi hanno concesso una così bella e ricca giornata.
Alla prossima scalata!

Relazione

L1 - 30m - IV
Si prende il camino salendo il primo salto dove si trova una sosta su due chiodi.

L2 - 50m - IV-
Si prosegue per una fessura verticale e si prosegue fino ad un terrazzone erboso.

Da lì si prosegue per il filo di cresta con saliscendi e per via intuitiva.

 

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